martedì 11 agosto 2015 - Giovanni Graziano Manca

Il nostro modo di ascoltare la musica è cambiato

Constatiamo ogni giorno quanto il mondo della musica pop stia diventando avaro di uscite discografiche in grado di emozionare come una volta gli appassionati del rock più classico. Ciò si verifica nonostante il panorama musicale di oggi sia popolato da interessanti autori e gruppi emersi in questi ultimi anni e ugualmente numerosi siano i dischi di ottimo livello creativo e interpretativo registrati e perfezionati con l’ausilio delle tecnologie più avanzate. D’altro canto, per molti non solo è cambiato il modo di ascoltare la musica ma anche il significato della musica stessa.

Dagli ascolti esclusivi e frequenti degli anni giovanili gradatamente si passa ad ascolti sporadici e distratti, o da intrattenimento, o del tutto casuali. Da veicolo di diffusione di messaggi più o meno in sintonia con la propria sensibilità, il proprio modo di valutare e giudicare le cose del mondo, il proprio modo di vivere, da questione intima, ma anche politica e culturale la musica pop sembra peraltro essere diventata solo colonna sonora degli acquisiti al supermercato, delle salite in ascensore, delle attese al telefono e perfino del tempo passato in ristorante o dal dentista.

Esemplificando, non c’è da stupirsi se la house music e più genericamente la dance suonate con abbondanza di percussioni e di strumenti elettronici vari siano diventati generi che riscuotono molto successo. Si tratta di tendenze musicali che spesso accompagnano uniformemente e con pochi picchi emozionali le più diverse situazioni che possono presentarsi all’individuo durante tutto l’arco della giornata (queste sì, spesso, caratterizzate da altalenanti livelli di tensione nervosa). Esiste un videoclip piuttosto interessante ed emblematico che rappresenta molto bene la piattezza (non solo musicale) dei nostri tempi: si tratta del video di Star Guitar, un successo dei Chemical Brothers uscito nel 2002: ossessivo il paesaggio visto dal treno proprio come il ritmo ripetitivo e asettico della musica elettronica; molti, chi conosce il video lo ha certamente notato, gli impianti chimici e le autocisterne che passano e ripassano.

Alla fine l’impressione che se ne ricava, forse coincidente con il significante ricercato dall’ottimo regista Michel Gondry, è questa concordanza indissolubile musica-ambiente circostante, questo amalgama perfetto tra la velocità che il mondo di cui facciamo parte ci costringe a rispettare e il ritmo sempre uguale della musica, questa affinità elettiva esistente tra ogni ripetuta particella musicale e ogni particella di tutto ciò che l’ambiente esterno e la vita d’ogni giorno contengono, ci trasmettono e spesso ci impongono ripetutamente nel bene e/o nel male.

A suo modo interessante e verosimile, insomma, la rappresentazione fornita dal video dei Chemical Brothers del vivere in una civiltà industriale come la nostra…




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