mercoledì 12 settembre 2012 - Giorgio Mennella

Foxconn: Studenti universitari costretti a diventare operai. Il lato oscuro di Apple

In quello che dovrebbe essere l'ennesimo giorno di gloria per la Apple, due articoli, apparsi rispettivamente sullo Shanghai Daily e sullo Shanghai Evening Post, svelano ulteriori retroscena sul lato oscuro della mela: la megafabbrica Foxconn, in Cina, dove si assembla il nuovo iPhone 5, ultimo gioiello della azienda di Cupertino. 

"Foxconn Undercover", è il nome del reportage, scritto da un giovane reporter cinese che si è infiltrato nella fabbrica-lager, lavorando dieci giorni come operaio. Dieci giorni da incubo, con turni di lavoro notturno da 10 ore l'uno, condizioni igieniche pessime e vessazioni continue da parte dei superiori. Un inferno che vien ripagato con un salario miserevole (meno di 200 euro) e "l'onore di aver lavorato al nuovo prodotto Apple". 

"Secondo i miei calcoli, devo terminare almeno 5 mascherine di iPhone al minuto. In 10 ore devo finire 3000 mascherine posteriori dell'iPhone 5. Ci sono in totale 4 linee di produzione incaricate di questo processo, 12 operai per ogni linea. Ogni linea può produrre 36000 mascherine posteriori di iPhone 5 in mezza giornata. Roba da far spavento... Finisco di lavorare alle 7 del mattino"

Il CEO di Apple, Tim Cook, aveva visitato gli impianti della Foxconn lo scorso marzo, e non aveva smesso di ripetere che l'azienda era fermamente intenzionata a migliorare le condizioni di lavoro nelle proprie fabbriche cinesi. Se le notizie riportate dal giornalista dovessero essere confermate, il ritorno di fiamma, per il marchio fondato da Steve Jobs, potrebbe essere di proporzioni enormi.

Pessime notizie arrivano anche dal quotidiano Shangai Daily, rilanciate oggi da un articolo del New York Times. Foxconn starebbe impiegando forzatamente degli studenti universitari come manodopera a basso costo. 

Come riporta anche agichina24.it "a Huai'an, nella Cina orientale, migliaia di studenti universitari vengono cooptati dalle autorità locali, forzati a interrompere le lezioni, e spediti al lavoro negli stabilimenti Foxconn, azienda taiwanese licenziataria di Apple."

A rivelare i particolari, una studentessa cinese, "mengniuIQ84": 

"Gli studenti-operai hanno iniziato a lavorare giovedì scorso con una paga di 1550 yuan mensili (circa 193 euro) e turni che possono arrivare a 12 ore al giorno, per sei giorni a settimana. Ma devono pagare di tasca propria vitto e alloggio - racconta mengniuIQ84 - e anche se le scuole hanno siglato con Foxconn un accordo per un periodo di tirocinio, non hanno informato né studenti né genitori. Una o due scuole hanno cancellato i programmi di stage con la Foxconn, ma il mio istituto li ha confermati, punendo anche alcuni studenti che si erano opposti".



2 réactions


  • pint74 pint74 (---.---.---.49) 12 settembre 2012 21:23

    Globalizzazione...
    Massimo profitto sfruttando operai esteri a paghe da fame,con contratti medioevali,regole solo scritte ma mai applicate,sicurezza e salubrità dei posti di lavoro pessima...
    Ovviamente il prodotto in uscita a costi bassissimi ma ci viene venduto come se fosse prodotto qui ma con un piccolo sconto...
    Cosa non si fà per il denaro a questo mondo...
    La colpa è anche nostra.Bisognerebbe non comprare più dalle aziende che non hanno un codice morale ma che sfruttano queste condizioni per arricchirsi...


  • (---.---.---.144) 13 settembre 2012 10:40

    E tra poco arriverà anche qui. Anzi, già c’è, ma non si rende ancora ppienamente apprezzabile. Intanto i soliti fessi si lasciano abbindolare dalle stupidaggini del trio ABC e dal monarca Giorgio I. Che invidiabile prova di intelligenza offerta dalle italiche genti!


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