mercoledì 25 ottobre 2023 - Piero Tucceri

Pensare

“Una parte di uomini opera senza pensare, una parte pensa senza operare, pochi operano dopo aver pensato”

Ugo Foscolo

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Pensare. Proprio così: pensare, inteso come intensivo del verbo pèndere. Cioè del pesare e quindi del valutare le esperienze e le sensazioni attraverso l'ausilio dell'intelletto. Perciò, in un frangente come quello attuale, quello del pensare si erige come momento essenziale nella vita delle persone: infatti, recedere dal pensare, equivale a privarsi di una prioritaria prerogativa dell'essere umani. Non a caso, per potersi affermare senza scadere nella violenza, occorre avvalersi della potenza del pensiero. La stessa storia dell'uomo depone in tal senso, dimostrando come, nel corso dei secoli, la forza di questa energia sia stata capace di trasformare tutto nella materia come nel mondo.

Bisogna tuttavia precisare che quanto più il pensiero liberi la sua potenza, tanto più esso diventi appannaggio di pochi. Indubbiamente, non possiamo certamente diventare tutti scienziati; anche perché, il più delle volte, ci confiniamo divenendo meri fruitori del prodotto dell'altrui pensiero. Di quello di pochi altri. Proprio come capita attualmente. Trasformandoci in meri consumatori non soltanto di beni materiali, ma soprattutto di pensieri subdolamente proposti e reiterati. Pensieri sempre più omogenei, sagacemente propinati in serie proprio come succede con l'abbigliamento, somministrato dalla moda di stagione in stagione.

Alienare la facoltà di pensare, di conoscere, di soppesare criticamente, equivale a rinnegare la propria libertà. Come capita oggigiorno, in conseguenza del dilagante neoliberismo e del pensiero unico da esso promanato. Al punto che, mantenersi fedeli al dono di essere persone libere di pensare, voglia significare recuperare la responsabilità di riflettere. Quella del pensare in proprio, e quindi del pensare liberamente e autonomamente, viene così a consolidarsi come la più elevata delle nostre pratiche quotidiane. Ma, per poter pensare liberamente, occorre avere coraggio. Tanto coraggio. Perché, per poterlo fare adeguatamente, è necessario impegnarsi, darsi un metodo e porsi interrogativi virtualmente senza risposta. Il pensiero unico dilagante è alieno a tale pratica, come lo è, fra l'altro, a quella inerente il senso della vita. Si tratta di risposte strettamente personali, che non possono essere preconfezionate, conseguenti a riflessioni maturate dalle esperienze afferenti alle singole persone.

Così posto, l'impegno del pensare può apparire astratto. Ma non è così: è piuttosto agevole infatti verificare come esso possa ricavarsi uno spazio adeguato nelle nostre giornate. In primo luogo, per poterlo fare, bisogna individuare qualche momento di silenzio nell'arco della giornata: è infatti illusorio ritenere che frastornarsi con ore di televisione o con vaniloqui, possa fornire un adeguato riposo dopo le quotidiane faccende. Così come è prioritario porsi domande appassionanti o promuovere interessi capaci di indurre un più diretto coinvolgimento, oppure dedicarsi alla lettura di libri o di giornali. Forse sarà possibile leggere appena poche righe o qualche pagina al giorno, ma questo aiuterà a ragionare e a riflettere su quanto ci accade intorno e a stimolarne la relativa capacità critica. Non trascurando, nel contempo, il gusto per le cose belle, le quali allontanano le cattive abitudini. Solo così ciascuno riuscirà a trovare quanto sia più confacente con la propria contingenza, tenendo sempre presente che il fatto di pensare implichi sistematicamente l'adozione di una disciplina e di una decisione capaci di allontanarci dalla superficialità.




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