giovedì 11 maggio 2017 - Slow Revolution

La bicicletta e il suo valore economico: 1.161.540.000 euro all’anno

MOBILITA’ Rapporto Legambiente A Bi Ci – E’ di 6.206.587.766 euro il valore economico generato dall’uso della bicicletta in Italia. A sostenerlo è “A Bi Ci – 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia” realizzato da Legambiente attingendo da statistiche ufficiali rilasciate da istituzioni e associazioni riconosciute come Parlamento europeo, Agenzia europea per l’ambiente (EPA), Aci, Ancma, Isfort ed ECF, la federazione europea dei ciclisti. 

Un valore ritenuto “straordinario” considerato l’uso ancora limitato dei cicli per gli spostamenti quotidiani (solo il 3,6% della popolazione pedala sistematicamente) e nel settore turistico. La stima effettuata da Legambiente è calcolata prendendo in considerazione il fatturato economico dell’industria della bici e degli accessori e del mercato del cicloturismo. Ricavi ai quali i responsabili dell’associazione ambientalista sommano i risparmi generati dai vantaggi indiretti, come la riduzione di carburante e delle spese per costruire infrastrutture viarie, i benefici sanitari e il calo dell’assenteismo, delle emissioni di gas serra, della concentrazione di inquinanti nell’aria e del rumore. Dal computo sono esclusi per assenza di informazioni statistiche precise altri effetti positivi dell’uso della bicicletta come la diminuzione dei tempi di percorrenza dovuti alla diminuzione della congestione o la ricchezza generata da uno spazio pubblico di qualità.

Il fatturato dell’industria del ciclo

L’industria della bicicletta vale 1.161.540.000 euro, merito delle 3.043 imprese che producono, biciclette, componentistica e accessori oppure riparano e noleggiano. Un comparto con 7.815 lavoratori (+2,8% dal 2013 al 2016), per lo più artigiani (2.103 aziende e 3.936 addetti), capaci di porre l’Italia al vertice della classifica europea del settore. Dei 13,1 cicli prodotti nei 28 Paesi dell’Unione nel 2015, la Penisola ha contribuito con 2,3 milioni di unità pari a quasi il 18% del totale generando un fatturato di 488 milioni di euro. Cifra derivata soprattutto dall’export in quanto le vendite nazionali sono modeste rispetto ad altri Paesi: 1,6 milionidi modelli contro i 4,3 della Germania, i 3,5 della Gran Bretagna o i 3 della Francia. A penalizzare il Bel Paese è pure il prezzo medio dei cicli acquistati, di 325 euro contro i 914 euro dell’Olanda, i 650 della Danimarca o i 557 della Germania. Una discrepanza in parte dovuta alla maggiore diffusione delle più care bici elettriche nel Nord Europa: nel 2015 le vendite di e-bike in Germania sono state 535.000, in Olanda 276.000, in Belgio 141.000 e in Francia 102.000, mentre l’Italia si fermata a 56.000 unità (nel 2016 si prevede di superare le 100.000 unità). Il divario è ancora più evidente considerando il rapporto tra bici elettriche vendute e numero di abitanti, pari a 1 su 66 nei Paesi Bassi e a 1 su 1000 in Italia. Al valore delle produzione di cicli si aggiungono quelli delmercato di componenti e accessori (483,5 milioni) e delleriparazioni (190 milioni).

Il cicloturismo vale 2 miliardi

Il 30% dell’economia a pedali arriva, secondo Legambiente, dal comparto del cicloturismo con poco più di 2 miliardi di euro, valore ritenuto sottostimato dai relatori del dossier poiché alcuni dati considerati risalgono a un decennio fa. Viceversa, i ricercatori sono certi delle potenzialità di crescita del settore nel Bel Paese in quanto l’offerta è ancora modesta rispetto all’estero. Dei 44 miliardi spesi per il cicloturismo in Europa11,4 vanno alla Germania, 7,5 alla Francia, 2,8 alla Gran Bretagna, 2,6 a Svezia e Olanda con anche la Finlandia a superarci con 2,2 miliardi di euro annui di fatturato. A fare salire la quota dell’Italia dovrebbe essere la scelta della amministrazioni nazionali e locali di investire sullo sviluppo delle infrastrutture come la VenTo (Venezia-Torino) o la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. Il report ricorda pure una passata ricerca che stima in 25 milioni di euro gli introiti generati da 100 km di ciclabile, una cifra che farebbe prevedere un potenzialedel cicloturismo italiano di circa 3,2 miliardi di euro.

Risparmi di carburanti e sanitari

Se le entrate dirette del mondo del ciclo generate da industria e turismo sono circa 3,2 miliardi, altri 3 miliardi di euro arrivano dai presunti risparmi derivati dall’impiego della bicicletta. Di questi 127.309.788 euro arrivano dalla riduzione del consumo di carburante grazie ai 5,75 miliardi di chilometri (per la precisione sarebbero 5.752.761.332 km) percorsi in bici dagli italiani nel 2015. Più consistenti i benefici sanitari, con un miliardo di eurorisparmiato grazie alla maggiore attività fisica del pedalare benevola per ridurre lo stress, il rischio di malattie e di decesso (la sedentarietà è ritenuta responsabile del 14,6% dei morti in Italia). La cifra, di fatto, raddoppia includendo nel computo i benefici sanitari e sociali generati dai bambini che salgono in sella fin da piccoli per andare a scuola o per divertimento. Altri 193 milioniarrivano dal risparmio dovuto al minore assenteismo al lavoro dei ciclisti, in media meno malati dei colleghi per 1,3 giorni/anno.

La riduzione dei costi ambientali

A completare il computo di A Bi Ci sul valore economico delle biciclette è la riduzione dei costi ambientali di circa 660 milioni euro dovuto a più voci. Dal taglio di 652.642 tonnellate di anidride carbonica emessa arriva un risparmio ambientale di 94,4 milioni e uno sociale (contenimento dei danni provocati dai cambiamenti climatici) di 428 milioni di euro. Il miglioramento della qualità dell’aria nelle città dovuto alle minori emissioni di polveri sottili, ossidi di azoto e altri elementi nocivi vale 18,2 milioni di euro, poco più dei 12,8 milioni stimati per la riduzione dell’inquinamento acustico. L’ultima voce ambientale considerata riguarda il contenimento dei costi per la realizzazione delle infrastrutture per la mobilità e il minore consumo del suolo che apportano un beneficio di 107 milioni di euro.

La fotografia della bici in Italia

Il rapporto di Legambiente contiene pure una precisa fotografiadel mondo delle due ruote a pedali in Italia con l’analisi delle ciclabili, dei cicloposteggi e dei servizi di bike sharing presenti nei capoluoghi di provincia, nonché una valutazione critica dei servizi e delle infrastrutture nazionali. Dati per i quali vi rimandiamo alla lettura del dossier concentrandoci su alcuni aspetti. Uno di rilievo è l’incremento dei chilometri di ciclabili nei capoluoghi di provincia, aumentati del 50% (pari a 1.346,1 km) dal 2008 al 2015 e ora di 4.169,9 km. Una crescita al quale, però, non è corrisposto un aumento dell’uso della bici, fermo al 3,6% del totale degli spostamenti. Le ragioni, secondo i relatori, sono da imputare soprattutto alla scarsa qualità dei ciclo percorsi realizzati, in particolare in termini di sicurezza, continuità dell’itinerario e di effettiva utilità del percorso. Molti tratti, infatti, sono realizzati senza una pianificazione organica, costruendo dove c’è spazio e non dove realmente servirebbe (ad esempio, vicino a scuole e università) per incidere sugli spostamenti. Chiudiamo citando lecittà “bike friendly” individuate dal rapporto, lasciando a voi il gusto di scoprirne le ragioni leggendo il dossier: Bolzano, Cremona, Ferrara, Forlì, Novara, Padova, Pesaro, Pisa, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Treviso.

Il rapporto di Legambiente A Bi Ci è scaricabile qui




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