sabato 28 aprile 2012 - Enrico Emilitri

Guerra di secessione. Le ragione per le quali il Sud non avrebbe mai vinto

Si fa ancor oggi un gran parlare di come sarebbero andate le cose se la Confederazione degli Stati Americani (Confederation of the American States = CSA) avesse vinto la Guerra di Secessione.

Tolto che, com'è noto da sempre, la Storia non si fa coi "se" e i "ma" (né tantomeno coi "sempre" e i "mai", a meno di non voler effettuare delle analisi comparative), e che la storia stessa non è ucronia (ovvero non ha tempo, nel senso che si tratta, appunto, di osservazioni puramente ipotetiche, tipo - appunto - il classico "Cosa sarebbe successo se… "), iniziamo con l'esporre i motivi per cui, anche nel caso di un eventuale successo militare, la stessa CSA non ne avrebbe visti corrispondere analoghi in campo politico, ma non solo.

Il primo punto è che il Sud degli Stati Uniti aveva un'economia principalmente agricola e, in parte, commerciale, ma pressoché nessuna industria o attività di trasformazione. La stessa agricoltura era estremamente differenziata, con una tendenza alla specializzazione nella produzione di cotone, considerata, come ben sappiamo, una coltura industriale poiché, una volta raccolto, il cotone stesso deve essere lavorato onde ottenerne filati e tessuti, cosa per la quale occorrono, appunto, adeguate strutture industriali che il Sud non possedeva e nelle quali nessun grande proprietario terriero, ma neppure gli stessi banchieri e finanzieri del Sud, avrebbe mai realmente investito.

Visto che per fare ciò si sarebbe dovuto rinunciare - perlomeno in parte e per un periodo non certo breve - ad uno stile di vita pressoché analogo a quello della grande feudalità d'Ancien Régime europeo precedente il periodo rivoluzionario e napoleonico. Non solo, ma l'industrializzazione del sud avrebbe comportato la formazione di una manodopera sia generica che specializzata, da reclutare principalmente nelle campagne e da formare nel corso del tempo e con l'esperienza, idea decisamente respinta non soltanto dai proprietari delle grandi piantagioni cotoniere ricordate in "La capanna dello zio Tom" e "Via col vento" (dato che avrebbe comportato la riconversione in tal senso di buona parte degli schiavi), ma anche dai medi e piccoli proprietari cerealicoli, nella quasi totalità bianchi, pochissimi dei quali possedevano degli schiavi, anche perché si trattava in genere di estensioni - per quanto grandi - decisamente inferiori alle stesse piantagioni cotoniere.

Per questa ragione, l'impiego di schiavi non destinati ai servizi domestici o di supporto (manutenzione e riparazione carri, strumenti, attrezzi, taglio e lavorazione del legname, ecc.) era considerato antieconomico e decisamente controproducente (per fare un esempio: all'inizio de "Il texano dagli occhi di ghiaccio" Clint Eastwood è, appunto, un piccolo coltivatore del Sud cui gli unionisti, cioè i nordisti, massacrano la famiglia).

Un altro problema è che, per quanto possa sembrare strano, non tutti gli Stati del Sud erano schiavisti, o non lo erano comunque tutti nello stesso modo, anche perché non dappertutto era possibile impiantare grandi coltivazioni cotoniere. Fermo restando che - anche dopo la Secessione - alcuni degli Stati schiavisti rimasero nell'unione poiché si accorsero che i costi dell'operazione sarebbero comunque stati troppo elevati, e forse nella speranza che Lincoln (che era sì abolizionista in linea di principio, ma in fondo non era molto interessato all'argomento in sé) ci ripensasse.

Molte personalità del Sud, come il gen. Robert E. Lee (conterraneo e nipote acquisito di George Washington, nonché grande proprietario terriero e possessore di schiavi) reputava che, nell'eventuale prospettiva di un futuro sviluppo industriale del Sud stesso (del resto inevitabile, se si voleva ridurre la dipendenza non soltanto dal Nord, ma anche dall'estero, dato che la lavorazione e trasformazione del cotone, ma non solo, veniva svolta da chi possedeva le grandi industrie tessili, quindi non solo gli stati settentrionali, ma anche alcuni Paesi europei, in primis Francia e Regno Unito) la schiavitù non solo era immorale (Lee era molto religioso e, fondamentalmente, tollerante), ma - come più volte ricordato - anche antieconomica soprattutto in un Paese che già allora si considerava (insieme all'ex-madrepatria britannica) il principale bastione del capitalismo e dell'economia di mercato, per cui l'agricoltura era, in pressoché tutti i sensi, subalterna all'industria e al commercio.

Ma il problema più grave era senz'altro quello militare, dato che solo due Stati del Sud avevano una tradizione militare vera e propria, vale a dire la Virginia (di cui, oltre agli stessi Washington e Lee, erano originari pure altri generali, come Andrew Jackson e dove aveva visto la luce la stessa uniforme statunitense, derivata dalla bandiera virginiana, azzurra col sigillo dello Stato, su cui è rappresentato un pellerossa che schiaccia un monarca - probabilmente Giorgio III d'Inghilterra - e sotto cui è scritto: "Sic semper Tirannis!", cioè "Così [periscano, o finiscano] sempre i tiranni!") e il Texas, uscito vincitore dalla guerra contro il Messico all'indomani di Alamo e San Jacinto, grazie a cui si erano - appunto - formati un Esercito e una Marina texani.

Questi due stati avevano un'adeguata esperienza in merito, mentre tutti gli altri si limitavano a costituire poco più che milizie "raccogliticcie", prive non solo di esperienza militare, ma anche di ordine, disciplina e, ancor più, motivazioni, dato che - al contrario di quanto avveniva al Nord, e com'era, invece, tradizione ancora all'epoca in molti Paesi europei (Portogallo, Spagna, Prussia, Austria, Russia, Stati Italiani, dov'erano monopolio della Nobiltà) - le funzioni di comando spettavano, appunto, alle famiglie dei grandi piantatori.

Tenendo inoltre conto che l'esercito confederato era composto in prevalenza di bianchi, benché studi recenti abbiano dimostrato come verso la fine siano apparsi interi reparti costituiti da neri, che - contrariamente a quanto si pensa - non erano affatto tutti ben disposti verso il Nord e, anzi, reputavano lo stato di schiavitù assai meno gravoso di quanto abitualmente si consideri tuttora persino in un Paese come il nostro, dove lo stesso concetto di schiavitù (benché non siano mancati moltissimi casi anche in epoche relativamente recenti) è francamente aborrita; visto anche che - se li privava della libertà e della dignità, nonché dello status, di esseri umani - li sollevava comunque di responsabilità eccessivamente gravose cui non erano affatto preparati (questo spiega come mai - al di là delle discriminazioni subite anche dopo il conflitto fratricida - gli afroamericani abbiano faticato ad inserirsi nel tessuto statunitense e solo in questi ultimi anni si sia riusciti ad avere un presidente di colore, cioè Barack Obama: vedasi quanto riportato in merito dal sito farwest.it, che certo non può essere tacciato di faziosità al riguardo).

Le cose, in effetti, andarono bene sino a quando a capo dello stesso esercito sudista vi furono ufficiali che provenivano da West Point e Annapolis, o vi si erano in qualche modo formati (oltre al più volte citato Lee, William "Stonewall" Jackson, J.E.B. Stewart e Beauregard, oltre all'amm. Buchanan), ma non appena molti di questi - ad eccezione di Lee - scomparvero dalla scena (in alcuni casi fisicamente come Jackson, in altri per demerito o circostanze sfavorevoli) le cose iniziarono ad andare di male in peggio.

Soprattutto se si considera che la Confederazione (il Sud) privilegiò sin da principio la coscrizione obbligatoria senza però ammetterne la sostanziale meritocrazia (che in molti casi consentiva l'avanzamento anche degli appartenenti alle classi inferiori), mentre l'Unione (cioè il Nord) reclutò soprattutto volontari, molti dei quali precorsero una brillante carriera partendo spesso dalla truppa o dai gradi più bassi.

A questo va aggiunto che, malgrado gli aiuti e sostegni provenienti da molti Paesi (in testa i britannici e francesi, che a dire il vero speravano di ottenere risultati più significativi di quelli effettivamente conseguiti) e sorprendenti manifestazioni di progresso, quali la costruzione di ironclads (corazzate di superficie), la più famosa delle quali è senz'altro la "CSS Virginia" (ricavata dai resti dell'"USS Merrimack", affondata dal suo stesso equipaggio proprio per evitare che cadesse in mani confederate) e uno dei primi sottomarini della storia, lo "CSS Hunley" (contraltare ed equivalente dell'"USS Monitor", che a Hampton Court affrontò la stessa Virginia riuscendo ad infliggerle pesanti danni proprio nel momento in cui stava per avere la meglio), affondato dopo l'unica azione (peraltro coronata dal successo) contro una delle navi unioniste che bloccavano il porto di Charleston e solo di recente recuperato ed attualmente esposto in un museo.

L'equipaggio - con in testa il comandante Dickson - è stato invece sepolto con gli onori militari, proprio per la mancanza di un solido apparato industriale che obbligò la Confederazione a rifornirsi soprattutto all'estero (la "CSS Alabama", che tanto diede da torcere all'US Navy, venne costruita nei cantieri britannici) finì col risultare determinante per la sconfitta del Sud.

Ma anche nel caso di una vittoria confederata le cose non sarebbero andate meglio: la definitiva separazione dagli USA avrebbe, infatti, indotto la Confederazione a provvedere alla propria industrializzazione, con la progressiva eliminazione della schiavitù, dato che - come si diceva all'inizio - la manodopera doveva essere reclutata nelle campagne. Dato che queste ultime impiegavano principalmente afroamericani, era chiaro che gran parte di essi avrebbe finito con l'andare ad ingrossare le file del proletariato di fabbrica insieme a molti bianchi che, proprio in quanto avvezzi da sempre ad un'ampia autonomia, ben difficilmente avrebbero legato con i colleghi di colore.

Al contrario di questi ultimi i bianchi avevano, infatti, anche nel peggiore dei casi, un minimo d'istruzione, il che permetteva loro di poter, in breve tempo, ottenere ruoli direttivi anche se solo a livello di capisquadra e/o capireparto o simili; mentre i neri avrebbero comunque fatto molta più fatica a raggiungere livelli quasi analoghi. Nota è la vicenda di Carl Brashear, ricordato nel film "Men of Honor - L'onore degli uomini", in cui il protagonista - primo palombaro di colore dell'US Navy - è interpretato da Cuba Gooding jr e il suo istruttore da Robert de Niro. A ciò si deve aggiungere che un simile processo sarebbe stato possibile, tra le altre cose, solo grazie ad interventi economici e finanziari stranieri, cosa che avrebbe assai limitato la libertà d'azione e d'iniziativa della Confederazione e - di conseguenza - buona parte della sua stessa indipendenza politica, trasformandola a pressoché tutti gli effetti in una vero e proprio protettorato.

Per questi ed altri motivi la Confederazione non sarebbe mai uscita realmente vincitirice dalla Guerra di Secessione e forse è stato meglio così, anche perché altrimenti ben difficilmente gli Stati Uniti sarebbero divenuti (specie dopo la dissoluzione dell'URSS e del Patto di Varsavia) la superpotenza per antonomasia e il bastione della democrazia liberale. Anche se allo stato attuale delle cose pure questo modello è decisamente in crisi.



4 réactions


  • (---.---.---.87) 29 aprile 2012 23:28

    Non mi trovo concorde con le seguenti e affermazioni:

    1)"Un altro problema è che, per quanto possa sembrare strano, non tutti gli Stati del Sud erano schiavisti, o non lo erano comunque tutti nello stesso modo, anche perché non dappertutto era possibile impiantare grandi coltivazioni cotoniere."

    Tutti gli Stati confederati che parteciparono al conflitto erano schiavisti, e praticavano lo schiavismo, in gran parte, in modo brutale e violento, abusando delle donne di colore.

    2)"Tenendo inoltre conto che l’esercito confederato era composto in prevalenza di bianchi, benché studi recenti abbiano dimostrato come verso la fine siano apparsi interi reparti costituiti da neri, che - contrariamente a quanto si pensa - non erano affatto tutti ben disposti verso il Nord..."

    L’eserctito confederato era composto solo da bianchi, che usavano i neri nell’esercito solo per la bassa manovalanza, come i federali a inizio conflitto. I soli uomini di colore che combatterono nella Guerra Civile Americana ufficialmente accertati con nome, cognome e reparto di appartenenza, furono quelli che combatterono nelle fila unioniste e furono 180.000. La grandissima parte di loro erano schiavi fuggiti dal Sud e ben contenti di combatterlo. Se sono esistiti reparti di colore confederati a fine conflitto, sarebbe corretto scrivere almeno in quale brigata o divisione militarono.

     

     


    • Enrico Emilitri Enrico Emilitri (---.---.---.56) 30 aprile 2012 00:57

      Sul sito farwest.it esistono diversi articoli sull’economia del Sud, che dimostrano come, in effetti, non esistessero solo le grandi piantagioni di cotone, ma vi erano anche quelle che si dedicavano alle coltivazioni più comuni, e pure l’allevamento del bestiame, che in genere impiegavano, appunto, assai meno schiavi delle citate piantagioni cotoniere (la cui estensione era decisamente superiore persino ai grandi latifondi frumentari); nello stesso sito esiste, nella pagina del forum dedicata alla Guerra Civile, una serie di interventi (che la pregherei di leggere attentamente) che tratta, appunto, della presenza di numerosi soldati (e, badi, parlo proprio di SOLDATI) di colore nelle file confederate, anche se, come giustamente sottolinea lei, non proprio come combattenti.


  • (---.---.---.186) 30 aprile 2012 22:25

    Il fatto che non esistesse solo l’oligarchia dei grandi piantatori del Sud nella Confederazione, non vuol dire che tutti gli Stati Confederati non fossero schiavisti. Non vi era un solo Stato dove non si praticasse la schiavitù.

    Un vecchi articolo di un giornale del Nord Carolina, di Raleigh, datato 22 marzo 1865, scrive testualmente:

    "...Tra pochi giorni saranno fatti dei passi per cominciare l’arruolamento in Carolina Settentrionale, ed è bene che i negri sappiano le regole in base alle quali essi entreranno nel servizio..."

    Il 9 aprile il Generale Lee si era arreso.

    Se mai qualche compagnia di soldati confederati di colore è esistita, dovrebbe risultare almeno qualche traccia scritta. Se poi Lei mi parla di ausiliari, è un altro discorso. Possono essere forse esistiti alcuni creoli, meticci o neri liberi (magari proprietari di schiavi), assai rari, che imbracciare il fucile contro i federali, ma sono stati veramente casi eccezionali, specialmente se paragonati ai 180.000 neri che combatterono contro la Confederazione.

     

     


    • Enrico Emilitri Enrico Emilitri (---.---.---.148) 1 maggio 2012 00:24

      In effetti il mio articolo intendeva semplicemente sottolineare che la Guerra di Secessione è stata tutt’altro che quel grande evento mirante all’effettiva liberazione degli schiavi; si volevano, invece, sottlienare le motivazioni di fondo della sconfitta finale della Confederazione, che nascevano, appunto, dal fatto che, a differenza del Nord, il Sud non si fosse evoluto per tempo in senso economicamente più avanzato.
      Il fatto poi che io abbia detto "Non tutti gli Stati del Sud erano schiavisti, o, meglio, non lo erano allo stesso modo" significa proprio il fatto che se è vero com’è vero che la schiavitù era diffusa ovunque (vi erano, peraltro, anche degli Stati schiavisti anche nel Nord, e questo lo si evince ure dalle cartografie che segnano spesso "Stati schiavisti rimasti nell’Unione"), non è detto che venisse praticata ovunque nello stesso identico modo (una grande piantagione cotoniera arrivava ad impiegare centinaia o migliaia di schiavi, una fattoria dedita alle coltivazioni di mais o frumento, o meglio ancora un ranch ne impiegava in media non più di una ventina, o forse anche meno, anche se la conduzione e la custodia delle mandrie rimaneva comunque affidata principalmente ai bianchi).


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