venerdì 16 dicembre 2011 - Sàntolo Cannavale

Gran Bretagna sempre più lontana dalla zona euro

La Gran Bretagna si allontana ancor di più dalla zona euro.

Un amico mi sottopone la seguente considerazione, sollecitandomi un parere: “Per Standard & Poor's c'è bisogno di un altro shock prima che tutti nell'area euro guardino nella stessa direzione, per esempio che una grossa banca tedesca incontri vere difficoltà sul mercato. A quel punto ci si renderà conto che sono tutti sulla stessa barca e che anche le istituzioni tedesche possono essere colpite dal contagio”.

La mia opinione: sono tanti - e non sempre in buona fede - quelli che auspicano la frantumazione dell'Unione Europea ed il dissolvimento dell'euro quale moneta comunitaria. Non c'è bisogno di altri shock oltre quelli abbondanti e gravi già registrati: essi richiedono interventi decisi e condivisi. Tanto per cominciare si dovrebbero riparare i grossi errori commessi con la Grecia che hanno comportato un inaccettabile deprezzamento del valore dei titoli di stato ellenici.

Detti titoli sono stati emessi da uno stato dell'Unione Europea e sono denominati in euro: non possono e non devono essere abbandonati al loro destino. Questa circostanza ha fornito la misura della debolezza, impreparazione ed anche cattiva volontà di alcuni esponenti nazionali dell'Unione Europea nella soluzione dei problemi comunitari. E' utile far tesoro degli errori e comportarsi di conseguenza.

Anche se con colpevole ritardo è ancora possibile ridare dignità ai titoli di Stato emessi dalla Grecia, riportandoli in prossimità dei loro valori di emissione. In tal modo i risparmiatori europei capiranno che le parole “unione”, “solidarietà” “visione d’insieme”, “lungimiranza politica”, "messa in comune della moneta", "disegno economico e finanziario per un aggregato di trecento milioni di europei”, hanno senso compiuto e sostanza da preservare e condividere.

E' ancora possibile disegnare percorsi che consentano all'Unione Europea di proseguire il suo cammino originale e lungimirante. Non va dimenticato che l'euro è il primo esperimento di moneta unica costruita ed accettata con modalità democratiche e condivise. E' un vero peccato annullarne i benefici. D'altro canto, tornare indietro sarebbe complicato e deprimente.

Aggiungo: la decisione di venerdì scorso del Primo Ministro britannico David Cameron di non aderire ai nuovi accordi comunitari che dovrebbero portare ad una maggiore integrazione del governo economico e finanziario, ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, un equivoco che ha accompagnato per anni il cammino accidentato della stessa Unione europea. La Gran Bretagna gode dei benefici del grande mercato unico europeo, partecipa attivamente alle decisioni dell’Unione ma usa una propria moneta, la lira sterlina e non da conto dell’operato del proprio sistema finanziario.

E’ giusto ed opportuno che la Gran Bretagna vada per la sua strada. Cameron pensa di fare della piazza londinese una nuova Zurigo o una moderna Ginevra e della Gran Bretagna una nuova Svizzera. Osserva Danilo Taino su Corriere economia del 12 dicembre 2011: “Probabilmente, Cameron non ha intenzione di fare di Londra la Hong Kong dell’Europa, un centro finanziario offshore. Di certo, però, è convinto che la City (Londra) possa prosperare meglio senza i vincoli che le imporrebbe un governo economico della UE".

Ha buone probabilità di sbagliare disastrosamente, ma ha anche buone probabilità di fare la cosa giusta, soprattutto se riuscirà a limitare al minimo l’isolamento dagli altri europei.” Peccato che l’Italia nel 2007 si è fatta soffiare la Borsa valori di Milano da parte della Borsa di Londra (London Stock Exchange): l’indice dei titoli azionari della Borsa di Milano è attualmente denominato “Financial Time Stock Exchange”, in sintesi “FTSE”. Molti infatti non conoscono questa circostanza: alla Borsa di Milano di fatto comandano gli inglesi.

Massimo Mucchetti, giornalista del Corriere della Sera, in un suo articolo del 3 aprile 2010 scriveva: “Il nuovo amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, un manager peraltro di valore, non farà parte del consiglio di amministrazione del London Stock Exchange (cioè la Borsa di Londra) come, invece, era concesso al suo predecessore, Massimo Capuano. Sembra una notizia trascurabile, ma non lo è.

Questo cambio della guardia tra tecnici fa capire, anche a chi tre anni fa era duro d’orecchi, quanto la fusione tra la Borsa di Milano e quella di Londra sia stata in realtà la dispersione, per certi aspetti umiliante, di un patrimonio di Milano e del Paese a tutto vantaggio degli spregiudicati signori della City”.

E’ stato un errore madornale quello dell’Italia di aderire nel 2007 ad un circuito borsistico guidato e gestito da Londra che fa riferimento ad una piazza denominata in Lire sterline e che, come dimostrato, all’occasione predilige la propria autonomia a scapito degli interessi dell’Unione europea.

L’augurio è che l’Italia possa ritornare a gestire in prima persona la propria Borsa valori, magari collegata ad un circuito che faccia perno sull’euro ed al servizio preminente del mercato comune europeo, pur in una necessaria ottica internazionale.




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