domenica 24 febbraio 2013 - Traiettorie Sociologiche

Elezioni di fine serie

 

A proposito della possibilità di far verbalizzare il proprio non-voto.

Cosa c’è dietro quest’ultima “voce che corre”, questa apparizione di una nuova leggenda metropolitana agevolata dalla disponibilità della Rete a alimentare continue “catene di S. Antonio”? Cosa si vuole ottenere? La pubblicizzazione del proprio sdegno, del disprezzo e della sfiducia nei confronti della classe dirigente? Nella logica da emoticon del “mi piace”? Non succederà, naturalmente, perché comunque una dichiarazione di voto in Italia - e in tutte le democrazie - è, per definizione segreta. Ci si guadagnerà solo il rancore del personale del seggio – costretto a caricarsi di una seccatura lunga e rognosa.

Ma la vera questione non è qui: è nel fatto che si sia diffusa così facilmente. Questo a cosa fa pensare? Non fa pensare ad un meccanismo per cui diventa vero ciò che è desiderabile? Come quando qualcuno viene ammazzato: quei cortei silenziosi con il lumino acceso in mano, la dichiarazione funebre, muta, “consapevole”, “responsabile” della propria “severa” condanna… E chi se la fila? I colpevoli? O questi si fanno delle grasse risate a spese dei marciatori silenziosi? A me sembra più che altro la dichiarazione spettrale della morte della volontà di ribellarsi, mascherata da “senso di responsabilità”, “dovere di testimonianza” e tutto il solito florilegio di belle frasi – dignitose, responsabili, realistiche… Una dichiarazione di sconfitta, di impotenza, piuttosto.

Se ci si pensa, una cosa del genere è della stessa serie del successo di Grillo: un trionfo (a quanto pare) messianico, ma da mensa aziendale. Un outsider, spuntato dal nulla, che viene dal teatro di cabaret, transita per la Tv, passa alla politica - e raccoglie intorno a sé chi non sa più in chi riconoscersi, e che quindi si rivolge ad uno che dà voce a sentimenti ed emozioni di chi non ha più "fedi", i figli del "pluralismo identitario" per dirla con Berger e Luckmann, o del "relativismo esistenziale", per dirla con i credenti.

In questo Grillo è il perfetto “negativo” di Berlusconi: tutti e due esprimono la nostalgia degli italiani per gli anni Sessanta. Ma laddove Berlusconi era l’espressione spettacolarizzata dei desideri di accaparramento, impunità, volgarità degli omologhi di certi personaggi di Vittorio Gassman o Alberto Sordi, Grillo lo è dei figli della rivolta morbida dei “california dreamers”, di una “pace amore e musica che poi è andata a sbattere contro le muraglie della quotidianità reale – del lavoro, dei figli, delle bollette da pagare.

A proposito di credenti: lo "spapamento" del papa, questo estremo segno di una secolarizzazione che arriva ad incrinare la tenace solidità monolitica del sacro istituzionale, è un’altra espressione di quel “vuoto di valori” che quelli come Grillo vanno a riempire. Le stesse ansie, gli stessi bisogni. Alla base, la radice del pensiero new age: "È vero ciò che ci piacerebbe lo fosse": erbe medicinali, bastoncini d'incenso, zodiaci e oroscopi - e magari una bella canna.

Laddove ciò che di buono ci ha portato la modernità, lo spirito critico, latita e agonizza.
Allora, vediamo un po’. Abbiamo a che fare con: pifferai magici, venditori di fumo, pare, in ritirata; imbonitori da fiera di vari colori (viola, arancione), presi da altri popoli e da altre situazioni, incapaci come siamo diventati di inventarci simboli nostri; infine, pallidi eredi di tradizioni eroiche e dolorose – che costoro sostanzialmente hanno almeno annacquato, se non tradito.

Ma... ma per il diritto di voto la gente è andata in galera, è morta, è rimasta invalida. E a loro - diciamocelo - che gliene fotte a costoro del nostro "severo ammonimento" consistente nel rinunciare (senza che nessuno lo sappia) ad esercitare un diritto? A costoro dobbiamo rispetto, non foss’altro perché stiamo ancora qui a poter esprimere opinioni e punti di vista – anche quelle più balzane…

Ancora una volta, siamo in purgatorio. In un purgatorio morbido, suadente, gommoso. Forse liquido, ma di una liquidità densa, sciropposa, dolciastra – nauseabonda. Un’altra articolazione di quell’atmosfera che altrove abbiamo chiamato “neoterico”. Benvenuti nel purgatorio del neoterico!

di Adolfo Fattori




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