martedì 17 gennaio 2017 - Alberto

Il contribuente chiamato a patrimonializzare Mps ed a sanare le perdite dei risparmiatori improvvidi chiede alla Politica di essere seria

Bocciata la stagione delle riforme ininfluenti sui numeri e delle chiacchiere in conflitto con i numeri, il contribuente si ritrova con un nuovo Premier a capo di un vecchio Governo (che non intende “cambiare verso”) e con il problema Mps datato e per troppo tempo accantonato.

La frenesia riformatrice ha portato a sottovalutare la bocciatura di Mps agli stress test 2016, la richiesta di ricapitalizzazione della Bce e lo stato di salute di Mps. Nel 2016, il bilancio dei primi nove mesi è in rosso di quasi 850 milioni di euro. Il titolo in borsa ha perso l’80% dall’inizio del 2016, toccando il nuovo minimo storico di 93 centesimi. Le sofferenze lorde raggiungono i 45 miliardi. E’ stato dato troppo credito all’amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, che, insieme a Jp Morgan e Mediobanca, garantiva il reperimento di 5 miliardi sul “mercato”. Ma il cosiddetto “mercato” non si è fidato e si è sfilato. Anche la Bce non si è fidata e non ha concesso proroghe. Il Governo si ritrova così il problema che pensava di avere definitivamente risolto intervenendo per Banca Etruria, Banca Marche, Cari-Ferrara e Cari-Chieti. Servono ancora soldi. E poi, guarda caso, ci sono ancora le obbligazioni subordinate rifilate a risparmiatori sprovveduti! Il 23 dicembre 2016, il Governo Gentiloni vara, in tutta fretta, un nuovo decreto "salva-risparmio" che prevede un fondo da 20 miliardi (nuovo Debito) per il salvataggio di Mps, per garantire liquidità a costi tollerabili alle banche e per tutelare al 100% la clientela retail.

Il contribuente è sconcertato. C’è voluta l’intransigenza della Bce per accorgersi che servono 8,8 miliardi di nuovi capitali per non chiudere il portone di Mps. Il Ministro Padoan ne aveva previsti due in meno e quindi, chiede alla Bce qualche informazione in più sui criteri con i quali si è arrivati a questa valutazione per riuscire a fare bene i conti la prossima volta (“conoscere i criteri della valutazione della vigilanza è utile perché può dare indicazioni anche per gli altri istituti e per le altre Autorità”). Solo dopo la campagna lanciata da Mentana-Tg La7 per avere la lista dei grandi debitori insolventi, anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, si accorge delle insolvenze Mps per importi esagerati e chiede la lista dei primi 100 (in Mps ci sono 9.300 posizioni debitorie con il 70% delle insolvenze concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti superiori ai 500mila euro e con la percentuale maggiore dei cattivi pagatori, 32,4%, fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro).

Anche il Ministro Padoan si accorge che “in modo illecito sono stati venduti prodotti a chi non aveva l'adeguato profilo di rischio, che sono stati provocati danni alla collettività-alle comunità locali-ai risparmiatori-agli investitori” e si augura che "la magistratura, individui le responsabilità e sanzioni adeguatamente i colpevoli". I Politici, assediati dai risparmiatori buggerati di Banca Etruria che vogliono un trattamento pari a quello promesso ai risparmiatori Mps - dai risparmiatori truffati dalle Poste con i fondi immobiliari- dai soci di Banca popolare di Vicenza e di Veneto banca che perdono l’85% del valore delle azioni, si accorgono che qualcosa non va e lanciano una Commissione parlamentare d’inchiesta per riuscire a capire cosa sta succedendo nel sistema bancario italiano. Ovviamente i media solleticano lo sconcerto-il disgusto della pubblica opinione prendendo qualche lucciola per lanterna (smentiscono De Benedetti e Marcegaglia).

Il contribuente è sfiduciato. Il Ministro Padoan predica la fiducia nella banca ("fattore essenziale per il buon funzionamento del sistema bancario”) dopo averla distrutta. Si è mosso, peraltro sbagliando i conti, solo dopo l’intervento della Bce. Sta studiando il Piano industriale con gli attuali vertici di Mps che non sono risultati credibili né agli investitori privati né alla Bce. Non dà garanzie di riuscire a svolgere bene il compitino (Bce e Commissione europea vogliono prima vederlo).

Il contribuente, soprattutto se con unico reddito tassato alla fonte, è sempre più convinto che deve togliere a questi Politici la delega ad infilare le mani nel suo portafoglio. Non è chiaro perché, se nessuno crede alla Dirigenza Mps, ci debba credere il Ministro dell’economia e delle finanze Padoan ("il management di Mps, che pure ha manifestato la disponibilità e rimettere il proprio mandato, gode della fiducia del Governo. Al momento dell'effettiva entrata dello Stato nel capitale della banca si procederà alla nomina di un nuovo Cda"). Non è chiaro perché non sia già in atto una ricognizione sulla clientela affidata per avere certezza che non esistano altre partite da considerare insolventi e perché non sia già delegata ad una funzione esterna ad Mps la puntuale valutazione delle nuove partite girate a sofferenza per rilevare e punire eventuali irresponsabilità. Né è chiaro perché non sia già in atto una ricognizione sull’evoluzione delle garanzie relative alle partite in sofferenza per intercettarne l’eventuale furtiva manipolazione-scomparsa e non sia già programmata la rinegoziazione dei piani di rientro per determinare l’entità dell’intervento pubblico e per pianificarne il rientro cioè per evitare che, nella fretta delle pulizie, vengano ceduti-monetizzati con uno sconto eccessivo i crediti esigibili e vengano accollati al contribuente solo i crediti inesigibili.

Né è chiaro perché non vengano già setacciate le eventuali obbligazioni emesse dalla banca (da non rimborsare, anzi da punire) a garanzia di affidamenti concessi dalla banca per acquistarle. Un giochetto datato che piace alla banca (colloca i suoi prodotti e percepisce interessi sul debito in conto) e piace al cliente (riduce l’imponibile fiscale, si fa pagare dal Fisco gli interessi bancari lucrando sulla differenza e percepisce gli interessi sulle obbligazioni). Uno sbeffeggio datato e particolarmente pesante per il Ministro dell’economia e delle finanze se il giochetto viene praticato con titoli di Stato. Quando il contribuente passa al banchetto piazzato davanti al Dipartimento del Tesoro incassa gli interessi sui titoli di Stati. Quando passa al banchetto piazzato davanti al Ministero delle finanze incassa il rimborso degli interessi bancari e lo sconto sulle tasse. Una genialità: basta ottenere un fido dalla banca per guadagnare tanto senza spendere un centesimo! Pretendere dal contribuente il rimborso delle obbligazioni utilizzate per sbeffeggiarlo, accollandogli l’accisa per sopperire alla ruberia all’erario di cui il Ministro delle finanze non si è mai accorto, sembra veramente troppo.

 

 

Un giochetto che la documentazione reperita presso una medio-piccola ma significativa banca, attesta in essere dal 1989.

 

 

 

 




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