giovedì 10 settembre 2015 - Angelo Libranti

L’oco giulivo

Cosa induce il Sindaco di Roma a ridere sempre ed ostentare ottimismo non si capisce ancora, nonostante le botte ricevute dal Presidente del Consiglio e da tutta la stampa italiana.

Praticamente commissariato nelle sue funzioni di capo della Giunta Comunale e svuotato da ogni potere, sproloquia di antifascismo militante.

Dai precedenti comportamenti si evince un personaggio avventuroso e privo di accortezza; fanno fede le famose multe non pagate con la famosa Panda rossa, per aver attraversato il centro di Roma in settori a traffico limitato senza autorizzazione.

La disinvoltura con la quale agisce lo portò a negare l'evidenza. Poi, sembra, che abbia saldato il debito con il Comune da lui stesso amministrato.

Cosa induce un chirurgo, dicono molto bravo, a ridursi a fare politica di bassa qualità non si capisce, ma tant'è questa è la situazione di Ignazio Marino, Sindaco di Roma per grazia ricevuta da Bettini, e attaccato alla poltrona meglio di una cozza allo scoglio.

Sono note anche le sue vicende, pubblicate da tutti i giornali e mai smentite di quando, nel 2002, lavorava nella prestigiosa Università di Pittsburg e contemporaneamente era direttore dell'ISMET, il centro trapianti di fama internazionale di Palermo ed ebbe l'ardire di chiedere rimborsi, per le stesse spese, a entrambi gli organismi.

Quando fu scoperto fu costretto a rifondare il debito, rinunciando agli stipendi dei due Enti e poi licenziato in tronco, tanto da non tornare più a Pittsburg.

Sprezzante la lettera di licenziamento del direttore del Centro Medico dell'Università americana, collegato con quello di Palermo, pubblicata su “il Foglio” di Giuliano Ferrara il 24 Luglio 2009.

Marino prese cappello, come si dice, e querelò tutti quei giornalisti che avevano pubblicato le sue vicende personali, che poi tanto personali non erano. Il bello è che vinse la causa per diffamazione e fu risarcito per danni morali. Il dispositivo della sentenza, però, ritenne vero quanto era stato riportato dalla stampa, ma condannò per le frasi denigratorie scritte nei suoi confronti, come dire, in astratto, è stato commesso un omicidio, ma l'autore non può essere definito assassino dalla stampa.

Forse per questo motivo ride sempre, anche quando gli giungono i fischi dalla piazza e viene contestato dai suoi stessi elettori.

Rimasto senza lavoro pensò bene di rifugiarsi fra la gente della sinistra italiana ed in particolare nel Partito Democratico, dove fu eletto Senatore e dove fu candidato alla segreteria nel 2009.

Dai e dai, si trovò al momento giusto nel posto sbagliato quando fu candidato a Sindaco di Roma vincendo su un debole e bruciato Alemanno.

Lungi dal rimboccarsi le maniche e cercare di riparare una baracca scassata, si è adagiato sulle consuetudini consolidate dalle amministrazioni precedenti, fin quando non è scoppiato il bubbone pestifero che è passato alla storia come “mafia capitale”.

Certo, lui non c'entra con tutti gli intrallazzi avvenuti prima della sua elezione, ma accertata l'incapacità a scardinare il sistema, saggezza avrebbe dovuto consigliare di dimettersi, invece no, continua imperterrito nella carica di Sindaco e mentre si decideva se commissariare o no il Comune, lui beatamente se ne stava in vacanza in America.

La politica, si sa, è sangue e merda, per cui per non perdere il potere sulla Capitale d'Italia, il Governo ha deciso di non commissariarla, ma ha nominato funzionari dello Stato a garanzia del buon andamento dell'Amministrazione Comunale.

Anche in questo caso decenza e opportunità avrebbe consigliato le dimissioni, ma neanche per sogno, Marino è tornato dalle vacanze ed ancora ride, felice e giulivo.




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