giovedì 25 maggio 2017 - Camillo Pignata

Privacy dei politici: la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

Si parla del diritto o dell'abuso di Lillo, giornalista del "Fatto quotidiano", di pubblicare i fatti privati di Renzi e famglia contenuti in una intercettazione. C'è un'accesa polemica politica sulla privacy del politico, ma oggi che le istituzioni hanno detto una parola chiara sulla privacy del politico, stampa e tv tacciono.

Se ne discute da anni, ma ieri la questione era meno avvertita, perché i protagonisti della scena politica erano i partiti. Oggi,anche il processo di personificazione della politica, sono i leader, per cui l’attenzione è rivolta alla persona e quindi anche sui suoi fatti privati. Possono questi, limitare il diritto dovere del giornalista di darne notizia ai suoi lettori, il diritto dei cittadini di conoscere e controllare?

È possibile giustificare una sua attenuazione della privacy del politico, in funzione della libertà di di stampa, e del potere di controllo degli elettori sugli eletti? Per la Corte europea dei diritti dell’uomo, un uomo pubblico ha una privacy attenuata in rapporto all’attività che svolge, perché i cittadini, sulla base di una notizia, possono decidere, di non votarlo.

Ciò che fa il politico, specie se appartiene alla classe dirigenziale o è un premier, non è mai un fatto privato ma sempre di interesse pubblico, perché incide sugli interessi del Paese, sul ruolo che il Paese svolge in sede nazionale ed internazionale.

Un fatto personale, può incidere sulla nostra vita sul nostro patrimonio. Un fatto, il familismo politico di un uomo di governo, può incidere sul suo prestigio internazionale, sulla sua affidabilità, e quindi sul prestigio internazionale, sull'affidabilità del paese. E ciò significa affari, investimenti, possibilità di influenzare le iniziative politiche e direttive in sede Ue, le decisioni internazionali.

Per questo un fatto personale di un politico non può limitare il diritto/dovere del giornalista di pubblicare le notizie e con esso il diritto dei cittadini di conoscere e di controllare. Ma questo vale anche per i giornalisti per i magistrati che sono pur sempre uomini di potere?
 

I politici li sceglie il popolo per fare gli interessi del popolo, ed è giusto che il popolo li controlli ,anche con la conoscenza dei loro fatti personali. I giornalisti ed i magistrati non vengono scelti dal popolo. Per questo ciò che vale per il politico, non vale per gli altri uomini di potere. Le limitazioni della privacy ammissibili per il politico sono inammissibili per gli altri.

 



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