sabato 17 settembre 2011 - Martino Ferrari

Ministri a tempo perso

Sacconi e Castelli fanno affermazioni che, in qualsisasi altro Paese, li costringerebbero a dimettersi immediatamente. Per quanto ancora ci faremo governare da gente simile?

In questi momenti di fine impero, c’è ancora chi non si rende conto di quello che succede. Il regime catodico di mr. B. volge al termine, affossato dalle telefonate con i vari Tarantini e Lavitola a proposito delle vagonate di gentildonne da recapitare a domicilio al nanetto. Sarebbe stato meglio che quest’individuo fosse caduto per i falsi in bilancio, le corruzioni e le concussioni di questi 16 anni, ma, si sa, ognuno ha il 25 luglio che merita.

Probabilmente i miasmi del cadavere politico del governo soffocano alcuni esponenti della maggioranza, che non riescono a ragionare e a capire fino in fondo quello che dicono (non che sia una novità).

Prendiamo Sacconi. E’ il Ministro del Welfare, mica uno qualsiasi. Tralasciando il fatto che si comporta come se venisse da Marte e non c’entrasse nulla con l’attuale stato di salute dell’Italia (lui che era esponente socialista di spicco e, come tale, ha contribuito in modo sostanziale all’impennata del debito pubblico in quegli anni), il suo ruolo, in momenti di crisi come questo, è importantissimo.

Invece l’altroieri il ministro, ospite ad un convegno del Centro Studi Confindustria, ha sparato sull’esito del referendum del giugno scorso. Queste le sue testuali parole: “Altro che sorella acqua, mi auguro che troveremo il modo per mettere in discussione il referendum”. A Sacconi non importa che 27 milioni di cittadini siano andati a votare e abbiano espresso chiaramente (95% di voti favorevoli) la volontà di mantenere pubblica la gestione dell’acqua. La famosa volontà popolare, la stessa che viene sbandierata costantemente quando si tratta di ricordare che hanno vinto le elezioni, può essere messa da parte e cancellata quando va contro i desideri di lorsignori. Sacconi dovrebbe fare una sola cosa: dimettersi. Facendo affermazioni come queste ha dimostrato un assoluto spregio della Costituzione e del valore della volontà dei cittadini. Nessun rispetto. In qualsiasi altro Paese parlamentari, ministri e uomini politici in generale dovrebbero dimettersi due minuti dopo aver detto cose simili.

Voglio invece esprimere la mia completa solidarietà a Roberto Castelli, ex ministro, ora viceministro alle Infrastrutture, parlamentare dal 1992, cioè da 19 anni. L’altra sera a “Piazzapulita” (nuovo programma di informazione su La7) ha detto di essere povero perchè guadagna solo 145 mila euro all’anno. Siamo tutti vicini al povero Castelli, che sicuramente farà fatica ad arrivare alla fine del mese. Ci permettiamo di far notare all’esponente leghista che ci sono famiglie che vivono con redditi annuali di meno di un decimo del suo. E se avessero 145 mila euro (più tutti i soldi che derivano da vent’anni di vita da parlamentare e cinque da ministro) avrebbero la decenza di stare zitti.

Mi ha colpito un commento al video tratto dalla trasmissione. Matteo P. scrive: “Io di euro l’anno ne guadagno 9mila e ho un contratto a progetto. Anch’io sono ingegnere come il viceministro Castelli, ma l’azienda per la quale lavoravo (e guadagnavo circa 28mila euro annui) ha deciso di chiudere e trasferirsi in Romania. Mia moglie, casalinga, ieri sera sul divano di casa guardava con me la Tv. Mi ha fatto una domanda alla quale non ho saputo rispondere. E ci ho pensato su tutta la notte: “Ma se Castelli è povero, noi cosa siamo?”.



3 réactions


  • (---.---.---.215) 17 settembre 2011 21:34

    ottimo articolo...


  • pv21 (---.---.---.185) 18 settembre 2011 19:36

    Dilemma >

    Il Ministro Sacconi, durante un pubblico dibattito, nel dissertare di relazioni industriali ha citato, a mo’ di parabola, l’aneddoto di quella suora che, unica dell’intero Convento, non fu violentata dai briganti solo “perché disse di no”.
    Non si è però capito se Sacconi approvasse o meno il “diniego” della suora.

    Un dubbio non da poco considerato che la Fiom è l’unico sindacato che ha detto NO agli accordi “capestro” voluti dalla Fiat di Marchionne per Pomigliano e Mirafiori.
    Così come la Cgil è l’unica confederazione sindacale ad aver ripetuto il proprio NO all’art.8 della manovra governativa.
    Trasparenza e coerenza non sono le “prerogative” di un Dossier Arroganza


  • radi33 (---.---.---.6) 18 settembre 2011 21:37

    Castelli è un mediocre, mai all’altezza del compito affidatogli. Il problema è il vuoto intellettuale e professionale espresso dagli uomini della Lega. Un partito inventato dagli industriali lombardi, per scrollarsi di dosso, finalmente, a muro di Berlino caduto, il sinistrismo delle proprie maestranze, indirizzandone l’attenzione contro gli immigrati e lo statalismo romano.
    Sacconi è un’altra cosa. Un prodotto vergognoso del partitismo italiano e, purtroppo dell’ultima stagione di un socialismo nostrano che raggiungendo il potere aveva perso ogni residuo legame con la propria ragion d’essere.


Lasciare un commento