martedì 21 marzo 2017 - enzo sanna

Il voucher è morto. Viva il nuovo voucher?

Il Governo Gentiloni ha stupito non poco gli osservatori politici col provvedimento di abrogazione "tout court" dei voucher, dando la stura alle interpretazioni tra le più varie e fantasiose di una scelta così radicale.

 

Eppure ci vuol poco a comprendere quanto l'iniziativa del Governo abbia risposto a una precisa esigenza renziana: evitare nuove cocenti bocciature, dopo le innumerevoli subite, sminando il referendum indetto sul tema e anzi cogliendo l'occasione per far ricadere sulla proponente CGIL, e per interposta persona sulla sinistra tutta, le conseguenze derivanti dalla compressione delle ore di lavoro che presumibilmente le statistiche certificheranno da qui alle prossime elezioni.

Ma davvero i propositi di Renzi in previsione della imminente campagna elettorale sono ben riposti? Matteo è certo che la strategia messa in atto lo premierà facendolo apparire nuovamente uomo della provvidenza, paladino autoreferenziale del bene comune, argine da un lato della sinistra "estremista" e dall'altro della destra populista, nuovo "auriga" di quel centro democristiano che, disseminando schegge dopo l'esplosione della casa-madre DC, tenta di germogliare per ogni dove al pari della gramigna nei campi incolti? Sembra improbabile.

Spesso i numeri sono fuorvianti quando non bene interpretati. A volte, invece, riescono a dare senso agli argomenti. Vediamone alcuni. Il 2008, anno di "parto" dei voucher, si contavano circa 500.000 "scontrini" emessi. Gli "scontrini" (come altro definirli?) emessi nel 2016 assommavano a 134.000.000 (sì, milioni), come da dato ufficiale dell'INPS riconteggiato al ribasso. Ora, 134 milioni di ore di lavoro equivalgono a circa 65.000 posti di lavoro l'anno a tempo pieno. Ecco scoperta la truffa mediatica dei dati roboanti sull'occupazione diffusi da Renzi e dal renzismo. Se andiamo a contare le "teste" che hanno usufruito dei voucher, magari per pochi giorni l'anno o il mese, possiamo trasformare quei 65.000 in centinaia di migliaia e per qualche spregiudicato arrivare persino ad aggiungere sei zeri in coda. Invece...

La novella che gira sugli organi d'informazione, dalla stampa cartacea e on-line passando per i sempre affollati talk-show frequentati dai soliti noti, è che l'abolizione dei voucher preluda a un ritorno (!) del lavoro nero in quanto, secondo taluni, la loro introduzione avrebbe contribuito a limitare notevolmente l'illegalità. Niente di più falso. L'abuso dei voucher è la fotografia perfettamente "a fuoco" della illegalità nel mercato del lavoro. Basta sentire (e capire) le interviste effettuate a imprenditori e lavoratori, quei pochi che hanno il coraggio di dire come stanno le cose, per comprendere che è proprio l'uso dei voucher ad aver implementato a dismisura l'illegalità e il lavoro nero. Io imprenditore compro un voucher e lo tengo nel cassetto, intanto assumo uno, due, dieci lavoratori in nero. Capita un incidente o mi arriva un controllo? Opla! Tolgo il voucher dal cassetto e sono in regola. Questo è solo un esempio. Sappiamo tutti di quale illimitata fantasia sia dotata la nostra società.

Insomma, i voucher sembra abbiano rappresentato, nell'evoluzione temporale, il metodo per legalizzare il malaffare, altroché far emergere il "nero". Ben venga, dunque, il provvedimento del Governo Gentiloni che cancella questa invenzione tanto benevola nei confronti del lavoro e del lavoratore? A sentire le dichiarazione dell'attuale Capo dell'Esecutivo sorge qualche dubbio. Ecco la sua testuale dichiarazione: "...(l'eliminazione dei voucher)...libera il tavolo da una discussione ideologica che non ci avrebbe aiutato, che non ridimensiona certo l’impegno a regolare in modo moderno e avanzato il mondo del lavoro”, come a dire, ora liberiamoci del referendum, ma aspettateci presto con una nuova normativa "moderna e avanzata", cavoli vostri.

Vuoi vedere che Renzi farà approvare al Governo Gentiloni, poco prima delle elezioni, un provvedimento che ripristinerà i voucher sotto mentite spoglie? Sono aperte le scommesse, quelle legali, s'intende, magari pagate con i voucher scaduti e non utilizzati, ma ai quali sarà infusa nuova vita in nome della modernità.




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