martedì 13 agosto 2013 - Federico Luca

Italiani, popolo di temporeggiatori. Da Napoleone a Letta

Prender del tempo capita a chiunque, ma noi italiani, in diversi momenti storici, ne abbiamo fatto un'arte.

"Ogni ora di tempo perduto è una probabilità di danno per l'avvenire": parole pronunciate da Napoleone Bonaparte, e com'è noto l'Imperatore nacque in una Corsica, francese da poco più di un anno, e sarebbe geograficamente sbagliato e poco onesto considerarlo Italiano. Anche perchè gli italiani, da sempre, non sembrano essere orientati al pensiero Napoleonico.

Già lo storico Tito Livio ci racconta di un Quinto Fabio Massimo detto il "temporeggiatore" che con la sua tattica militare del prender tempo, stremò Annibale, il principale nemico dell'Urbe repubblicana. La storia gli darà pienamente ragione, infatti la rimozione del generale romano da parte del Senato e il cambio di tendenza con aggressivi attacchi diretti, porteranno alla disastrosa sconfitta romana nella battaglia di Canne.

E con la stessa indole placida e lenta, Camillo Benso Conte di Cavour attuò la politica del carciofo, cioè annettere un pò per volta una porzione del territorio italiano al Regno di Sardegna. Il Conte si scontrò più volte, nel corso della sua vita politica con il Re Vittorio Emanuele II, che mostrava un carattere più rude ed impulsivo rispetto al diplomatico ministro piemontese. Tuttavia seppe cogliere alcuni attimi decisivi per l'unificazione Italiana, come l'inaspettato crollo dei Borboni nel Regno due Sicilie ad opera di Garibaldi. 

"Meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Questa frase appartiene al politico italiano per antonomasia, Giulio Andreotti, recentemente scomparso, in una polemica con De Mita sulla tenuta del Governo nell'inverno del '91. Che l'allora Presidente del Consiglio fosse morbosamente saldamente legato al potere lo avevano capito un pò tutti, ma questa sua dichiarazione all'Ansa fugò definitivamente ogni dubbio, qualora ne fosse rimasto qualcuno.

La situazione attuale non sembra poi cambiata molto. Enrico Letta dal 28 aprile ad oggi più che prendere scelte decisive, le ha solo procrastinate; "rinvio" è la parola d'ordine dell'attuale maggioranza di larghe intese: imu, iva, tares, debiti della P.A., nomine di vicepresidenze, finanziamento pubblico ai partiti, legge elettorale; si rinvia proprio su tutto!

Una cosa è certa: tutti questi nodi prima o poi verranno al pettine e mentre Carvour e Fabio Massimo avevano una tabella di marcia cadenzata che andava molto a rilento ma ben precisa, qui si brancola nel buio prendendo sterili decisioni inconcludenti, mentre tutto il paese agonizzante chiede a gran voce riforme strutturali (nessun stravolgimento Costituzionale, ndr) da troppo tempo rinviate. 




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