giovedì 29 dicembre 2016 - Phastidio

MPS: perché la BCE chiede più capitale? A Siena diluvia, Germania ladra

Il nuovo passatempo degli italiani, in quella terra di nessuno che va da Natale a Capodanno, è in realtà assai vecchio: perché la Bce chiede più capitale per MPS? Perché non sono più i leggendari 5 miliardi scribacchiati sul tovagliolo al bar, durante il regno di Pinocchio-Lucignolo Renzi ma sono diventati ben 8,8? Cosa c’è sotto, dietro, sopra, di lato? Ah, saperlo. Però, anche nelle gravi angustie dei contribuenti italiani causate dalla banca più antica del mondo, eccetera eccetera, c’è un’ossessione che non si schioda dalla mente dei nostri giornalisti, editorialisti, politici, commentatori: perché Deutsche Bank riceve tutti questi favoritismi? Eh? Perché?

Sul perché degli 8,8 miliardi anziché 5, noi avremmo solo ipotesi. Intanto, la versione pressoché ufficiale è che serviva più capitale per ricostituire anche il cuscinetto dei subordinati convertiti in azioni, quindi il Total Capital Ratio. Ma il nuovo obiettivo di CET1 (Common Equity Tier 1), cioè il “nocciolo duro” di capitale, è stato portato dalla Bce all’8%, ed i numeri danno questo fabbisogno di capitale. C’è un cuscinetto aggiuntivo dell’1%, a discrezione della Vigilanza, ma che vogliamo fare o dire? Per i non specialisti (difficile trovarne, visto che in questi giorni e queste ore sui social abbiamo un popolo di esperti di norme della vigilanza bancaria europea), forse basterebbe sapere che le cose cambiano, quando si passa da una operazione “di mercato” (comprensiva di cessione delle sofferenze della banca ad Atlante a prezzo scritto nelle Tavole della Legge) ad una situazione di “ricapitalizzazione precauzionale” che altro non è se non una nazionalizzazione causata dal fatto che il mercato per MPS semplicemente non c’è. Se a questo aggiungiamo il fatto che la Bce ha in corso una revisione del portafoglio di crediti deteriorati di Siena, ecco che forse il rischio di qualche altra spiacevole sorpresina suggeriva di alzare lievemente l’asticella della cosiddetta “precauzione”. Ripetete con me: non c’è alcuna operazione di mercato, dei cinque miliardi necessari e sufficienti non troverete traccia nelle Sacre Scritture, datevi pace.

 

Poi, se pensate che sia un complotto di Francoforte per farci pagare carissimo, come contribuenti, il salvataggio senese, andate a dirlo al vostro gemello. Che, a poca distanza da qui, strepita che c’è un complotto di Berlino, orchestrato dal perfido ariano Jens Weidmann con tanto di barba finta, per farla pagare carissima ai risparmiatori italiani infelici possessori di debito MPS, nel tentativo di salvare le penne ai contribuenti italiani. Comunque la si giri, c’è un complotto tedesco ai nostri danni: pensate ad una via d’uscita, e troverete un tedesco sogghignante che vi dice NEIN! Volete tutelare il risparmio italiano, ai sensi della nostra meravigliosa Costituzione, come direbbe Patuelli, a costo di aumentare il debito pubblico in capo a tutti noi? NEIN! Volete forse difendere il futuro dei vostri figli e nipoti, evitando che aumenti il debito pubblico e lasciando al loro destino i risparmiatori più o meno incauti, truffati e raggirati? NEIN!

Ma ci corre l’obbligo di essere solidali con i giornalisti italiani, costretti in queste ore a leggere titoli che non rappresentano neppure tangenzialmente il loro pensiero, né minimamente quanto scritto nei loro pezzi. Nella stessa giornata, sullo stesso giornale (con e senza minuscola), si possono leggere pezzi dello stesso autore, descrittivi in modo molto preciso, che vengono titolati in modo etilico, a coprire tutto lo spettro dell’incazzatura da bar contro i perfidi ariani. Comunque la pensiate, è colpa dei crucchi:

«Berlino spinge Siena al baratro del bail-in»

Questo è il titolo di pagina 2: per quelli tra voi che si sdegnano per la mancata tutela del risparmio, sappiate che è colpa tedesca! A pagina 3 dello stesso giornale trovate invece questo titolo:

«Banche e non solo – Il piano dell’Europa per farci fallire»

Che se la prende col fatto che non sono 5 miliardi di soldi pubblici bensì quasi 9. Riepilogando: il bail-in? Vergogna! Il bail-out? Vergogna! Quindi? Provare con un caffè forte? Il tutto, ribadiamo, come titolazione che danneggia il lavoro di chi ha semplicemente descritto la situazione, sforzandosi di far comprendere ai lettori quanto accade. Ma si sa, in Italia i giornali non servono ad informare ma a produrre confirmation bias nelle tribù che ancora sanno leggere, anche se hanno crescenti problemi con la comprensione del testo.

Oggi, altro spiacevole episodio di coartazione della professionalità di un giornalista. Che si è trovato, dopo aver commentato su MPS, a dover ficcare un bel pezzullo di spalla dal titolo programmatico:

«Ma Francoforte a Deutsche Bank riduce i requisiti»

Ecco, visto? I soliti favoritismi! Suggestiva l’avversativa di apertura, che suggerisce manco subliminalmente che MPS e DB pari non sono. E manco per il cavolo che dovrebbero esserlo, ragazzi. Da un lato una banca in pre-dissesto che ha perso l’accesso al mercato, dall’altro una banca chiacchieratissima (soprattutto dai parrucchieri italiani) ma che l’accesso lo mantiene ed anzi, dai minimi delle scorse settimane ha recuperato il 70%. Vergogna! Ma che c’è scritto, nel pezzullo di spalla? Questo:

«A guardare il trattamento riservato a Deutsche Bank non si può affermare che la Vigilanza Bce sia sempre severa: ieri l’istituto tedesco ha comunicato che Bce ha ridotto nei suoi confronti la richiesta di capitale minimo dopo il cosiddetto esame “Srep”. Da gennaio 2017 Deutsche Bank (DB) dovrà dunque avere un livello di patrimonio principale (Ceti) di almeno il 9,51%, che comprende anche un cuscinetto in più legato al fatto che Db è un istituto sistemico globale. Per il colosso tedesco è una buona notizia, visto che si tratta di una riduzione dal 10,76% che era stato fissato per il 2016»

Vergogna! E pensare che tutte, ma proprio tutte, le maggiori banche europee hanno visto ridotti i requisiti minimi di capitale 2017. Anche la nostra Unicredit, che pure si accinge ad un maxi aumento di capitale da 13 miliardi, pari alla sua attuale capitalizzazione, che a sua volta è una SIFI, cioè un istituto sistemicamente rilevante, e che ha un cuscinetto di capitale tra i più bassi della sua categoria. Per il 2017, Unicredit dovrà mantenere un target minimo CET1 (transitional) all’8,75%, contro il 10% fissato per il 2016. Una vergogna, questa Francoforte che aiuta le fragili banche tedesche! Ah no, aspetta…

Il nostro giornalista, comandato di scrivere la lamentazione “compensativa” contro Deutsche Bank ed i tedeschi, trova comunque il modo di far scivolare nel pezzo questa informazione:

«In ogni caso DB ha già ora requisiti patrimoniali ben oltre quel minimo: a settembre 2016 il livello di CET1 era al 12,58%»

Ecco, vergogna, Deutsche Bank è capitalizzata ben oltre le soglie minime! A questo punto, nella titanica lotta tra il giornalista ed il suo caporedattore, quest’ultimo si accorge che l’ultima informazione è troppo tendenziosa, perché potrebbe indurre il lettore a credere che alla fine DB non è sottocapitalizzata né aiutata in ogni modo dalla signora maestra. Arriva quindi altra informazione, che tenta di rimettere a posto le cose:

«Già durante gli stress test di fine luglio — quelli che hanno visto finire in negativo il patrimonio di Mps — Deutsche Bank godette di un’esenzione da parte della Bce: poté contabilizzare la cessione, non ancora perfezionata, della quota nella banca cinese Hua Xia per 4 miliardi»

A-ha, ecco la pistola fumante! Truffa, vergogna! Mentre vi chiedete sempre più basiti che minchia c’entri MPS con tutta questa epopea, sappiate che nel frattempo il nostro giornalista si è nuovamente ribellato al boss, ed ha chiuso il pezzo così:

«Ma DB avrebbe superato il test anche senza l’esenzione»

E niente, non c’è verso. Eppure ci avevano detto che DB era fallita, illiquida, insolvente, piena di derivati, strutturati, ciclamati, bicarbonati. A questo punto, per salvare la giornata ed evitare che i lettori si chiedano se è vero che DB è poi tutta questa fetenzìa, ecco il provvidenziale cinguettio del vicedirettore ad personam, che ha assaggiato il piatto tedesco e conferma che è immangiabile:

Intanto, come scrive @FabrizioMassar0, BCE alleggerisce i requisiti alla vera banca più debole d'Europa: #DeutscheBank. Banking union = joke

 

 

E, non contento, rincara la dose pure in inglese. Così si fa, eccheccaspita, o anche #whatadick. Vi ho detto che DB è marcia e più non dimandate. E vi avevo anche detto che HSH Nordbank usava soldi pubblici e noi no. Ah no, aspetta, ora anche noi…E comunque serve l’unione bancaria, così i contribuenti tedeschi potranno pagare per indennizzare la pletora di obbligazionisti subordinati italiani “truffati”. Sfortunatamente, questi scoppi di patriottismo non aiuteranno MPS a ricapitalizzarsi da sola, ma sono dettagli. In Italia c’è sempre un problema di dito e di luna. Ma chi vuol esser lieto sia: da domani, torneranno tutti a dibattere su Deutsche Bank. Ho detto domani?

Aggiornamento – Quando credete di aver toccato il fondo, si inizia a scavare:

 

E per Repubblica, ansiosa di cimentarsi nel giochino nazionale, Deutsche Bank sarebbe "guidata da Jens Weidmann" Ma #facceride, proprio




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