martedì 13 settembre 2016 - soloparolesparse

Man in the dark, occhio a chi si nasconde nel buio

Se vogliamo inserire Man in the dark in una classificazione precisa per me è un escape movie e vi sarà chiaro perchè più avanti. Il film di Fede Alvarez è comunque un buon thriller su toni forti che mai però arriva all’horror cui sembrerebbe puntare.

Abbiamo tre ragazzi che si dedicano ai furti nelle abitazioni. Scelgono con attenzione le vittime e poi agiscono di notte. L’ultimo colpo, quello dopo il quale smetteranno e voleranno in California per cambiare vita (guarda un po’) è ai danni di un veterano dell’Iraq, che vive solo in una catapecchia in quartiere isolato. Dentro dovrebbe nascondere 300 mila dollari, frutto di un risarcimento per la morte della figlia.

L’uomo è cieco. Sembra un gioco da ragazzi. Ma quando i tre arrivano sul posto si accorgono che la casa è difesa meglio del previsto ed entrarci non è facile. Mai però tanto difficile come uscirci.

Quando infatti si trovano dentro accade quello che ci si aspetta. Braccati nel buio più assoluto da un combattente che non ha bisogno della luce, devono trovare il modo per uscirne vivi… e possibilmente con i soldi.

Si comincia con una struttura classica, poi il crescendo è notevole. Il ritmo cresce, la tensione sale, si aspetta l’inevitabile momento in cui tutto esploderà. E l’esplosione c’è eccome! Ed è forte.

Anche perchè poi la storia si evolve (pur rimanendo nello stesso posto, nello stesso buio, nella stessa notte) e non solo i ladri diventano prede, ma i buoni si scopre poi che non sono tanto buoni e non mancano le sorprese anche notevoli, con un paio di colpi di genio.

Da ricordare le interpretazioni di Stephen Lang e Jane Levy.

Capiamoci, non è un capolavoro però funziona, fa il suo a livello di thriller ed è godibile.




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