venerdì 13 marzo 2015 - Domenico Attanasii

Meno male che siamo in Italia

"Ruba una inezia e sarai additato come una curiosità sulla piazza del palazzo di giustizia. Ruba un milione e sarai additato come una virtù nei salotti".

Antonio Razzi

A causa dell'alto livello di corruzione, alcuni paesi della UE hanno un basso credito, una oggettiva difficoltà a prendere in prestito denaro. L'abuso di potere pubblico per profitto personale è l'esplicitazione che si usa sottoscrivere per definire la disonestà politica. In questi luoghi pervasi da riprovevoli familiarità fiscali è consuetudine, giusto per fare un esempio, pagare in nero i medici e procurarsi un servizio pubblico migliore.

L'evasione erariale si eleva così a sport nazionale assai diffuso rendendo complesso procurarsi entrate attraverso la contribuzione. Si accumula così un enorme deficit di bilancio. E si sa che è rischioso prestare denaro a un paese che non può finanziare il rimborso attraverso le imposte. La prima relazione dell'UE sul malaffare ha messo a punto un quadro impietoso: una straordinaria percentuale della corruzione in Europa è generata nella Grecia, con un costo annuale di svariati miliardi di euro. Uno dei paesi più corrotti, secondo il Corruption Perception Index 2014 di Transparency International (http://www.transparency.org/cpi2014).

L'insicurezza nel sistema produttivo dovuta alla pessima amministrazione delle finanze pubbliche e in specie di corruzione ed evasione fiscale. La classe dirigente, i labirinti della burocrazia, la criminalità, la ragione enigmatica della depenalizzazione di reati ha ridotto le sanzioni previste per i protagonisti di un atto di disonestà. L'avidità, la mancanza di prospettive.

Questo gruppo di fattori è legato alla duplice natura dell'uomo: gli insegnamenti religiosi sulla base del fatto che l'uomo è la scena della lotta tra il bene e il male, dove il bene non vince sempre. I motivi egoistici inducono a ignorare le limitazioni esistenti nelle attività umane e registrate nella morale. Il soggetto che viola l'ordine esistente della società può portare a conseguenze distruttive. In un racconto del 1911, "Denaro falso" o "La cedola falsa", Tolstoj tratta i temi della corruzione e della redenzione. Robert Bresson attualizza nel 1983 e adatta per il cinema la prima parte della novella, nel film "L'Argent" ambientato nel XX secolo, badando bene a lasciare da parte la redenzione.

Tolstoj affronta anche i temi della giustizia: "La giustizia è dei ricchi, dei danarosi che con i soldi comprano tutto... anche la libertà. Ai poveri, resta misera la speranza di appellarsi un giorno a un tribunale posto troppo in alto per giungerci in tempo".

Nell'avere sfidato un ambiente assolutamente incognito come quello greco, non resta infine che una epigrafe sostanziale da tenere a mente. "Ruba una inezia e sarai additato come una curiosità sulla piazza del palazzo di giustizia. Ruba un milione e sarai additato come una virtù nei salotti" (Vautrin, personaggio creato da Balzac nel 1834 in Papà Goriot). Una nuova rotta dal solco profondo è stata indicata in un intervento del Presidente della Repubblica: “Il rapporto tra giustizia e sviluppo, tra equità e finanza pubblica, in una parola il contributo alla continua costruzione dell'edificio della democrazia, passa anche di qui, con un particolare impegno diretto alla lotta alla corruzione” (Presidente Mattarella all'incontro con i Magistrati Ordinari in Tirocinio, 9 marzo 2015).

Non sarebbe inutile ribadire che le assurdità nella gestione della cosa pubblica greca ci riguardano fino a un certo punto. Ed è per questo motivo che si continua a ripetere: “Meno male che siamo in Italia!”.




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