giovedì 15 ottobre 2015 - marina bontempelli

Il Dittico al teatro Malibran di Venezia: di grande impatto emotivo e musicale

Penultima produzione della stagione lirica 2014-2015, il Dittico Janáček-Poulanc al teatro Malibran convince per l’originale regia di Gianmaria Aliverta che fonde con intelligente sensibilità l'opera dei due compositori.

Che sia dialetto valacco o francese très chic, l’amore incarna in sé il massimo del meraviglioso e del tragico ed è questo il filo doloroso e appassionato che riesce ad unire in un unico dramma musicale "Il diario di uno scomparso" di Leoš Janáček e "La voix humaine" di Francis Poulanc in una trama che tutto suggerisce e nulla esplicita in un gioco di piani temporali e flash back di una vicenda noir ideata dal 31enne regista Gianmaria Aliverta.

I due atti unici sono sostanzialmente diversi per periodo (1921 – 1959) e natura (mondo contadino – élite raffinata): Il diario di uno scomparso, è un ciclo di canzoni (Lieder per tenore, contralto e tre voci femminili con accompagnamento al pianoforte) e La voix Humaine un monodramma agito da “una donna giovane ed elegante” (secondo le indicazioni di Jean Cocteau, autore del testo) che dialoga al telefono con l’uomo che l’ha lasciata per un’altra, dialogo nel quale noi udremo solamente la voce di lei, Elle.

Il regista dunque ne ha ricavato un unico dramma musicale ed infatti in questa interessante produzione il protagonista del Diario di uno scomparso, l’ingenuo contadino che sedotto dalla zingara Zefka abbandona la sua donna, è l’invisibile interlocutore de La voce umana, la cui protagonista nel corso di una lunga, disturbata telefonata farà di tutto per tenere accanto a sé il suo uomo, inutilmente, e per questo lo ucciderà chiudendo la storia col suicidio.

Questo è, in breve, "Il Dittico", in scena in questi giorni al teatro Malibran di Venezia in un bell’allestimento con le scene di Massimo Checchetto e i costumi di Carlos Tieppo. Nella prima parte il tenore Leonardo Cortellazzi convince vocalmente, bene anche il mezzosoprano Angela Nicoli. Si disimpegnano onorevolmente anche le voci fuori scena, ma chi è stato una sorpresa è stato Claudio Marino Moretti, direttore del coro del teatro, che ha suonato il pianoforte con eleganza e una non comune generosità di nuance interpretative.

Per quanto riguarda la seconda parte, Ángeles Blancas Gulìn, che qui al teatro La Fenice avevamo già apprezzato in Lou Salomè di Sinopoli e ne Il caso Makropulos, possiede doti di eccellente cantante offrendo nel contempo una prova incisiva dal lato scenico che le consente di essere una credibilissima Elle. Francesco Lanzillotta, sul podio, dirige con energia appassionata riuscendo anche a valorizzare i momenti più intimi e introspettivi. Applausi senza riserve, e parte del pubblico sinceramente toccata da questa particolare, inedita, emozionante produzione.




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