lunedì 8 maggio 2017 - Aldo Giannuli

Macron: la vittoria, scontata, alle Presidenziali francesi

Direi che, date le premesse per cui questi erano i due candidati, è andata nel migliore dei modi: la fascista ha perso e male, lo stoccafisso ha vinto ma con un bel po’ di astensioni e schede bianche, il che vuol dire che nessuno dei due ha “sfondato”. Ora la partita è alle politiche.

La Le Pen partiva dai 7.678.491 voti del primo turno cui di aggiungeva il 1.695.000 dei sovranisti, per un totale di 9.373.491 voti teorici.

Macron partiva dagli 8.656.346 del primo turno cui si aggiungevano i 7.212.995 di Fillon ed i 2.291.288 dei socialisti per un totale di 18.160.629 voti teorici.

I votanti del primo turno sono stati 36.054.394.

Stando ai primi dati, tenuto conto del calo dell’affluenza a circa il 75%, e facendo la proiezione sulle percentuali, la Le Pen dovrebbe aver ottenuto intorno agli 11 milioni di voti e Macron intorno ai 21 milioni.

Tenendo conto che in Francia di solito al secondo turno vota più gente del primo, questa volta potrebbe esserci stato un flusso incrociato fra quanti hanno votato al primo turno (ad esempio i sostenitori di Melenchon, dei candidati di minori di sinistra e qualche frazione di gollisti e socialisti (ed un flusso in entrata di quelli che tradizionalmente votano solo al secondo turni.

Quindi la Le Pen prende circa 2 milioni in più, presumibilmente raccolti fra i gaullisti di destra, l’elettorato di alcuni dei candidati minori e qualcosa dei flussi in entrata dall’astensione. Mentre Macron ne aggiunge circa 3 milioni, presi in parte fra i candidati minori e una parte minoritaria deo sostenitori di Melenchon , ma soprattutto fra gli astenuto dei primo turno.

Primo dato politico: il cordone sanitario antifascista ha tenuto e questo è una cosa assolutamente positiva. Certo, il fascismo della Le Pen è molto annacquato, ma il significato simbolico di uno sdoganamento di un candidato fascista, per quanto nero pallido, avrebbe avuto effetti che sarebbero andati ben al di là, provocando una ondata europea che avrebbe rivitalizzato aree ben più estremiste del Fn francese, (mai fare questi esprimenti di sdoganamento con i fascisti!).

Ma allora dobbiamo tenerci l’Euro? Assolutamente no, e infatti si riprende a fare la battaglia sull’Euro già della politiche, peraltro ripeto una cosa che ho già detto: l’Euro non frana se un “euroscettico” vince da qualche parte, ma crolla per le sue oggettive contraddizioni interne. Se poi l’occasione sarà un referendum come quello della brexit, la vittoria di un “populista” in uno dei paesi più importanti del continente, oppure il default di un paio di piccoli paesi o di uno importante, o perchè il negoziato per la nuova Europa a due velocità di impantana dal nascere o altro ancora non è importante, sarà solo l’occasione. Quello che conta sono i grandi processi che vanno avanti sia che vogliamo che se non vogliamo. E poi, questo non era un referendum sull’Euro ( nel qual caso non avrei avuto alcun imbarazzo a sostenere che si dovesse confluire con il Fn nel voto contro l’Euro), ma una consultazione politica generale, nella quale occorre tener presenti le dinamiche complessive.

Secondo dato politico generale: quello eletto è un presidente debolissimo, sia perché palesemente manca delle qualità che si richiedono ad un Presidente in un momento così difficile, sia perché non ha un vero e proprio partito alle spalle e già alle legislative fra qualche settimana, si vedrà. La cosa più probabile è che debba varare una coalizione con socialisti e gollisti che traballerà ad ogni stormir di vento. Faccio una scommessa: la sua popolarità crollerà in pochi mesi, meno di quelli che hanno travolto prima Sarkozy e dopo Hollande. Anzi, scommetto che Macron riuscirà nella difficile impresa di far rimpiangere Hollande.

Terzo: il polo di sinistra tiene e si differenzia dai suoi confinanti moderati. E qui c’è un discorso che dobbiamo fare. La cosiddetta sinistra riformista (che fa solo riforme antipopolari), prima fa porcherie indicibili tutte nel segno del più bieco liberismo, poi, quando si arriva ai duelli con la destra, ricorre alla sinistra radicale il nome del voto utile: votami perché altrimenti vince quello che è più cattivo. Questo giochino è stato usato troppe volte e non funziona più: date le scelte fatte, non sono alleati possibili e non sono neppure il meno peggio, sono nemici esattamente come gli altri. Se lo mettano bene in testa gli “amici” dell’internazionale socialista e non facciano più conto su alcun salvataggio.




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