venerdì 23 gennaio 2015 - Angelo Libranti

La strategia di Silvio

Per chi segue attentamente le così dette “quinarie”, fra tanta confusione e girandola di nomi, avrà capito che tutti i proposti come eventuali Capo dello Stato sono stati indicati per bruciarli in partenza.

I vari Fassino, Veltroni, Casini, Castagnetti, Franceschini e lo stesso Prodi, per un verso o per l'altro sono improponibili e non vanno bene né a Renzi, né a Berlusconi.

Qualche riserva per Amato, buono per tutte le stagioni, tenuto di riserva qualora non si trovi l'accordo sui nomi concordati prima.

Le segreterie di partito sono in fibrillazione e colloqui sotterranei sono in corso per stabilire se, su i nomi pubblicati dalla stampa, si possa trovare l'accordo.

Nel famoso patto del Nazaremo, sicuramente è stata concordata una rosa ristrettissima di politici, che verranno fuori dopo la terza votazione. Tutto il resto è “ammuina” e fumo lanciato contro i media.

Frattanto nei due partiti, alleati di Governo, sta succedendo di tutto e si rischiano secessioni dolorose.

Le ideologie non esistono più e Forza Italia e PD, una volta agli antipodi, sono vicinissimi nel programma di legislatura, che dovrebbe approvare le famose riforme radicali. I “duri e puri” costituiscono, nei rispettivi partiti, la minoranza e risultano rumorosi e condizionanti.

Berlusconi, pur sputtanato e condannato, continua a tenere banco e la sua minoranza insieme a quelli già andati a formare altri partiti, potrebbero concordare un nome loro da portare al Quirinale a differenza di Renzi la cui opposizione e partiti satelliti sono più frastagliati.

Per la strategia del Cavaliere la mano della provvidenza viene dalla posizione dura tenuta dai dissidenti di Renzi, che non hanno digerito l'approvazione dello “jobs act” ed hanno ostacolato violentemente l'approvazione della legge elettorale, il famoso “Italicum”.

Appoggiando in modo determinante l'approvazione della legge, Berlusconi alza il prezzo ed il nome indicato a suo tempo a Renzi, torna di prepotente attualità. Si tratta di Gianni Letta.

Questo nome, sottaciuto e nascosto fra le righe di vari articoli sui più grandi quotidiani, è proponibilissimo perché non urta la suscettibilità di nessuno, avendo svolto la sua attività politica in modo accorto e felpato, mettendo sempre buoni uffici a ogni problema dei governi guidati da Berlusconi, con soddisfazione delle altre parti. Non risulta chiacchierato, né colluso con alcun “affare” e non è mai stato indagato nonostante abbia ricoperto alti incarichi istituzionali, come quello di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in tutti i governi di centro destra. Tra l'altro è pure gradito in Vaticano.

Letta, appunto, troverebbe consensi trasversali per la sua personalità equilibrata e diplomatica. Sicuramente non ha nemici ed è gradito a Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Fratelli d'Italia, ma anche la Lega dovrebbe preferirlo a qualsiasi altro candidato non di centro destra.

Il Movimento Cinque Stelle non c'era al tempo dei governi guidati da Berlusconi, ma tra i suoi militanti c'è chi ricorda l'operato sopra le parti di questo accorto politico, che ebbe il plauso del Presidente della Repubblica Napolitano, per cui tra i suoi parlamentari si potrebbero ottenere abbastanza consensi.

Resterebbe l'astio dalla parte più radicale del Partito Democratico; si ricorda però il “patto della crostata”, quando Letta fece incontrare D'Alema e Berlusconi a casa sua per concordare alcune cosette e promuovere la terza bicamerale per la riforma della seconda parte della Costituzione, poi fallita per vari motivi.

Insomma Letta resta, a parer mio, il candidato con maggiori chances perché, tra l'altro non ostacolerebbe le aspettative sia di Renzi che di Berlusconi.

Il segnale forte è indicato dalla decisione del Cavaliere di proporre Antonio Martino candidato del centro destra per le prime tre votazioni. La tecnica elettorale impone di proporre, inizialmente, un nome spendibile ma con meno possibilità di successo, per poi piazzare il nome preferito e concordato per ottenerne l'elezione.

Se non andrà proprio così, c'è sempre l'ombra di Amato a garantire le parti sul proprio futuro comportamento di non intervenire più di tanto nelle faccende della coalizione. Perché di questo si tratta; non si cerca tanto il personaggio di prestigio, quando un politico che lasci fare pur garantendo una formale condotta al di sopra delle parti.

Mi viene in mente un articolo che fu pubblicato su “The Front Page” il 7 gennaio del 2014, quando al Governo c'era ancora Enrico Letta, dal titolo “Un asse prevedibile”, col quale auspicavo una intesa perfetta fra l'astro nascente Renzi e la parabola discendente Berlusconi.

 

Foto: Wikimedia

 




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