martedì 20 settembre 2016 - Camillo Pignata

La Riforma costituzionale: osservazioni preliminari

Il dibattito sulla riforma costituzionale

Si parla di Costituzione e non si parla di Europa, si parla di legge elettorale e non si parla del pareggio di bilancio, della legge sulla RAI e delle norme sulla comunicazione,si parla del sistema di governo e non dei diritti che l’esecutivo governa.

Si discute di questa riforma “a pizzichi e a bocconi”, mentre la Costituzione è interconnessa con tutta la normativa vigente. Prima parte, seconda parte della Carta, sistema decisionale, diritti della persona, non si può toccare l’una senza toccare l’altra. Se si limita la discrezionalità della politica di bilancio, ad esempio con il vincolo del pareggio di bilancio, i diritti fondamentali della persona, da assoluti diventano relativi. Se si tocca la governabilità, si tocca anche la rappresentatività.

Se si rafforza l’esecutivo, i diritti politici dei cittadini diventano più fragili e viceversa. Un esecutivo forte con un pluralismo informativo è diverso o è uguale ad un esecutivo forte che domina la comunicazione? Per questo occorre rapportare la riforma del sistema decisionale ed il rafforzamento dell’esecutivo che ne consegue, a tutte le leggi con cui interagisce.

La riforma non è un fatto nazionale, ma europeo. L’Italia è membro della UE e dell'Eurozona, e allora non può fare ciò che vuole, anche quando modifica la Costituzione.

Se l'Italia è uno Stato membro di un'organizzazione sovranazionale, è evidente che i suoi equilibri costituzionali, devono rispondere ad esigenze non solo interne ma anche esterne.

Se il il nostro sistema decisionale aumenta il debito, perché il bicameralismo e il decentramento regionale faticano a controllare la politica di bilancio, allora è chiaro che si rafforza l’esecutivo, non solo per assicurare la governabilità, ma anche per garantire la politica di austerità e la sovranità del credito voluta dalla UE.

La riforma costituzionale non riguarda solo il sistema decisionale nazionale, ma anche il suo rapporto con il sistema decisionale intergovernativo europeo. La riforma raccorda il nostro sistema decisionale con quello europeo, dove non ha ruolo e potere il Parlamento europeo,ma solo il governo europeo,che viene così rafforzato.

I poteri strappati al nostro parlamento e alle nostre regioni a statuto ordinario confluiscono nel nostro esecutivo ed attraverso di esso al sistema intergovernativo europeo che è il luogo dei nazionalismi e degli scontro di interessi tra gli stati.

Per questo la riforma ostacola più che favorire il processo di costruzione dell’Europa politica e della democratizzazione dei suoi organismi. L’alternativa è la grande assente in questo dibattito sulla riforma costituzionale.

Non si può criticare una riforma senza una proposta alternativa. Chi critica e poi tace ha comunque una proposta alternativa che è la vecchia Costituzione, per cui il punto, oggi, è mantenere o cambiare la Carta del 1948 .

Definire una alternativa significa prendere atto delle novità intervenute anche nel campo istituzionale, delle norme nazionali ed europee da conservare e quelle da cambiare. E giusto conservare il pareggio di bilancio o abrogarlo, il pareggio è un obiettivo politico o un vincolo giuridico?

Occorre tener conto del fenomeno immigrazione che non è un fatto contingente, ma strutturale. Vanno dunque definite norme costituzionali che regolano il processo di integrazione, il rapporto tra lo Stato e le religioni, quella cattolica e quelle praticate dagli immigrati. E d’altra parte non si può trascurare Il dominio della finanza sulla politica, vogliamo conservarlo o eliminarlo?

La B.C.E. è espressione del potere finanziario privato sulla commissione e sull’Eurogruppo, vogliamo cambiare la natura privatistica della banca o conservarla?

Suddividere l’analisi e la valutazione della Carta a comparti stagni, significa deformare l’ottica con cui si guarda la riforma di Renzi, concentrare l’analisi solo sulla dimensione nazionalistica e trascurare quella europea, fare una valutazione parziale, la critica senza una proposta alternativa è incompleta.

Come nasce la riforma

Questa riforma nasce con una Costituzione disapplicata e senza una Costituzione europea, che pure è il suo necessario punto di riferimento stante la disorganicità dei trattati. E allora perché è urgente? Perché è urgente la riforma e non è urgente la sua applicazione? La riforma costituzionale è urgente perché la democrazia è debole e non decide e se non decide altri decideranno al posto della democrazia. Sono deboli le sue istituzioni, manca un governo forte.

Una riforma organica del sistema decisionale è stata inseguita e mai raggiunta. Ma la democrazia le istituzioni sono deboli, perché è debole la politica per la crisi delle ideologie e dei partiti, che li ha resi succubi al potere finanziario. Rafforzare le istituzioni, senza rafforzare la politica, non ha senso. Le istituzioni sono deboli perché la politica è debole e allora bisogna rafforzare politica per rafforzare le istituzioni.

I PRESUPPOSTI

Per votare un referendum bisogna essere informati e capirlo. Non siamo stati informati adeguatamente e la normativa risulta incomprensibile. Quanti degli elettori del referendum, conoscono la riforma nei suoi pregi e nei difetti? Perché è stata varata se è voluta solo dal 4% degli italiani? Perché tanta urgenza se la nostra costituzione è in gran parte disapplicata? Per i solleciti della B.C.E e banca J.P. Morgan? Quanti conoscono il documento di queste banche, le loro indicazioni e l'aderenza ad esse della riforma Renzi? Quanto tempo i media hanno dedicato al merito della riforma, e quanto alla minaccia di Renzi e di ministri vari di lasciare la politica in casi di vittoria dei “no”?

Quanto spazio hanno dedicato a spiegare la normativa e quanto alle polemiche della Boschi contro i partigiani avversi alla riforma e contro i sostenitori del no assimilati ai fascisti di casa Pound? Quanti sanno le ragioni del sì e del no? L’articolo 70 risulta incomprensibile anche a docenti di diritto costituzionali, ad ex presidenti della suprema Corte.

Questo Parlamento non ha la legittimità giuridica e politica per approvare questa riforma perché dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale e perché approva una nuova Costituzione, un potere che spetta all’assemblea costituente. Secondo la Corte può esercitare l’ordinaria amministrazione, ma solo fino alla prossima legge elettorale. E pertanto non può modificare 47 articoli della costituzione che riguardano, non solo la prima ma anche la seconda parte della Costituzione, giacché modificare il sistema decisionale significa modificare i diritti su cui incide e quindi anche la seconda parte della Costituzione.

Per varare una nuova Costituzione non basta il Parlamento ci vuole l’assemblea costituente. Il processo di revisione costituzionale è un’attività solenne di tutto il parlamento a cui il governo, secondo Calamandrei, non può partecipare.

La carta appartiene a tutti così anche la sua riforma che non può essere derubricata ad atto dell’esecutivo con disegno di legge dallo stesso presentato, gestito e supportato anche con sanzioni per i membri della commissione riforme dissenzienti e poi approvato con il voto di fiducia a maggioranza assoluta.

Precedenti riforme costituzionali sono state approvate a maggioranza dei due terzi. Insomma la legge di riforma costituzionale è stato trattata come legge ordinaria. Si è creato così, un precedente pericoloso.

Se la legge che modifica la Costituzione diventa atto della maggioranza e come tale modificabile ad ogni cambio di maggioranza e ciò in contrasto con l’art 138 costituzione.

 



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