mercoledì 11 gennaio 2017 - Pressenza - International Press Agency

Italia-Svizzera | L’elettrodotto che deturpa le Alpi

Il 2017 sarà un anno decisivo per bloccare un megaprogetto che, se realizzato, distruggerebbe dei paesaggi alpini di grande pregio: il nuovo elettrodotto “Interconnector Italia-Svizzera 380 kV”, che porterà energia elettrica dalle centrali nucleari svizzere alla Pianura Padana. Il progetto di Terna SpA, nata nel 1999 da Enel come operatore di reti per l’energia elettrica, non è nuovo. Tra il 2009 e il 2012 si è cominciato a parlare a livello nazionale di 5 nuovi corridoi ad alta tensione che dovranno collegare l’Italia alla Francia, alla Svizzera, all’Austria, alla Slovenia e al Montenegro, aggiungendosi ai collegamenti già esistenti.

di Thomas Schmid Redazione Italia

Alcune di queste linee saranno interrate e avranno quindi, una volta installate, un ridotto impatto sull’ambiente. Non a caso si è scelto questa modalità di costruzione per la Val di Susa, nota per le sue proteste NO-TAV. Non è così invece per il collegamento con la Svizzera: le Alpi Ossolane e la sponda ovest del Lago Maggiore saranno deturpate da tralicci alti fino a 60 metri. Per rendersi conto dell’impatto basti pensare che la torre di Pisa è alta 57 metri. Sul fondovalle vicino a Villadossola dovrà sorgere una gigantesca centrale per trasformare la corrente alternata proveniente dalla Svizzera in corrente continua.

Al termine dell’elettrodotto, nel Comune di Settimo Milanese, alle porte di Milano, verrà installata una seconda megacentrale per riconvertire l’energia in corrente alternata, un impianto che consumerebbe ben 115.000 mq di terreno in pieno Parco Agricolo Sud Milano.

Se da un lato nella Valdossola si sono subito alzate voci di protesta e formati comitati che lottano contro il progetto, dall’altro Terna SpA ha astutamente placato le proteste di alcuni comuni delle Valli Formazza e Antigorio promettendo di spostare il vecchio elettrodotto che oggi passa vicino ai centri abitati sui crinali in alta quota, lontano dalle case. Poco importa se le marmotte e gli escursionisti si troveranno davanti a un paesaggio deturpato da giganteschi mostri metallici.

Il progetto prevede che l’elettrodotto entri in territorio italiano in Piemonte dal Passo di San Giacomo in alta Val Formazza, da dove attraverserà tutto il versante est della lunga valle che scende verso Domodossola, attraversando zone alpine ancora oggi meravigliosamente intatte, tra cui il Lago Kastel e il Lago Nero, le valli Cravariola e Agarina. L’impatto delle opere di costruzione, ma soprattutto lo scempio estetico dei tralicci, sarà devastante. L’elettrodotto lambirà il Parco Nazionale della Val Grande, la più grande area “wilderness” dell’Italia e da lì scenderà per i pendii del Mottarone verso Stresa e in direzione di Milano.

Come quasi tutte le Grandi Opere progettate o realizzate, anche questa ha una dubbia utilità. Il consumo di energia elettrica è in calo dal 2008, principalmente a causa della crisi economica e dello spostamento di industrie energivore all’estero. Non c’è al momento alcuna necessità di costruire nuovi elettrodotti con maggiore capacità di trasmissione. Parte della corrente elettrica importata dalla Svizzera proviene dalle centrali nucleari elvetiche, le quali sono tutte piuttosto vetuste e dovranno essere dismesse nei prossimi anni. E’ tutt’altro che chiaro se la Svizzera costruirà in seguito nuove centrali.

La progettazione e costruzione dell’elettrodotto viene di fatto finanziata dai cittadini, attraverso un prelievo sulla bolletta elettrica, oltre che da un contributo statale e uno comunitario, e da un “cartello” di aziende energivore (clienti finali) che dovrebbero assicurarsi così un prezzo ribassato. La proprietà dell’Interconnector, per i primi 20 anni, sarà dei clienti energivori (non di Terna), che l’hanno in parte finanziata. Dopo 20 anni, Terna dovrebbe diventare la nuova proprietaria delle strutture, probabilmente acquistandole, non si sa ancora con i soldi di chi. Si afferma che l’Interconnector tornerà “pubblico”, ma nelle mani di una società di capitale a partecipazione statale (29,85% CDP Reti SpA, controllata da Cassa Depositi e Prestiti SpA). Insomma una situazione decisamente confusa!

Inoltre, siccome le 5 interconnessioni con l’estero non sono ancora in esercizio, la legge 23 del luglio 2009 aveva stabilito che nel frattempo lo sconto in bolletta per gli energivori (si parla del 30% circa) fosse già garantito con un prelievo in bolletta dalle utenze domestiche. Nei primi 6 anni, dal 2009 al 2015, sono stati prelevati dalle bollette la bellezza di 3 miliardi di euro, finiti alle aziende energivore per far ripartire le loro produzioni industriali.

Intanto i comitati contrari al progetto si stanno moltiplicando. “Salviamo il Paesaggio Valdossola” è tra i più attivi nel sostenere che il patrimonio di bellezze naturali non va sacrificato a interessi economici privati. A Settimo Milanese il “Comitato No Ecomostro Settimo” tenta di bloccare la realizzazione della centrale di conversione. Nel novembre 2016 si è tenuta una riunione a Domodossola con rappresentanti di 9 comuni della valle, oltre che della Regione Piemonte e di Terna, dalla quale è emersa la netta contrarietà di comitati, autorità e popolazioni locali al progetto.

“Il risparmio energetico è la chiave di volta, l’energia a km 0 è l’avvenire” sintetizza la cartolina augurale spedita da “Salviamo il paesaggio Valdossola” ai Sindaci della Valdossola, del Lago Maggiore, del Novarese e dell’Alto Milanese, ai Presidenti delle provincie interessate dal passaggio di Interconnector Svizzera-Italia 380 kV, alle Regioni Piemonte e Lombardia e a vari Ministeri romani.

 

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