giovedì 5 maggio 2011 - GeriSteve

Il Guiness dell’alleato più inaffidabile

La sera dell’8 settembre 1943, al Quirinale, l’allora re d’Italia Vittorio Emanuele III aveva riunito il consiglio della corona, con Badoglio (nella foto) e gli altri ministri. Il proposito del re e di molti ministri era quello di smentire e annullare l’armistizio già firmato con gli alleati. Poi ci si rinuncia, perché si scopre di aver paura anche della reazione degli americani e degli inglesi, oltre di quella dei tedeschi, e quindi si passa ad organizzare la fuga da Roma. E’ un episodio vergognoso, ben conosciuto all’estero.

A quasi settant’anni di distanza, il nuovo reuccio d’Italia ci riprova.

La sera dell’8 settembre 1943, al Quirinale, l’allora re d’Italia Vittorio Emanuele III aveva riunito il consiglio della corona, con Badoglio (capo governo) Ambrosio (stato maggiore generale), Carboni (servizi segreti), Sorice (guerra), De Stefanis (esercito), De Courten (marina), Sandalli (aviazione), Guariglia (esteri), Acquarone (trattative), Puntone (aiutante re). Il proposito del re e di molti ministri era quello di smentire e annullare l’armistizio già firmato con gli alleati. Poi ci si rinuncia, perché si scopre di aver paura anche della reazione degli americani e degli inglesi, oltre di quella dei tedeschi, e quindi si passa ad organizzare la fuga da Roma.

E’ un episodio vergognoso, poco noto in Italia, ma ben conosciuto all’estero.

L’inaffidabilità italiana sarà uno dei motivi per cui gli alleati poi imporranno a Parigi un durissimo trattato di pace, con allegato un elenco di mafiosi da proteggere: la mafia a garanzia dei politici italiani voltagabbana.

A quasi settant’anni di distanza, il nuovo reuccio d’Italia ci riprova a farci fare una incredibile figuraccia. Se ci riesce, una figuraccia ancora peggio di come ha fatto Vittorio Emanuele III.

Dopo aver aderito alla missione Nato sulla Libia, dopo che i nostri aerei avevano lanciato i loro missili, ha dichiarato che non abbiamo mai bombardato e mai bombarderemo. Poi fa una giravolta e dice e fa il contrario e i nostri aerei tornano a bombardare.

Siccome adesso ci sono elezioni amministrative, un partito di governo (la Lega) dichiara che partecipare alla guerra in Libia è un errore e che l’Italia deve fare marcia indietro, altrimenti per ogni bomba arriva una barca. Il fido Cicchitto, P2 e yesman di Berlusconi in parlamento, prepara una mozione in cui, a prenderla sul serio, si impegnerebbe il governo ad essere disponibile e pronto a dissociarsi dall’alleanza; e cioè avviare trattative separate di pace, pretendere dagli alleati una data di scadenza dell’alleanza, combattere soltanto per difendersi e garantire che non si farà male nessun civile e neanche nessun militare italiano, garantire che la missione verrà pagata con fondi neri fuori bilancio non riconducibili ad alcuna tassa, ridurre gradualmente l’impegno militare…

Sembra una barzelletta, eppure l’ANSA riporta proprio che la mozione impegnerà il governo a:

- intraprendere immediatamente una decisa e forte azione politica sul piano internazionale finalizzata ad una soluzione, per via diplomatica, della crisi libica che ristabilisca condizioni di stabilità, pace e rispetto dei diritti umani ponendo fine alla fase militare e ai bombardamenti;

- escludere, per il futuro, qualunque nostra partecipazione ad azioni di terra sul suolo libico;

- in accordo con le Organizzazioni Internazionali ed i Paesi alleati fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, di cui in premessa, che comunque debbono attuarsi nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione ed esclusivamente come strumento di difesa ad atti ostili, reali, concreti ed attuali rivolti contro i nostri velivoli ovvero contro la popolazione civile ed in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile stessa e per i nostri operatori.

- non determinare ulteriori aumenti della pressione tributaria finalizzati al finanziamento della missione.

- dare esecuzione al piano di razionalizzazione delle missioni già in corso, da attuarsi, in accordo con le Organizzazioni Internazionali e i Paesi alleati, attraverso una graduale e concordata riduzione degli impegni del nostro Paese.

E adesso cosa succederà?

Assolutamente niente: tutto procederà esattamente come se la mozione non esistesse; la nostra credibilità internazionale non ne subirà alcune danno, perché peggio di così non è possibile.

Ma forse, stavolta ce lo danno davvero il Guiness dell’inaffidabilità internazionale. E potremo ben dire di essercelo guadagnato.




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