sabato 4 marzo 2017 - UAAR - A ragion veduta

Maternità surrogata: due papà benvenuti

Nell’overload di notizie sul “fine-vita” che in queste ore si susseguono aprendo finalmente un degno confronto sul tema, rischiava di essere trascurata la notizia giunta da Trento relativa a un altro importante capitolo sui diritti civili delle famiglie omogenitoriali.

 In un’ordinanza che fa storia, la Corte d’Appello trentina ha infatti convalidato il certificato di nascita estero di due bambini nati grazie alla gestazione per altri (GPA), riconoscendo per la prima volta il loro status giuridico di figli con due papà, e dunque negando espressamente che la paternità possa essere basata esclusivamente su un legame biologico e genetico.

L’assunzione di responsabilità, oltre alla volontà di prendersene cura, sarebbero sufficienti a superare quell’assenza di legami biologici di uno dei due padri. Inoltre, l’ordinanza aggiunge che il non riconoscere a un bambino il fatto di poter avere giuridicamente due genitori sarebbe lesivo dei suoi diritti fondamentali. Se non fosse chiaro, questo provvedimento consente quanto avrebbe dovuto essere normato dalla stepchild adoption nella “legge Cirinnà”, se le forze politiche più clericali e calcolatrici non l’avessero affossata per loro interesse. Si può ben immaginare come la sentenza sia stata accolta dalla CEI e dagli integralisti al suo servizio in Parlamento.

Nella speranza che anche i più retrogradi comincino ad accettare la realtà di nuove famiglie che vivono in questo paese, le irritazioni per questo passo in avanti si sono registrate, più che nel merito, sulle modalità con cui i due genitori sono diventati tali. Il particolare che i due papà abbiano fatto ricorso alla GPA in Canada ha infatti suscitato la solita speculazione sul commercio di bambini e sullo sfruttamento delle donne, a coronamento di argomentazioni che nulla tolgono alla liceità della pratica nel civile paese che ben ha saputo regolamentarla nel rispetto dei diritti di tutte le parti in causa. In sintesi, ancora una volta sono le aule di giustizia a riconoscere diritti, mentre la politica fa leva sui dogmi per opporsi. Ancora una volta i cittadini si arrangiano espatriando per ricorrere a pratiche non normate a causa di anatemi.

Paul Manoni




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