venerdì 6 febbraio 2015 - alessandro tantussi

I capponi di Renzo e quelli di Renzi

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Che Renzi conosca i Promessi Sposi è probabile, e mi sembra che il buon Matteo da Rignano sull’Arno abbia tratto giovamento dalla lettura di quando Renzo, promesso sposo di Lucia, si recò dall’avvocato Azzeccagarbugli. 

Per ingraziarsi l’avvocato, Renzo porta alcuni capponi che tiene in mano, appesi a testa in giù. Per tutto il viaggio i capponi, ignari della loro prossima fine, non fanno altro che beccarsi l’un l’altro e il commento di Manzoni è una riflessione sulla litigiosità umana che, come quella dei capponi, non si rende conto che, senza il reciproco aiuto, ci aspetta una comune brutta fine (per i capponi quella di finire in pentola per i partiti di opposizione di restare all’opposizione in eterno).

Queste le parole del Manzoni: “Lascio pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo all'in giù, nella mano di un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. (…) e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.

Beh, nella metafora i polli di Renzi potrebbero essere i partiti di opposizione. Matteo li strapazza un po’ a turno e quelli, per ribellarsi, non trovano altro sfogo che beccarsi tra di loro.



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