venerdì 11 luglio 2014 - Domenico Attanasii

In arrivo la televisione on command: la convenienza di esistere

"L'essenza dell'obbedienza consiste nel trasformare la psicologia di una persona al punto che questa finisce nel considerarsi lo strumento per soddisfare i desideri di un'altra, senza più ritenersi responsabile delle proprie azioni"

L'esperimento, da Il matematico impertinente, di Piergiorgio Odifreddi.

Nel pieno rispetto della prossemica, la soglia biologica, la distanza che ogni animale evoluto esige attorno a sé, Voltaire ci ricorda da sempre che ciascuno è libero di scegliere la propria patria... e il proprio programma televisivo.

Ogni gruppo umano ha un insieme di regole di comportamento e di rappresentazioni mentali. La cultura si trasforma col tempo. Tuttavia, giorno per giorno, nessuno sembra accorgersi di questi cambiamenti.

La messa a punto di un profilo psicologico non è un processo induttivo. E non lo è nemmeno per i pubblicitari. Un'imperfetta scienza comportamentale, che nasce da aneddoti e deduzioni. Un esercizio inconsistente poco più serio delle credenze ridicole dei secoli passati. Individui ritenuti presunti assassini perché identificati da una certa circonferenza del cranio o dalla lunghezza delle braccia. Fare profili psicologici è un'attività senza senso e per gli operatori del marketing ammetterlo sarebbe come per un sacerdote chiarire all'assemblea che Dio non esiste.

I giorni dell'orologio sono cambiati. Pure quelli della televisione. I canali satellitari si imbellettano con nomi suggestivi creando must a dismisura. Nel condividere il mondo che ci circonda, pure in quell'universo mentale, nel quale trascorriamo la maggior parte della nostra vita, potrebbero persistere delle insolite percezioni di partecipazione.


A qualcuno sarà forse capitato di innervosirsi ascoltando alla radio lo speakeritoso di turno rimbrottare il solito malcapitato ascoltatore al telefono; addirittura, intimargli di riabbassare la cornetta e cambiare subito frequenza se la trasmissione non è di suo gradimento.

Seppure non siano dei megafoni, ma giornalisti radiofonici liberi di estrapolare e diffondere i fatti, le notizie e le opinioni, una cosa non dovrebbe mai essere loro riconosciuta di legittimare: il tacere sulla natura demaniale del giudizio e della qualità dell'informazione. Un patrimonio pubblico non barattabile con una “apparizione vocale”.

Adesso, cambiatela pure la frequenza, spegnete l'interruttore. Comunque, tenete bene a mente che la radio l'avete acquistata con i vostri soldi e la potete tenere accesa dove e quando volete. A volte, l'autolesionismo si trasforma curiosamente in una forma d'arte. Ed è per questo motivo che in tanti perseverano nelle modulazioni delle proprie frequenze.

Con il rivoluzionario sistema VOC, il video on command, è invece il provider a definire il palinsesto e soprattutto - questa è la vera rivoluzione - l'accensione del televisore secondo i propri interessi commerciali e le proprie necessità; non più l'utente televisivo, come nel dimenticato VOD. Il video on demand

Da un punto di vista tecnologico la differenza più rilevante tra il video on command e la televisione tradizionale piuttosto che di quella on demand sta tutta in un televisore comandato a distanza da un provider cui l'unico interesse è quello di misurare la convenienza di esistere. In pratica, l'apparecchio televisivo comprensibilmente distribuito a titolo gratuito si accende con comandi remotati accessibili esclusivamente a chi offre il servizio.

Al telespettatore che non gradisce basterà tapparsi le orecchie o scappare di casa. E comunque, anche se il televisore è gratis, a dargli una sbirciatina in VOC al caval donato stavolta non guasta.




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