venerdì 12 settembre 2014 - Francesca Barca

Rectify, la più bella serie Tv dai tempi di The Wire

Secondo me, eh.

Daniel Holden ha 37 anni ed è appena uscito dal carcere. Ha passato 19 anni nel braccio della morte, accusato dell'omicidio di Hanna, che di anni ne aveva 16: stuprata, strangolata e poi ricoperta di fiori. Daniel lo hanno ritrovato la mattina dopo, accanto al cadavere.

Dopo tre rinvii di pena, dovuti alla tenacia della sorella Amantha, un esame del Dna ha dimostrato che quella notte Daniel e Hanna non avevano avuto rapporti sessuali.

Così inizia Rectify, serie del Sundance Channel (la rete è legata al Festival del Cinema indipendente creato da Robert Redford) la cui seconda stagione si è conclusa lo scorso 21 agosto. Una terza stagione è prevista per il 2015.

La trama non è originale, è vero, ma è l'inizio di una bella storia, una di quelle storie che in una serie Tv non si vedevano da un po’. 

 Daniel (interpretato dall'australiano Aden Young) si trova quindi a casa, a Paulie (Georgia) con la famiglia: mentre era in carcere il padre è morto, la sorella (Amantha/Abigail Spencer) si è trasferita ad Atlanta e la madre (Janet /J. Smith-Cameron) si è risposta con un uomo, Ted (Bruce McKinnon), che ha un figlio, Teddy Jr (Clayne Crawford), a sua volta sposato con Tawney (Adelaide Clemens). I due poi hanno avuto un altro figlio, l'adolescente Jared, che Daniel non ha mai conosciuto.

La madre non se lo aspettava: credeva di avere un figlio già morto e si ritrova in casa un estraneo; la sorella è in difficoltà perché la sua vita girava intorno alla liberazione del fratello; il fratellastro, Teddy Jr, vede Daniel come un ostacolo negli affari di famiglia; la moglie di lui, Tawney Talbot è una cristiana praticante che si mette in testa di poterlo salvare. Daniel se ne innamora subito, lei anche (probabilmente).

E poi c'è l'indagine della polizia, che ufficialmente vuole rimandarlo in galera, ma che fa, o cerca, di fare luce su quello che è successo la notte in cui Hanna è morta. E, anche se resta piuttosto oscuro, l'intrigo è classico: sesso, droga e misteri nella provincia americana. 

Daniel è innocente? La "prassi" vorrebbe un uomo vittima di un sistema giudiziario frettoloso e prevenuto, piegato al volere del politicante arrivista di turno (in questo caso il Senatore Roland Foulkes). Anche se tutto questo è vero, Daniel è un personaggio complicato, che non fa nulla per semplificarsi la vita: sesso, droghe, alcool e violenza. Tutte cose che arrivano insaspettate, entrano con grazia nella storia, e con altrettanta grazia ne escono. Daniel “si mette nei guai” come un ragazzino, solo che argomenta come un dottorando in filosofia.

"Cosa era reale per te, quindi Daniel?", gli chiede Tawney. "Il tempo tra i secondi. E i miei libri. E il mio amico (il detenuto della cella a fianco, che verrà giustiziato, ndr). 

"Mi ero convinto che non esistesse alcuno scopo nel mondo in cui esistevo. Ovviamente tale radicale sistema di credenze è stato spazzato via e, ironicamente, era a sua volta una fantasia"

"Penso che ciò che ci rende umani non è il pensiero, ma la scelta di riflettere o di non riflettere". 

"Ti fa qualcosa, il fatto di non essere toccato da qualcuno in maniera positiva per così tanto tempo. Finisci per vacillare tra il percepirlo come repellente e il cercarlo in maniera compulsiva, anche il contatto più negativo". 

"Ora che sono in questo mondo, dove ogni cosa è segnata dalle ore, dalle date e dagli eventi, mi sento in uno stato di costante aspettativa. Non so sempre cosa aspetto, e non è necessariamente un sentimento gradevole". 

E poi ci sono Paulie e i suoi abitanti: cattiveria e umanità, insieme, girano intorno a un uomo che non sembra esser in grado di codificare cosa succede e che allo stesso tempo fa scelte precise, guidato da una sorta di monastico rigore morale. Qualcuno è tenero con lui, qualcuno curioso. Ma nessuno parla la sua lingua. Cercano di incriminarlo di nuovo, lo picchiano selvaggiamente, i vecchi “amici” lo usano. E l’indagine va avanti perché emergono le falle di uno scenario che vent’anni prima nessuno voleva contestare e che ci racconta una provincia che, come al solito, nasconde mostri, spesso creati solo dalla noia.

Daniel è perso in un mondo che non sa usare, che usa codici che lui non conosce. Aveva 18 anni quando è entrato in carcere e lì si è formato, tra la violenza – verbale, fisica e morale – e il silenzio.

Rectify è il racconto di una riappropiazione: del tempo, dello spazio, dei sensi. Il bianco accecante della prigione – raccontata con puntuali e frequenti flash back – diventa il sole e il verde, gli odori e i sapori, lo sconcerto degli spazi e le pause nei dialoghi. Daniel si muove nello spazio, respira e osserva, resta in silenzio nella penombra, passeggia. Nelle due serie non ci sono colpi di scena, c'è una storia raccontata attraverso lo sguardo di qualcuno che per 19 anni non ha avuto una vita “normale”, che sta in silenzio perché non sa cosa dire, che fa domande imbarazzanti perché non ha malizia. 

La storia è inventata, ma ha più di un punto in comune con tante vicende accadute veramente. Damien Echols, che ha passato 18 anni nel braccio della morte dice, sull'Huffington Post

"McKinnon (il creatore della serie, ndr) ha fatto delle ricerche su casi di uomini che sono stati nel braccio della morte, e che ne sono usciti. Ha funzionato. Posso dire che Rectify è uno show molto realistico. (...)"

"Quando guardi gli occhi di Daniel, vedi un uomo che ha visto l'inferno. La prima volta che lo incontri, nella serie, è quando sta per lasciare la prigione: la guardia lo tratta come un essero umano ed è evidente che si tratta di qualcosa che non riesce a capire. Conosco quello sguardo. (...)"

"Un'altra cosa che McKinnon ha reso perfettamente è lo shock di qualcuno che è appena stato rilasciato dopo 20 anni di braccio della morte. Quando sono uscito per mesi non ho potuto guardare un film, leggere un libro... la sola cosa che volevo era andare fuori e camminare per le strade di New York per ore e ore, fino a quando non cadevo, come ubriaco. Ero ubriaco dal fiume di energia umana, l'interazione e l'energia di cui ero famelico, dopo quasi vent'anni". 

Echols è amico dell'ex moglie di Ray McKinnon, che viene davvero dalla Georgia, e che fino a questo momento aveva fatto l'attore: lo abbiamo visto in Deadwood e Sons of Anarchy. Intervistato dal settimanale francese Telerama McKinnon dice che il suo scopo era raccontare l'intimità di Daniel, lo spazio di libertà che si era creato in carcere e la diversa libertà che invece ha trovato fuori e, allo stesso tempo, mettere in discussione nozioni date per scontate, come "giustizia", "innocenza" o, ancora, "libertà". 

La serie è prodotta da Melissa Bernstein e Mark Johnson, che hanno prodotto anche Breaking Bad

Dopo anni di serie "solo" belle, dove storia, dialoghi e sceneggiatura erano un po' un fronzolo, Rectify alza la media: si parla davvero, i rapporti tra i personaggi crescono, le relazioni sono vere, le situazioni in cui si trovano riescono a mettere in discussione le emozioni provate dallo spettatore. 

Aden Young, che fino ad oggi era un mezzo sconosciuto, è un Daniel che commuove, affascina, repelle e spaventa. E, ciononstante, in Rectify tutti i personaggi hanno spazio; vengono scavati senza fretta, e nessuno (per ora) è riconducibile a uno stereotipo.

Va menzionata anche la colonna sonora: ci sono Bon Iver, Balmorhea, Johnny Cash, i Mazzy Star (che Daniel ascolta in un vecchio walkman a cassetta ritrovato in soffitta) e Stone Temple Pilots, tra gli altri. Qui trovate quasi tutto.

Rectify è una serie atipica, per come sceglie di raccontare, per cosa decide di mostrare, una serie contemplativa, che racconta qualcosa che, forse, non avremmo scelto di guardare. Per la scelta dei tempi, per la delicatezza e la poesia del racconto, è un prodotto che si avvicina più al cinema o al teatro che a una serie televisiva. A differenza delle grandi produzioni degli ultimi anni - tra cui Fargo, True Detective, Breaking Bad, House of Cards, o Homeland - Rectify riesce a raccontare l'uomo, spesso senza parlare.

Rectify è, senza dubbio, la più bella serie che mi è capitato di vedere dopo la fine di The Wire




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