lunedì 18 luglio 2016 - Kocis

Il campo Rom di Catani distrutto da un incendio

Nella serata di venerdì (15 luglio) un gigantesco incendio ha totalmente distrutto il grande campo ROM di via Madonna degli Ulivi (uno dei più grandi del centro-sud), ubicato in una zona periferica – Zia Lisa - e confinante con la parte sud del cimitero cittadino.

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Un’area di considerevoli dimensioni, lunga circa duecento metri, larga oltre settanta metri, strapiena di poverissime ed improvvisate baracche, abitate da almeno 500 persone, moltissimi i bambini.

Le fiamme, gigantesche, violentissime ed improvvise, in brevissimo tempo hanno totalmente raso al suolo la “struttura abitativa”. Grazie al pronto intervento dei Vigili del fuoco, encomiabili nell’azione, non si sono verificati danni alle persone.

L’incendio ha di fatto spianato e desertificato tutta l’area. Sono state totalmente polverizzate le baracche, distrutto il misero corredo di necessità quotidiano di questi nostri fratelli appartenenti alla “razza umana”, e l’habitat ambientale costituito da parecchi alberi e arbusti di vario genere.

Uno “spettacolo” di assoluta desolazione caratterizza la visione nel primo pomeriggio di domenica. Nulla è rimasto integro. Una consistente folta scia di fumo “ tossico” pervade la zona. I Vigili del fuoco sono ancora in opera. Nella parte iniziale dell’ingresso sono ammassate una trentina di bombole di gas, fortemente annerite, trasportate fuori dai rom al fine di evitare esplosioni. 

Tranne alcune brevi note diffuse localmente, gli organi di informazione nazionale hanno totalmente “dimenticato” il drammatico evento. Si tratta di Rom, altrimenti detti “zingari”. Le centinaia di persone coinvolte, che improvvisamente hanno perso il “tetto”, non meritano notizia. 

I Rom, “Inseguiti” dalle fiamme, sono fuggiti tutti. Si sono resi fantasmi? Le strutture istituzionali locali dichiarano che” presumibilmente hanno cercato accoglienza in altri accampamenti cittadini”. Una “dinamica” surreale! Parecchie centinaia di persone, nella stragrande parte appiedati sono... scomparsi nel ventre della città.

Sulla natura dell’incendio ad ora non sono state mosse ufficiali supposizioni di merito. Certo è molto inquietante riscontrare che il giorno dopo, sabato, un improvviso incendio è scoppiato nella grande area di rimessa gestita dal Comune di Catania - sita tra i quartieri di Monte Po e San Giorgio -, incenerendo circa 30 roulette depositate dopo lo smantellamento del campo Rom di Fontanarossa del dicembre del 2012.

Nel corso degli anni altri molteplici incendi si sono “abbattuti” su campi Rom dell’area cittadina.

Il campo di Zia Lisa è già stato in parte devastato dalle fiamme improvvisamente insorte in due precedenti occasioni: il 22 dicembre 2009 e il 1 agosto 2015. Già nel maggio del 2008 la povera struttura abitativa era stato forzosamente sgomberata.

La “baraccopoli” di Corso Martiri della Libertà, dove da molti anni stazionano Rom e senza tetto, è stata “interessata” e distrutta da diversi incendi, gli ultimi il 17 giugno 2016 e 17 gennaio 2014.

I Rom stanziatosi a Catania nel corso degli ultimi trent’anni non hanno mai avuto giusta e corretta accoglienza civile e democratica. Gli arrivi dei nuclei familiari si sono intensificati con le drammatiche vicende della guerra nell’ex Jugoslavia già agli inizi degli anni 90 del secolo scorso. Già da tempo la parte più rilevante proviene dalla Romania.

Il drammatico incendio di venerdì scorso (….sperando che non ci sia dolo da parte di terzi) ripropone alla civile attenzione l’infima condizione di vita dei Rom che vivono nell’ambito del catanese.

Le varie comunità ROM, più o meno stanziali a Catania, in centinaia, donne, uomini e bimbi, vivono da sempre totalmente abbandonati. Vengono di conseguenza dileggiati i declami costituzionali della nostra Repubblica democratica e solidale. Sono privi dei requisiti elementari... per condurre una normale e decente vita umana: riparo, acqua, servizi sanitari, smaltimento rifiuti, integrazione sociale nelle variegate forme.

Una condizione indegna per le basilari norme che caratterizzano e regolano la gestione della vivibilità umana in Italia e nella Comunità Europea. Le norme europee di garanzia che in maniera specifica sono rivolte ai Rom sono strutturalmente inevase.  

Lo stesso avviene per i tanti senza tetto, migranti, clochard e quant’altri di disperati che sempre più numerosi vivono in condizioni di assoluta degradazione.

La città è piena di tanti essere umani, considerati veri e propri scarti a perdere, costretti a vivere perennemente “accampati” sulle loro squallide miserie. Dai tutori istituzionali locali è completamente assente qualsivoglia azione di fattivo e consolidato supporto ai “diseredati” di tutte le malesorti e specie. Tutti i “deboli”: poveri, disoccupati senza speranza, senza casa, viventi a tempo pieno nelle strade, migranti indigenti e “clandestini”, sono abbandonati al loro tragico destino, lasciati dalle Istituzioni alla carità dei cittadini volontari o associazioni che in questo “mare grande” cercano di supplire - molte volte vanamente date le dimensioni della situazione in atto -, ai doveri e ai diritti declamati dalla Costituzione nostra repubblicana, nata, come affermò il giurista Calamandrei, dalla Resistenza popolare contro le ideologie e le pratiche nefande del razzismo e dell’esclusione assassina da parte dei vari fascismi.

Si è oggi a Catania, 2016, come nel medioevo dell’anno mille.

Diversamente dalle azioni operative avvenute da tempo in molte altre località nazionali a Catania nulla è stato mai realizzato per la messa in opera di adeguate iniziative di ospitalità. In particolare, a parte il variegato, prolungato e ridanciano chiacchiericcio consumatosi negli ultimi vent’anni, mai è stato realizzato un adeguato campo attrezzato di accoglienza per i Rom; con alloggiamenti e con tutti i requisiti igienico-sanitari indispensabili. Struttura, questa, elementare, per determinare minimali condizioni di vivibilità.

Mai sono state intraprese idonei interventi operativi a sostegno dei tanti “diseredati”, disoccupati, locali e non.

A Catania, alfine, ha prevalso sempre il “franse o spagna” di antica memoria. Qualsiasi sia il colore delle amministrazioni comunali ad ora succedutosi , vince sempre la logica del “comparato”, a danno dei tanti poveri che sempre più vivono totalmente emarginati dalla città “normale”. Oggi come ieri!

La cosiddetta “società civile” più o meno organizzata, in associazioni, partiti, strutture sociali o in strutture di “cordata”, a parte piccolissimi spicchi, è totalmente assente. Curano gli affari di bottega o le beghe di “famiglia”.

I dolori sono esclusivamente chi li ha, vivendoli da soli nella disperazione assoluta!




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