lunedì 12 maggio 2014 - Pino Mario De Stefano

House of Cards. Pensare la politica

 
Castello di carte. È così che apparirebbe la politica, se la si analizzasse in profondità, ai nostri giorni, quando, in un mondo globalizzato, i veri registi delle decisioni sui destini dei popoli e degli Stati, risiedono in gran parte fuori dalla cerchia degli attori politici nazionali. Così apparirebbe, dal momento che i politici, di governo o di opposizione, si prendono troppo sul serio, e si azzuffano come bambini a difesa dei propri giochi, intenti ad occupare il centro della scena, sordi di fronte all'urgenza delle domande che emergono dalla vita della gente comune, stufa di tattiche e strategie di lotta, ogni volta presentate come nuove ma vecchie come il mondo!
 
Ma, House of Cards è anche il titolo di una serie televisiva statunitense (trasmessa su Sky Atlantic) che avrei desiderato fosse stata ideata e prodotta in Italia.
 
Invece, da noi si parla molto, forse troppo, di politica, e tuttavia si fa molto poco per capire e far capire, veramente, la politica con il suo “non detto”, ciò che sta “dietro la scena" della politica “rappresentata”, e cioè: la genesi delle dinamiche e dei processi reali, i radicamenti sociali delle varie decisioni, le logiche sotterranee nei rapporti di forza politici e le loro relazioni con altri ambiti, poteri e settori della società. Per la maggioranza dei cittadini, la politica è solo quello che appare sulla scena mediatica o, al massimo, ciò che i giornalisti chiamano, e propinano come i “retroscena”, che, poi, non sono altro che il pettegolezzo politico. Siamo davvero trattati come comari stupide e sfaccendate, sedute agli angoli delle strade!
 
Questo è il motivo per cui mi riesce sempre più noioso seguire programmi come Ballarò, Porta a porta, Servizio pubblico, o i vari La gabbia, Bersaglio mobile, Piazza pulita, ecc. (titoli, non a caso, molto adatti a videogiochi). Mi sembrano solo stanche e prevedibili spettacolarizzazioni e drammatizzazioni della politica, spesso “urlata”, in modo che anche gli spettatori più distratti drizzino le orecchie. Ricordate quando, nella scuola, si diceva che, con i bambini, occorre drammatizzare i contenuti dei programmi in modo che, coinvolgendo sensi ed emozioni, diventasse più facile il loro apprendimento? Solo che con quei metodi si trasmettevano contenuti veri e, probabilmente, i bambini imparavano veramente qualcosa di nuovo e valido. Invece mi pare che, in questi programmi, di "divulgazione politica" ci sia poco, e sia rimasto solo il "metodo" della drammatizzazione, attraverso cui viene offerto un banale gioco delle parti a degli adulti-bambini, solleticando le loro emozioni e spingendoli ad identificarsi in ruoli già predefiniti. E la cosa sembra funzionare. Solo che non si impara niente sulle dinamiche profonde e sui processi reali dell’agire politico.
 
Beh! allora, spettacolo per spettacolo, è preferibile guardarsi un bel film. Oppure una serie come House of Cards in cui lo spettacolo non manca, ma dove è possibile allo spettatore entrare, per così dire, anche nel “‘laboratorio’” della politica, capire la genesi della sua crisi, delle sue debolezze e dei suoi fallimenti non solo etici, insieme alle contraddittorie convivenze tra i progetti ideali e il pragmatismo cinico, a volte imposto dagli eventi. Dove si vede come l'esercizio del potere politico, che deve essere sempre, anche, "decisione", subisca interferenze, talora ultimative, da parte di altri poteri ed altre istanze. Dove il ruolo dell'informazione (carta stampata e tv) è chiaramente analizzato nelle sue responsabilità e relazioni, a volte servili, con la politica. Dove addirittura una voce - quasi fuori campo – ma, in realtà, la voce e il volto del protagonista si rivolge direttamente allo spettatore, ogni tanto, per accompagnarlo e aiutarlo a decodificare e comprendere intenzioni ed effetti taciuti delle relazioni politiche.
 
Per motivi analoghi avevo già apprezzato la serie Borgen, prodotta in un piccolo paese, penso con meno risorse dell’Italia, come la Danimarca, e trasmessa da La effe Tv. House of Cards, come Borgen, potrebbe essere considerata una forma di introduzione alla politica, più istruttiva, oltre che più godibile, dei programmi di informazione e dei talk show italiani. Se non altro, aiuterebbe gli spettatori italiani a collocare le vicende politiche e partitiche, di casa nostra, nel contesto della crisi della politica degli altri paesi avanzati, aiuterebbe così a sprovincializzare la lettura della politica fatta in Italia da mezzi di informazione, da "analisti" politici e dagli stessi protagonisti della vita politica. E questo sarebbe già un buon risultato.
 
 



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