giovedì 31 marzo 2011 - Trilussa

La vagina perfetta

Siamo giunti all’atto finale della chirurgia estetica. Oramai la donna, liberata dal tabù del sesso, sorpassato il femminismo degli anni 60, vuole essere perfetta sopra e sotto la gonna. Via quelle labbra antiestetiche, quella vagina grinzosa (i peli sono andati da tempo). Nuova linfa per una giovinezza perenne, non solo al di fuori per un viso da bambola, ma anche nell’intimo, per stupire!

Dopo la chirurgia plastica al naso, al seno, alle labbra e perfino ai glutei, l'ultima richiesta in fatto di estetica femminile è quella della "vagina perfetta". Un fenomeno, sbarcato in Italia intorno al 2006 e in rapida diffusione, con aumenti di richieste anche del 40%: al Centro di Medicina Sessuale di Milano si contano ormai 10/15 interventi al mese, per un totale di 150 all'anno.

"C'è un bouquet di interventi prettamente estetici, di modifica dell'estetica vaginale. Dalla "labioplastica", ovvero la riduzione delle piccole labbra, alla "perineoplastica", la riduzione dell'introito vaginale, praticata soprattutto dopo il parto. Poi ci sono la liposcultura del monte di Venere e l'ingrossamento delle grandi labbra, attraverso filler come l'acido ialuronico o il grasso purificato. Poi c'è l'operazione di ringiovanimento vaginale, che riduce il diametro interno della vagina e viene fatta non tanto per motivi estetici quanto per motivi sessuali. Con l'età si ha un abbassamento della tonicità muscolare e la possibilità di raggiungere il piacere si affievolisce, così si cerca di recuperare l'elasticità e il tono".

Pare che le richieste provengano soprattutto da donne abbastanza giovani, dai 25 ai 40 anni e che l’intervento più frequente sia la riduzione delle piccole labbra (costo circa 5000 euro ma non ho veramente idea a cosa possa servire!)

E’ sicuramente cambiata la mentalità delle donne che negli anni 60-70 dichiaravano che la loro cosina apparteneva a loro e stava a loro gestirla ma non pensavano minimamente a darle anche una “sistematina”. Si accontentavano di come l’avevano, era la sua funzione che interessava e la volevano gestire a modo loro, erano loro che ne chiedevano l’esclusivo utilizzo, nella forma e nella sostanza in cui essa rappresentava il ruolo della donna in un mondo maschile e maschilista, dove l’uomo era nettamente prevalente, in tutti i campi, e le donne relegate da tempo immemorabile in seconda se non in ultima fila.

Le cose ora sono cambiate, anche se non fino al punto che chiedevano quelle giovani che scendevano in piazza con le mani alzate e unite pollice e indice sopra la testa, ed ora le giovani donne moderne oltre che alla funzione mirano, in accordo con l’andazzo generale dell’immagine, anche alla forma.

In questi decenni, pochi, che ci separano da quegli anni, sono completamente cambiati i costumi e se prima le donne avevano un solo partner per tutta la vita, ora spesso ne hanno più di uno e la funzione sessuale ha raggiunto un’ importanza talmente preminente nei rapporti personali che rischia addirittura di vederne ridotto il valore a semplice funzione fisica.

Il maschio era giudicato un tempo per le sue capacità di essere il punto di riferimento della famiglia, in termini economici ma anche per la buona educazione dei figli, per la difesa del nucleo familiare, per le decisioni più importanti, per le relazioni esterne. Pur con i limiti ed i difetti della conduzione patriarcale (ma la donna ha sempre avuto un ruolo fondamentale e talvolta addirittura predominante nei rapporti di coppia, anche se molto spesso tramite l’operato maschile) l’uomo rappresentava il fulcro stesso della famiglia. Per questo veniva giudicato e nelle sue qualità la donna vi poteva vedere la stabilità e il futuro mentre appariva di secondaria importanza la sua capacità sessuale, la sua arte amatoria, le dimensioni dei suoi attributi se non in funzione eminentemente procreativa.

E lo stesso la donna non veniva scelta per l’aspetto e la bellezza della sua cosina ma per la capacità di comprendere, di educare i figli, di esprimere quella dolcezza e quell’amore di cui solo le donne sono capaci, per quella loro sensibilità materna che ne fa la compagna ideale per la vita e per allevamento e formazione dei figli.

Il sesso, distaccato dal sentimento (se non dall’amore), perde gran parte della sua dimensione magica, smarrisce la capacità coinvolgente di un atto d’amore, sminuisce la partecipazione emotiva e si trasforma in un semplice atto fisico, a volte addirittura faticoso.

Se la vogliamo chiamare emancipazione femminile e libertà sessuale, se vogliamo vederlo un progresso rispetto al bigottismo e alle limitazioni e le pruderie del passato, se vogliamo considerarlo una conquista femminile facciamolo pure.

Rimane lo sconcerto però dell’uomo che nell’avvicinare una donna deve considerare che questa non lo giudica più come un tempo solo per la sua serietà, onestà, cultura, equilibrio, forza morale ma oggi anche (e soprattutto, in alcuni casi) per come si comporta a letto, per le sue prestazioni e per la qualità dei suoi attributi. Un pensiero che molte volte limita e condiziona molto la prestazione e rischia di trasformarla da eccezionale atto d’amore a pura formalità fisica, non di rado fonte di ansia che può arrivare fino ad una vera e propria incapacità alla prestazione.

Ugualmente in una donna oltre il carattere si può osservare lo sguardo, il sorriso, le mani, il seno e le gambe anche, ma minimamente mi sembra si possa e debba giudicare dalla freschezza o dalla bellezza della sua cosina.

Giudico negativamente questa eccessiva presenza di sesso nella nostra vita. Non perché ci sia qualcosa di male se fatto con criterio e con rispetto delle persone ma perché questo viene posto molto in alto nella scala dei valori fino a diventare quasi un fine, uno scopo di vita.

Nel mondo di oggi il sesso è diventato un piacere fisico molto a portata di mano, una cosa importante ma tuttavia effimera, capace di soddisfare il momento ma incapace di garantire quel benessere interiore, quella soddisfazione durevole, quella sensazione di appagamento e piacere che sono invece legati a esperienze diverse, certamente più faticose e più impegnative ma molto più appaganti come la cultura, l’istruzione, il sapere, l’impegno sociale, la partecipazione, l’amore.




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