venerdì 22 aprile 2011 - BarbaraGozzi

Libri recenti funamboli: ’Aspetta primavera, Lucky’ - ’L’ora migliore e altri racconti’.

Due libri con alcune assonanze che vale la pena di saggiare, due libri a loro modo complessi, cerebrali, ambiziosi. Sul baratro tra narrativa e saggistica ad ampio respiro. Funamboli e testimoni d'un malessere generale senza generalismi, che tentano di non cedere a passività e annullamenti.

"Aspetta primavera, Lucky' di Flavio Santi, Edizioni Socrates, gennaio 2011, pag.143, euro 9.

"L'ora migliore e altri racconti" di Simone Ghelli, Edizioni Il Foglio, marzo 2011, pag.85, eruo 10.

Si tratta in entrambi i casi di oggetti piccoli che sfiorano il centinaio di pagine in due formati leggermente diversi, oggetti dalla veste essenziale, pubblicati da piccole case editrici che è necessario cercare con tenacia tra web e prenotazioni in libreria. Prodotti economicamente onesti.

Ghelli propone una raccolta di racconti dai sapori contrastanti ed audaci, insistendo a sfatare uno dei più vecchi tabù dell'editoria italiana (i racconti non contano, non vendono, non interessano) mentre Santi impasta un lungo monologo del narratore-protagonista a dire e dirsi senza freni né censure.

Entrambi gli autori, nelle evidenti diversità stilistiche, giocano con alcune tecniche narrative per raccontare - tutto sommato - di cose semplici che hanno a che fare con quest'Italia contemporanea, con la gente che siamo diventati tra rincorse, affanni, cecità, incoerenze, tecnologismi soffocanti, sentimenti, gestioni complicate e le scritture.

La scrittura è, in effetti, un elemento ricorrente in entrambi i libri. Gli autori palesano disagi, fatiche, follie e chiusure d'un mondo, quello dell'editoria quanto quello della letteratura, degli intellettuali contemporanei; e lo fanno tra simboli ed eccessi quasi a voler gridare le personali rabbie, insoddisfazioni, delusioni.

Di nuovo, entrambi gli autori tentano accenni, quasi occhiolini, di natura miscelativa, si avverte l'esigenza di provare linguisticamente e strutturalmente soluzioni destabilizzanti, a rompere linearità narrative quanto aspettative standard del lettore.

A mio avviso sia Santi che Ghelli sono in divenire, propongono due maturazioni narrative interessanti con punte acerbe che attendono il tempo di lievitare ulteriormente. Santi ha indubbiamente un obbiettivo complessivo chiaro al lettore dalle prime pagine: dire ciò che gli infiamma lo stomaco e non mancano logiche dirette sulle assurdità delle attuali dinamiche editoriali, ma anche ecografie impietose della c.d. 'generazione di operai-intellettuali' che rincorrono un futuro impossibile da vedere perfino col binocolo e in continua erosione per i disagi cronici nelle economie. Ghelli, invece, preferisce virare spesso, cambiare scenario, immagini, voci in un percorso non meno saturo di riferimenti nudi e contesti concreti faticosi ma dove si entra e si esce con una certa rapidità, quasi una sequenza di porte che si aprono e si chiudono senza che il lettore possa decidere alcunché se non assecondarne il ritmo.

I due libri hanno già diversi riscontri interessanti on line (di seguito ne segnalo alcuni), le recensioni meritano una sbirciata anche per cogliere umori e opinioni dal parco di chi fa e sta dentro la letteratura italiana contemporanea.

'Aspettando primavera, Lucky' su Booksblog (riflessioni di Sara della redazione), su Flaneri (articolo di Matteo Chiavarone), su Nazione Indiana (un estratto pubblicato in anteprima da Gianni Biondillo), puntata del 2 febbraio 2011 di Fahrenheit (RadioTre).

Flavio Santi (1973) vive in campagna alle porte di Pavia. Alterna l’attività di traduttore a quella di libero docente universitario. È autore di libri di poesia, tra cui Rimis te sachete (Marsilio, 2001), Il ragazzo X (Ed. Atelier, 2004), dei romanzi Diario di bordo della rosa (PeQuod, 1999) e L’eterna notte dei Bosconero (Rizzoli, 2006), della raccolta di racconti La guerra civile in Italia (Sartorio, 2008). Suoi racconti, romanzi e poesie sono tradotti in numerose lingue.

'L'ora migliore e altri racconti' su Lankelot (pezzo di Andrea Brancolini), su Il Sommario (pezzo di Francesca Fiorletta), analisi con intervista all'autore di Massimiliano De Ritis.
Su YouTube.

Simone Ghelli. Cecina (LI), 1975. Scrittore e critico cinematografico.Ha pubblicato due saggi – L'Atalante in Jean Vigo (Traccedizioni, 2000) e La tradizione grottesca nel cinema italiano (L'Orecchio di Van Gogh, 2009) – e due romanzi – L'albero in catene (NonoSoloParole, 2003) e Il Pigneto liberato (0111 Edizioni, 2008). Dal 2009 è redattore della rivista cinematografica «Close up. Storie della visione». Nello stesso anno ha dato vita, insieme ad altri autori, al collettivo Scrittori Precari.

 

Quanto queste due voci lasciano, è difficile stabilirlo. Non si tratta di tipiche letture da ombrellone, nemmeno da pre riposo notturno. Non nell'immaginario che cerca intrattenimento consolatore, capace di portare in altri mondi, tra un Bene e un Male comodi e comprensibili. Non nell'esigenza di cedere a intrecci potenti, con personaggi in cui mettere alla prova immedesimazioni salvifiche ed empatie estemporanee.

In un qualche modo li si può considerare due prodotti specifici, con usi specifici, tesi a rintracciare potenziali acquirenti consapevoli, ironici e poco inclini a tenere in modalità 'mute' il cervello ma che allo stesso tempo devono essere disposti a rimanere concentrati su tematiche ricorrenti.

 

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Se facessi parte di una tribù di indiani d'America probabilmente il mio nome sarebbe Gran Capo Occhio di Lince Inculata.
Ha ragione Adamantino: un brand, bisogna diventare un brand, puntare al brand. Io mi acconterei anche di una brandy. Brandi Vecchia Romagna, etichetta nera.
(pag.113 - Aspetta primavera, Lucky)

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L’acqua è un elemento che mi accompagna sin dalla nascita.
Quella di un fiume mi salvò la vita che avevo visto la luce da appena tre giorni, e m’indicò la strada per gli studi, diversi anni dopo: del primo non ho mai saputo il nome, mentre del secondo ricordo che era la Senna, quello su cui si muove L’Atalante di Jean Vigo – ancora in bianco e nero, come questi caratteri su carta.
L’acqua, elemento metamorfico per eccellenza e sintomo di cambiamento, mi segue da sempre anche nei sogni; d’altronde è l’habitat del mio segno, che comunica col mondo dei morti.
Questi racconti abbracciano un arco temporale lungo sei anni, durante i quali l’acqua ha continuato ad accompagnarmi nel mio modo di procedere, di farmi portare dalla scrittura anziché anteporle una trama; forse perché la mia vita, sin dall’inizio, è stata messa in mano d’altri.
Lo so che un Autore non dovrebbe mai parlare in questi termini, dare il minimo segno di cedimento, ma il mio destino è quello d’immergermi sotto la superficie. Questo non significa che mi piaccia scrivere in apnea, di getto; è vero piuttosto il contrario: il fatto di aver sfiorato la morte mi ha distolto fin da subito dalla cattiva abitudine di confondere la scrittura con la vita.
(dalla 'Premessa dell'autore' - L'ora migliore e altri racconti)




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