lunedì 4 aprile 2011 - Aldo Visibelli

Lontani dal liberale

Berlusconi 16 anni fa, nel 1994, appena entrato in politica, fra le sue tante promesse parlava di una maggior libertà concessa dallo stato e una minor statalizzazione. Mi sono tornati in mente tutti quegli articoli che attraverso una anale si descrivevano i progetti e le proposte del Cavaliere emergente in politica. Ieri mentre leggevo la prima pagina del Corriere mi rendevo conto di quanto la via del liberismo fosse stata abbandonata dal governo attuale. E' ormai evidente che le scelte e le leggi del governo non sono più vincolate dal progetto iniziale del partito. Panebianco giustamente ha fatto notare che contro la: "fattura telematica", l'arma contro gli evasori fiscali che prevede la comunicazione al fisco tramite il commerciante di spese superiori ai 3000 euro, pochi hanno manifestato o protestato. Nessuna reazione contro il provvedimento che rema contro vento alla politica del PdL. Forse Berlusconi e i suoi, tra i suoi anche la Lega che certo non preme per riforme liberali, si sono resi conto che le prime promesse non potevano essere mantenute, che non solo l'eccessiva libertà ma anche quel poco di libertà che dovrebbe essere concessa non può funzionare poiché troppo spesso ha premiato chi non lo meritava o è stato permesso ciò che si sarebbe dovuto prevenire.

Come leggevo da Ceffalo e Stagnaro, la percezione dominante è quella di una pubblica amministrazione inefficiente, uno stato corrotto e della sproporzione fra tasse pagate e servizi resi. Non ci si fida più della macchina statale che neanche un grande imprenditore quale è il Cavaliere è riuscito a far funzionare al meglio. Le ultime statistiche sulla privatizzazione dal 1996 al 2009, statistiche che comprendono 2 governi di centro sinistra e due governi di centro destra dimostrano che non è vero che i due mandati di centro destra hanno dato via libera alle privatizzazioni ma anzi la situazione da quel punto di vista è peggiorata, sono i dati a parlare. Basti pensare oggi ai 50 miliardi di euro che possiede il tesoro in società per azioni. Forse Berlusconi non vuole dismettere le società pubbliche e aprire il mercato alla concorrenza perchè teme per le conseguenze di breve termine sul bilancio pubblico o forse semplicemente, come riportano i due giornalisti su Limes,il suo vero ruolo, anzichè quello di apparire come un imprenditore in politica è di essere un imprenditore politico.




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