martedì 7 giugno 2011 - Fabio Barbera

Infiniti anni 80 - Tv, cultura e società alle origini del nostro presente. Intervista all’autore Giovanni Ciofalo

Giovanni Ciofalo è docente in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma, dove svolge attività di ricerca sulla comunicazione, i consumi culturali e la memoria. La sua nuova fatica editoriale analizza la nostra società mediatizzata e la recente storia italiana partendo dagli anni Ottanta: un decennio che ha rappresentato la scintilla di fondamentali cambiamenti della nostra realtà. Ne parliamo con l’autore!

Salve Professor Ciofalo, benvenuto su AgoraVox. Parliamo del libro “infiniti anni Ottanta”, un volume che si rivolge ad esperti e studenti di comunicazione ma anche a chi vuole ‘smontare la tv per vedere quello che c’è dentro, senza prendere la scossa’. Ci racconta, in una sorta di breve trailer, cosa trova il lettore che si lascia coinvolgere dal libro?

Si parla di un decennio che è stato talmente centrale per la nostra storia da apparire ancora non superato. Da qui il titolo, che ovviamente è una forma di provocazione: gli anni ’80 come punto di svolta così decisivo da non essere realmente compreso in tempo reale neppure dagli stessi politici che hanno cercato di gestire quel cambiamento, ma anche dalla società e dalla cultura che in qualche modo sono state travolte da una serie di mutamenti che sono stati innescati principalmente in campo comunicativo.

Il libro offre uno spaccato sociale e politico del decennio, con un occhio alla centralità della televisione (anzi, della neotelevisione) con cui vengono proposte al pubblico tipologie di intrattenimento catodico differenti dalle precedenti, in una tv più colorata e gridata. E’ una tv molto simile a quella dei giorni nostri?

E’ un punto di partenza. Spesso occupandosi di comunicazione, storia dei media e storia dell’industria culturale ovviamente molte attenzioni sono poste tra gli anni ’50 e ’60, quando viene realmente messa in moto la macchina dell’industria culturale italiana. Negli anni ’80 succede qualcosa di diverso: dal punto di vista storico ci sono talmente tanti avvenimenti, contrastanti spesso fra loro, di tono a volte drammatico a volte gioioso, che sembrano definire un percorso frastagliato, difficilmente interpretabile secondo un’unica chiave di lettura. Sono stati definiti “anni di fango” per citare Montanelli e “anni favolosi, di meraviglia” per citare Umberto Eco, bisogna riuscire a tenere insieme entrambi i giudizi se si vuole proporre un’analisi più accurata e che tenga in considerazione soprattutto gli effetti successivi. La televisione si moltiplica in una pluralità di canali, in un mare di reti, che davvero riescono gradualmente a cambiare il modello di fruizione degli italiani rafforzando la propria centralità e gli elementi legati all’intrattenimento.

Riprendiamo un’analisi approfondita anche durante l’incontro intitolato “A denti stretti: la satira tra radio e televisione” consumato qualche giorno fa alla facoltà di comunicazione de La Sapienza con Max Paiella (da Parla con Me su Raitre e il Ruggito del Coniglio su Radio2), Luca Mastrantonio (de Il Riformista), lei e Silvia Leonzi (docente di Formati e Stili di Giornalismo Radiotelevisivo). In quegli anni si è assistito alla nascita del gruppo di lavoro dei Guzzanti, della Dandini, la dissacrante esuberanza di Beppe Grillo, di Antonio Ricci (il patron di Striscia la Notizia) e molto altro ancora, si può dire che gli anni ’80 sono anche quelli della rottura di alcuni tabù, della trasgressione, della satira?

Avviene qualcosa di molto interessante: le televisioni private, che si devono affermare, puntano inesorabilmente ed inevitabilmente sull’intrattenimento. Al tempo stesso la Rai, che fino a quel momento aveva cercato di mantenere la sua aura istituzionale e per alcuni versi pedagogica, si trova in difficoltà davanti a dei nuovi competitor agguerriti. Avviene una forma di contaminazione fra il servizio pubblico e l’emittenza privata, tutto questo porta a spingere sempre un po’ più in là quel limite che fino ad un certo punto aveva rappresentato lo scenario in cui si svolgeva la rappresentazione televisiva. Di esempi importanti tu ne hai citati, altri da ricordare sono Quelli della Notte, il Drive In…

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Ecco si parla di diverse tipologie di trasgressione: al gruppo di Arbore, che in Rai si ripropone di smontare la struttura preconfezionata delle trasmissioni offrendo un gustoso delirio fatto di personaggi esilaranti, le tv private contrappongono ad esempio Colpo Grosso, un quiz in cui i concorrenti in caso di vincita potevano spogliare le avvenenti ragazze Cin Cin, in caso di perdita dovevano togliersi i vestiti.

Negli anni ’80 dal punto di vista televisivo si scoprono tante cose: la notte diventa uno spazio nuovo, uno spazio di fruizione realmente interessante, molto allettante per le emittenti private ma anche per quelle pubbliche. Ancora una volta sono le reti private a sforare i limiti di tempo delle trasmissioni tradizionali della Rai, che fino a quel punto si aggiravano intorno alle undici o mezzanotte, proponendo tutta una serie di programmi che puntano sull’erotismo e sul softcore. Da questa prima elementare strategia di marketing, che è quella di attirare attraverso il proibito, poi si passa gradualmente ad incuriosire producendo programmi sempre più complessi.

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E’ una logica “dell’intrattenimento per trattenere”, per tenere lo spettatore il più possibile incollato al video, la stessa logica che ha portato alla nascita dell’infotainment.

Sì, è la tecnica del trattenere lo spettatore, attirarlo, incuriosirlo. Le due armi principali per le tv private degli anni ottanta sono telenovelas e cartoni animati a cui si vanno ad affiancare varietà e quiz. E’ ovvio che avviene anche una forma di ibridazione fra questi vari generi, perché comunque si ha l’interesse ad innovare il più possibile una forma che agli occhi degli spettatori sembra ormai superata. Un esempio su tutti: nell’arco di un paio d’anni la formula vincente dello sceneggiato che aveva caratterizzato la produzione Rai per anni viene superata dalla formula molto più spezzettata ma più facilmente fruibile dei telefilm.

La tv italiana ha vissuto comunque un’anomalia di fondo, che ha offerto agli outsider l’immagine di un tilt istituzionale continuo: le leggi salvareti di Craxi, il vietato vietare e la guerra dei puffi, la discesa in politica del maggiore editore televisivo privato in Italia, il conflitto di interessi, un sistema radiotelevisivo mai del tutto regolamentato, fino ad arrivare al tumultuoso avvento del digitale terrestre con la legge Gasparri. E’ ancora vivo oggi quel duopolio che, tendendo verso la tv privata, produce un deficit di servizio pubblico e pluralismo?

Io ho definito il percorso di Berlusconi, per quanto concerne la sua esperienza televisiva, una vera e propria epopea. Per molti aspetti simile (ed interessante da studiare) per quanto poi succederà dal punto di vista editoriale e politico. Berlusconi riesce nell’arco di pochissimo tempo a battere la concorrenza di molti altri gruppi apparentemente più forti e solidi economicamente, come la Rizzoli, la Mondadori, la Rusconi che si erano cimentati nel campo televisivo senza grandi successi e riportando poi degli enormi debiti che ne condizioneranno gli esiti (come col caso Mondadori). Berlusconi riesce ad imporsi utilizzando da un lato una serie di strategie comunicative vincenti come l’essere più attenti agli spazi promozionali e alla pubblicità con un circuito perfetto per cui all’aumento di pubblico aumentano i costi delle inserzioni pubblicitarie. Tutto questo lo porta ad assumere il ruolo di unico competitor rispetto alla Rai.

La politica gli ha dato una mano, con la salva reti!

La legge definita “Salvaberlusconi” voluta da Craxi, in qualche modo è stata una legge inevitabile perché dal 1974 all’incirca (dopo due sentenze della Corte Costituzionale) nulla era riuscito più a regolare l’emittenza radiotelevisiva in Italia, per cui a regnare era il caos da quasi undici anni. Berlusconi pone il problema in una forma non solo simbolica ma anche pratica, oscurando i suoi canali in tutta Italia nel giorno in cui i magistrati di tre regioni decisero di interrompere le trasmissioni perché di fatto violavano il vincolo della trasmissione locale, in questo modo si è posto il paese di fronte ad un problema non più rimandabile: il riconoscere l’esistenza di una forma alternativa alla televisione di Stato. Tutto questo porta di fatto a congelare il sistema per gli anni successivi rispetto a questo duopolio.

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Un duopolio che è ancora lì, quindi.

Oggi per certi aspetti la situazione è rimasta simile, se pensiamo all’effetto mimesi dei palinsesti: di fatto molto spesso fra la tv di Stato e le tv commerciali che fanno riferimento a Mediaset troviamo la ripetizione di formule collaudate che in qualche modo vengono percepite come vincenti. Il digitale terrestre un po’ ha cambiato questo sistema, ma personalmente non credo che la cosa riguardi più le nuove generazioni. Per i giovani questo problema esiste molto di meno, perché di fatto loro la televisione non la vedono necessariamente in televisione!

Appuntamento in libreria, quindi, con “Infiniti anni Ottanta”. Prossimi incontri che riguardano la sua cattedra e che vuole condividere con i nostri lettori?

Questo mese è stato un mese particolarmente ricco: abbiamo avuto anche due illustri studiosi che sono John B. Thompson e Alain Touraine, una serie di incontri che hanno rappresentato un momento di condivisione e scambio non solo accademici ma anche relativi all’idea stessa di cultura che dovrebbe esserci sempre nelle università! Per giugno sospenderemo le attività, a partire da settembre rilanceremo un altro progetto a cui teniamo molto relativo alla realizzazione da parte degli studenti di Comunicazione di un documentario sui 150 anni della storia del nostro Paese. Il progetto si chiama Comland 150, i direttori scientifici sono il professor Mario Morcellini e la professoressa Silvia Leonzi, ha visto il coinvolgimento degli studenti che si sono impegnati nel raccogliere e selezionare materiale audiovisivo e realizzare interviste in profondità.

 

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- Neogiornalismo, tra crisi e Rete. Come cambia il sistema dell'informazione. A cura di Mario Morcellini.

- Politica Pop. Di Gianpietro Mazzoleni e Anna Sfardini.

- Striscia la Tv. Di Antonio Ricci.

 

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Altri link dalla Sapienza:

Il nuovo rinascimento di Radio e Tv nell’era digitale. Intervista a Giuseppe Mazzei: http://www.agoravox.it/Il-nuovo-rin...

Alla Sapienza una ricerca svela come le donne vivono questa condizione: http://www.agoravox.it/Mondo-del-la...




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