martedì 19 dicembre 2023 - Damiano Mazzotti

Il vero complottismo e i vantaggi delle menti sospettose

Rob Brotherton è l'autore di un saggio poliedrico molto succoso: "Menti sospettose. Perchè siamo tutti complottisti" (Bollati Boringhieri, 2021, 285 pagine effettive, euro 14).

Molte persone considerano il classico complottista a livello di un genere malamente idealizzato: "i teorici del complotto appartengono a una razza rara, a una frangia estremista, piccola ma motivata, di uomini di mezza età, depressi ed emarginati, degli outsider tutt'altro che stupidi con una stravagante mania per le ricerche... La maggior parte degli elementi di tale stereotipo, tuttavia, non regge alla prova dei fatti" (p. 10). Non esistono delle reali diferenze a livello di età, sesso, istruzione o reddito.

Comunque, ripartendo dal grande passato, possiamo citare un esempio di Tacito: "Il trattamento che Nerone riservò a quei capri espiatori fu spietato: "Quanti andavano a morire subivano anche oltraggi, come venire coperti di pelli di animali selvatici ed essere sbranati dai cani, oppure crocefissi ed arsi vivi come torce, per servire, al calar della sera da illuminazione notturna" (p. 26). Quindi moltissimi cristiani vennero trucidati in modi molto truculenti.

Anche lo storico Joseph Roisman ci ha ricordato "che l'opera di illustri oratori e drammaturghi dell'antica Atene traboccava di "storie di complotti che coinvolgevano quasi ogni aspetto della vita ateniese. Troviamo intrighi contro il popolo, la proprietà, la carriera o la reputazione, come anche contro l'interesse pubblico, il regime e la politica estera". Quindi il mondo di ieri è molto simile al mondo di oggi. Così come gli esseri umani.

In effetti i vari fenomeni che riguardano il complottismo seguono un filo praticamente ininterrotto fino ai nostri giorni. Autori come Coward e Swann ci hanno giustamente ricordato che "agli inizi deò XVII secolo, per esempio, i parlamentari inglesi attingevano spesso all'opera di Tacito e alla storia romana per interpretare la politica del loro tempo" (p. 27). Non sono cambiate molto le cose rispetto a quello che succede oggi sui vari media.

A volte dobbiamo "venire a patti con le nostre emozioni indesiderate. L'ambivalenza minaccia il nostro senso dell'ordine, per cui, per compensare, possiamo cercare ordine altrove" (da p. 14). Il mondo sociale è una cosa molto complessa e ambivalente per cui un certo grado di accortezza è molto utile quasi sempre. Come affermato da Daniel Kahneman, se esistesse un film, "in cui i due personaggi principali sono i due modi in cui agisce il nostro cervello, la coscienza "farebbe solo da spalla, pur essendo convinta di essere il vero protagonista" (p. 18; www.agoravox.it/La-psicologi...).

Così, "talvolta potrebbe saltar fuori che i complottisti hanno davvero messo gli occhi su qualcosa di una certa gravità. A volte, qualche persona arriva davvero a tramare a porte chiuse. I leader devono essere ritenuti responsabili. A volte, la paranoia è prudente" (p. 285). Comunque per Peter Knight l'attività complottista è "un'entità demonizzata e reificata, su cui si può rovesciare la colpa della maggior parte dei mali della storia" (p. 284). In ogni caso importante, e soprattutto in ogni caso quasi vitale, conviene approfondire le cose vissute, o le cose lette, in modi sempre migliori.

 

Rob Brotherton risulta un insegnante di Psicologia presso il Barnard College di New York e visiting research fellow alla Goldsmiths University of London. Da molti anni viene considerato un esperto delle teorie del complotto. Ha scritto su www.newscientist.com e su www.skeptic.com. Tiene anche il blog https://conspiracypsychology.com

 

Nota storica italiana - Lascio un piccolo riferimento, anche a chi volesse approfondire in qualche modo: Nel 1957 "Gaetano Azzariti, l'ex presidente del fascista e antiebraico Tribunale della razza, divenne presidente della Corte costituzionale della nuova repubblica - una cosa impensabile nella Germania Ovest, dove la denazificazione fu più profonda" (Andrea Graziosi, professore di Storia contemporanea all'Università Federico II di Napoli, 2022, p. 114).

Nota aforistica - "La verità è la prima vittima della guerra" (Eschilo; per me è la vittima di ogni tipo di guerra); "Italiani: persone che si fanno belle con le lotte degli altri, soprattutto delle generazioni precedenti" (Amian Azzott).




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