lunedì 10 aprile 2017 - Giovanni Greto

GNU QUARTET, “Untitled” (Nadir Music)

Dopo aver inciso cinque album, a partire dal 2006, l’anno della loro nascita, sotto la stella della PFM, al teatro Nazionale di Milano, gli GNU registrano un CD con undici composizioni originali del violoncellista Stefano Cabrera.
Secondo un’antica leggenda africana, lo Gnu sarebbe il risultato di un incrocio fra diverse specie animali. Forse la scelta del nome è dovuta al fatto che nella musica del quartetto si avvertono influenze classiche, rock e jazz.
“Untitled”, come si legge nel libretto allegato al CD e nei comunicati stampa volti a promuovere il lavoro, è il frutto di dieci anni di esperienze musicali - da Niccolò Fabi ai Negroamaro, dagli Afterhours alla PFM, alla collaborazione con orchestre sinfoniche, alla composizione di colonne sonore per il grande schermo - che danno vita ad una forma originale e potente.
Singolare è la scelta, da parte del gruppo, di non dare un titolo ai brani in scaletta, per una durata totale di 43 minuti. Le tracce infatti si chiamano semplicemente ‘Idee’, con un numero che le contraddistingue, non secondo l’ordine che ci si aspettrebbe (da Idea 1 a Idea 11), ma secondo il seguente : Idea 1, 2, 6, 8, 9, 10, 13, 16, 17, 18, 21.
Questo, si legge sempre nel libretto, per dare all’ascoltatore una libertà completa. Inoltre, tra un’idea e l’altra, come in un block notes, è lasciato uno spazio bianco a quadrettini sul quale l’ascoltatore potrà, se vuole, scrivere una serie di appunti e, magari, inviare i propri suggerimenti e/o il proprio giudizio all’ensemble, che potrà tenerne conto per l’album successivo.


Strumentalmente il quartetto è composto da un trio d’archi - Roberto Izzo, violino; Raffaele Rebaudengo, viola; il succitato Stefano Cabrera, violoncello - e da un flauto, Francesca Rapetti.
Si parte con quel connubio tra musica classica e rock che si verificò negli anni ’70 - mi vengono in mente i due LP “Concerto grosso” dei New Trolls - in un’Idea 1 che mescola il Funky con la Disco Music, poiché al quartetto piace tecnicamente inserire “un’elettronica discreta che supporta le percussioni costruite con la beatbox del flauto”. Minimalismo e improvvisazioni, strutture orchestrali e sperimentalismo “ sono alcuni degli ingredienti di un prodotto musicale robusto, che mantiene, all’interno della sua varietà stilistica, una forte personalità ed individualità”.

Personalmente, la scelta di introdurre quel tipo di percussione elettronica non è il massimo. Magari inviterei qualche altro musicista con il suo strumento, se l’intento è quello di arricchire la tavolozza timbrica. Preferisco le tracce più classicheggianti, come Idea 6 e 10, che iniziano con il suono morbido del flauto, mentre gli archi pizzicano in sottofondo (3) od arpeggiano (6). Espressive ed energiche affiorano cadenze virtuosistiche alternate a stacchi veementi e impeccabilmente eseguiti.
La traccia più bella, per chi scrive, è l’ultima, Idea 21, in cui si ascolta un fraseggio classico della viola, ripetuto poi dal flauto. È un’Idea assai romantica, che conferisce una sensazione di ampiezza e di respiro all’ascolto.
Insomma, un fuoco vitale pervade la musica del quartetto che presumibilmente svilupperà ulteriori Idee in un prossimo futuro, commentando una scelta di vita frenetica - tipica di chi si immerge nel lavoro a tutto campo - o in sintonia con i cicli della natura - come di chi vive in campagna - oppure meditativo-spirituale - come quelli che si interrogano su quale senso dare alla propria esistenza.
Post Scriptum. Una richiesta alle case discografiche. Se il CD che promuovete è destinato anche al pubblico italiano, potete stilare le note di copertina anche nella nostra lingua madre?




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