giovedì 2 settembre 2010 - Oceanus Atlanticus

Quando il lavoro marittimo è considerato un costo...

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum..

A partire dai primissimi anni del terzo millennio, sia in Gran Bretagna che in alcuni paesi dell’ex Commonwelth britannico, sono stati effettuati continui studi riguardanti l’affaticamento sulle navi. Essi hanno evidenziato che esiste una forte correlazione tra incidenti marittimi ed inquinamenti, dipesi in massima parte dall’errore umano. Le cause principali di questo "errore" sono determinate dal forte affaticamento a cui la Gente di mare è sottoposta fin dal primo momento in cui mette piede su una nave. Pur in presenza di questi studi si continua a sottovalutare il problema ricorrendo spesso a soluzioni insufficienti a porre fine a quello che alcuni definiscono "schiavismo legalizzato". Un esempio tra tanti: l’incaglio sulla barriera corallina australiana della nave cinese Shen Neng 1.

Si parla tanto di questi inquinamenti, si sprecano parole di rabbia e di disapprovazione, ma la soluzione al problema non arriverà fino a quando il lavoro umano sarà visto come un costo, o fino a quando convenzioni internazionali, causa l’esistenza della concorrenza, non prevederanno una contrattazione salariale unica per tutto il sistema marittimo internazionale ed un consistente aumento del personale.

L’aver considerato il lavoro umano come costo ha portato negli anni, nel settore marittimo, ad una politica armatoriale devastante sia per l’ambiente che per l’intero settore. La diminuzione del personale sulle navi ha prodotto una crisi internazionale di lavoratori marittimi e generato l’aumento di stress ed affaticamento, facendo aumentare le possibilità di errore umano. Studi medici hanno dimostrato che una veglia forzata equivale agli effetti derivati dall’uso di alcol. E mentre si fanno leggi mirate a diminuire gli incidenti stradali causati dall’uso di alcolici (questo anche in Italia) gli Stati, da una parte sostengono che sotto questo effetto non si può condurre un’auto, dall’altra, tralasciando l’effetto di stress ed affaticamento esistenti sulle navi, non fanno altro che ammettere che sotto questi effetti si può governare una nave. Per ridurre l’affaticamento dei lavoratori marittimi,si deve aumentare il numero dei membri che costituiscono l’equipaggio, per garantire a questi il giusto riposo, ma questo è per le compagnie di navigazione un costo.

Stati e politici deboli non riescono a risolvere questo problema, perdendo tempo prezioso.

L’errore umano è causa di sinistri che mettono a rischio vite umane, e producono danni ambientali incalcolabili.
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