martedì 27 ottobre 2015 - Giovanni Graziano Manca

Music Highlights: breve storia degli U2. La loro musica più recente

Salvo errori gli U2 hanno appena celebrato (o stanno per farlo) il quarantennale della loro straordinaria carriera discografica. Li ricordate agli inizi? Un tantino acerbi, forse un pochino ingenui, eppure così attenti e decisi a non farsi inghiottire dal sound vorticoso e dalla ideologia estrema che contraddistingueva il vivere quotidiano di quelli che militavano nella miriade di punk bands che nella seconda metà degli anni Settanta, soprattutto negli USA e nel Regno Unito, sconvolgevano, spesso inutilmente e certo non in modo indolore, l’universo musicale ed esistenziale di parecchi kids.

Boy, October e War li ricordiamo ancora con tenerezza per il loro suono scarno ma anche per le coraggiose tematiche sulla questione irlandese promosse dal gruppo. La raggiunta maturità del complesso coincide con l’arrivo dei primi successi commerciali degli U2 su scala planetaria; The unforgettable fire e The Joshua tree costituiscono palpabile testimonianza di questo fortunatissimo periodo per il gruppo irlandese (Daniel Lanois e Brian Eno furono gli artefici principali del salto di qualità), mentre Rattle and Hum (1988) si rivelerà esperienza (film documentario e disco dal vivo) assai positiva.

Arrivano nel 2009, dopo la sperimentazione di nuove sonorità e l’elettronica dei dischi Achtung baby, Zooropa e Pop e l’intensificazione di un impegno civile costante (soprattutto quello in prima persona del cantante e frontman Bono, che è sempre apparso e costantemente appare così appassionato e sincero), le canzoni di No line on the horizon. Ebbene, No line on the horizon rilancia, qualora se ne sentisse il bisogno, il mito U2, rivelando di essere uno degli album più meditati e riusciti dell’intera discografia dei quattro di Dublino. In ciò differisce da Songs of innocence (2014), ultimo disco degli U2, che appare invece lavoro discografico non proprio riuscitissimo, figlio di un calo di creatività cui le star del rock e tutti gli artisti in genere sono soggetti nel corso della loro carriera.

Il suono monolitico dei brani di No line on the horizon non lascia spazio a virtuosismi individuali, le finezze strumentali di quel raffinato cesellatore di atmosfere chitarristiche che è The Edge si intrecciano continuamente con la perfezione cronometrica del ritmo scandito da Mullen e Clayton, la voce ancora più espressiva, se possibile, di Bono, cresciuta ulteriormente nel corso degli anni e non da ultimo i mirabili risultati che devono essere attribuiti ancora una volta al lavoro di produzione della coppia Brian Eno – Daniel Lanois fanno di No line on the horizon una raccolta di canzoni che rimangono. Continueremo ad ascoltere No line on the horizon, Magnificent, Moment of surrender, Get on your boots e Breathe per anni e anni a venire.

(Foto: Luka Krstulović/wikimedia)




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