lunedì 10 aprile 2017 - Maria Francesca Carnea

Oltre ogni nanitalianità, si abbia rispetto per i giovani d’Italia

Quando gli inutili idioti fanno a gara pur di apparire, manifestarsi autoreferenziali, quando provano a dare voce, con fiato corto e afono, a parole insensate e non pensate, ti accorgi che la longa manus dell’amicizia clientelare, abbraccia spudoratamente l’ambito del protagonismo politico-sociale. Inutili idioti che vivono come filibustieri, è storia propria dei nanitaliani, amebe inconsistenti, quella nanitalianità che ci fa vergognare dell’Italia, della sua storia, dei suoi valori, continuamente insultata da inconcludenti soggetti che arrancano per vivere del loro nulla essere, supportati dall’altrettanto nulla essere di chi li sostiene. E ti danno anche dritte su come trovare lavoro: “Giocare a calcetto”; ed è sempre lo stesso genio che, per continuare a godere della propria posizione di potere, senza intralci concorrenziali di potenziali talenti, afferma: “Giovani italiani vanno all’estero? Alcuni meglio non averli tra i piedi”.

Non stiamo parlando di esponente di poco conto, ma di una rappresentanza istituzionale dello Stato Italiano, il Ministro del lavoro, che smarrendo il buon senso del linguaggio, si apre a sproloqui dissennati. Mero esempio di nanitalianità. Personaggio che non conoscendo giudica, non capendo manca di rispetto, non sapendo cosa dire inventa ciarlatanate per guadagnarsi la pagnotta di fango. Si fa portatore falso di morale, si eleva alla stupidità massima, inconsapevole della propria condizione di nano, sentendosi forte per essere circondato da altrettanti nani.

Comprende, questo personaggio, il dramma che il disoccupato vive, subendo l’umiliazione dello scarto? Comprende che per costruire lavoro bisogna impegnarsi con progetti di sviluppo che salvaguardino i talenti e le specificità territoriali? Comprende cosa significa restare lontano dalla propria terra? Comprende questo personaggio che cosa significa vivere non potendosi permettere una casa e fare della precarietà il pane quotidiano?

Sorge quindi spontaneo domandarsi: come possono personaggi così lontani dal mondo reale, pensare di trovare soluzioni alle problematiche sociali quando le loro risorse di pensiero si esauriscono con dei dissennati proponimenti? Perché dobbiamo continuare a farci insultare da incapaci che con superficialità si esprimono? Il buon senso suggerisce: se non pensi non dovresti parlare, tantomeno ricoprire cariche di responsabilità nazionale!

Almeno avere l’umile dovere della sana conoscenza, la capacità di applicare, come Weber insegna, l’etica della responsabilità, che è propria del politico. Non si parli inutilmente di ciò che non si capisce, né conosce, poiché il nostro dire ha delle conseguenze su chi ascolta, i cui esiti, nell’animo umano, non si controllano.

Si diano risposte assennate alle problematiche gravi della mancanza di lavoro in Italia, si abbia rispetto per i giovani d’Italia, che vedono sfiorire la propria gioventù nella precarietà della vita e nell’impossibilità di farsi una famiglia, dovendosi inventare un futuro, al cospetto di cotanta nanitalianità che ricopre ruoli i cui meriti sono da punto interrogativo! Si ripensi alla stabilità lavorativa, a un’equità sociale squilibrata da politiche parziali, che hanno determinato l’aumento della povertà, si ripensi a offrire la determinazione e non le diverse scellerate proposte contrattuali dell’instabilità, piuttosto che esternare indefinite espressioni che solo menti chiuse possono esprimere. 

Auspico che i nanitaliani, che spesso occupano posizioni di potere, tanto per testimoniare che, nel nostro Paese, il merito è escluso a vantaggio della nanitalianità, riescano a superare la superficialità, l’imperscrutabile proprio limite, e a intercettare la via del rispetto, della correttezza, dell’etica della responsabilità.




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