lunedì 13 marzo 2017 - Giovanni Graziano Manca

Libri: "Diario del ladro", di Jean Genet e "Non finché vivo", di Allen Ginsberg

Due importanti volumi arricchiscono il catalogo delle edizioni Il Saggiatore di Milano: viene stampato in seconda edizione il classico di Jean Genet, Diario del ladro (prefazione di Walter Siti), e per la prima volta Non finché vivo – Poesie inedite 1942/1996 di Allen Ginsberg (prefazione di Rachel Zucker, edizione e cura di Bill Morgan), che raccoglie opere del grande poeta beat quasi tutte ancora inedite nel nostro paese e inedite (ma soltanto in parte) anche negli Stati Uniti. Francese il primo, americano il secondo, intellettuali unici e molto discussi entrambi, Genet e Ginsburg possono essere considerati veri e propri capiscuola che non poco hanno contribuito a far crescere la letteratura novecentesca dei rispettivi paesi. 

Jean Genet (1910 – 1986) è dropout per eccellenza: orfano, conosce fin da giovanissimo i disagi di una vita passata tra brefotrofio, riformatorio e prigione. Omosessuale, ladro e girovago (Siti parla di refrattarietà quasi genetica alla integrazione) Genet si arruola a diciotto anni nella legione straniera, circostanza che gli consente di conoscere l’Africa del Nord. Nel periodo 1933 – 1939 gira per l’Europa vivendo di espedienti e continuamente in fuga, quando non in carcere, sempre, comunque, prigioniero delle sue sfrenate pulsioni sessuali. Dall’esperienza di quegli anni nasce Diario del ladro, pubblicato clandestinamente intorno agli ultimi anni Quaranta. Diario del ladro è un libro di culto che almeno agli inizi conosce perfino le maglie della censura. Un libro di viaggio, potremmo anche definirlo, dove il viaggio, però, sembra assumere le apparenze di una (anche catartica) discesa nell’inferno della guerra e del disordine esistenziale e affettivo del suo protagonista. Sorpreso a rubare dalla famiglia adottiva: questo episodio della vita di Jean Genet viene definito da Sartre “mito originario” e rappresenta “l’istante che tornerà sempre nella vita di Genet, inchiodandolo all’icona del “ladro”, costringendolo a diventare ciò che gli altri vogliono che sia, a recitare continuamente la parte di se stesso; da lì deriverebbero anche i modi della sua sessualità […] (Siti). Ma, scrive ancora Siti, sempre in sede di prefazione al volume, la scrittura di Genet è generale, assoluta e atemporale. Più del mito sartriano, continua, “conta forse un mito soggiacente, più antico e di molto precedente i dieci anni, voglio dire il racconto rimosso e luttuoso di una madre che abbandona il figlio […] e di un figlio che mediante il procurato disprezzo vuole diventare la madre”.  Scritto con toni crudi e spietatamente realistici (ma a tratti il libro si rivela anche tenero e commovente), Diario del ladro è opera con cui lo scrittore francese “costruisce” almeno in parte la propria immagine sconfinando continuamente nella narrazione effettivamente autobiografica. Diario del ladro rappresenta piuttosto fedelmente la personalità dell’autore negli anni giovanili passati lontano dal proprio paese. Con uno stile accessibile, palpitante, coinvolgente e certamente non privo della schiettezza di linguaggio che ci si potrebbe aspettare da opere del suo genere, Diario del ladro ebbe grande successo negli Usa intorno alla metà degli anni Cinquanta, e una forte influenza nei confronti degli autori della beat generation.

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La beat generation fu una spina nel fianco dell’establishment contro le regole e i tabù, contro la classe borghese e la guerra nel Vietnam. Responsabile della nascita di movimenti giovanili come quelli dei figli dei fiori e dei beatnicks, a livello letterario la beat generation annovera autori che si fecero portatori delle nuove istanze culturali avanzate dai giovani. Il mito del viaggio che consente di soddisfare la voglia di ciascuno di essere libero e la tendenza ad abbracciare le più diverse forme di spiritualità come il Taoismo, il cattolicesimo e la spiritualità Zen sono solo alcuni dei centri di interesse su cui si esercitò la scrittura degli intellettuali beat. Allen Ginsberg (1926-1997) fu, all’interno del movimento letterario beat (di cui facevano parte scrittori e poeti come Jack Kerouac, Lucien Carr, William Burroughs, Gregory Corso, Neal Cassady, Gary Snyder, Lawrence Ferlinghetti e Norman Mailer), uno degli autori più interessanti e prolifici. Pare non abbia mai smesso di scrivere e che abbia effettivamente scritto per più di cinquant’anni fino a pochi giorni prima della sua morte. Certamente, a leggere questo “Non finché vivo – Poesie inedite 1942-1996” se ne ha l’impressione, lo ha sempre fatto con la stessa carica espressiva e visionaria che caratterizza gli incessanti psichedelici flussi di coscienza di cui è intrisa la produzione poetica ginsberghiana che già conoscevamo.

In Poiché l’anima del pianeta si sta destando, composizione del 1970, Ginsberg scrive:

"Poiche' l'Anima del Pianeta si sta/Destando, l'ora della dissoluzione/Delle forme materiali e' vicina, la nostra/generazione e' intrappolata dentro Imperiali/ Sataniche citta' e nazioni, e solo/ la profetica sacerdotale consapevolezza/ del bardo - Blake, Whitman/ o i nostri stessi nuovi se' - potra'/ rendere fermo il nostro sguardo sui/ fiammeggianti occhi delle tigri del/Furore che verra'.

E’ apocalittico il tono di questa poesia del tutto assimilabile, quanto ad efficacia descrittiva e a trasparenza di significato, ad altre composizioni presenti all’interno di un volume i cui scritti si presentano spesso al lettore come un caleidoscopio di sensazioni suscitate da un mondo che giorno dopo giorno sembra andare in rovina.

I riferimenti ai temi tanto cari agli scrittori beat, in “Non finché vivo – Poesie inedite 1942-1996”, sembrano esserci tutti: la lunga poesia Da New York a San Fran del 1965, tanto per dire, ne raccoglie diversi e cosi la poesia Niente soldi, niente guerra, del 1969. 

Meritoria quanto sorprendente, l’iniziativa editoriale del Saggiatore: “Non finché vivo – Poesie inedite 1942-1996” ci è parsa opera destinata a diventare un classico della poesia americana del secolo scorso da leggere e assimilare nella sua completezza.

 

 




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