mercoledì 7 giugno 2017 - YouTrend

Elezioni UK, le incertezze dei sondaggi: landslide o hung parliament?

A pochi giorni dal voto anticipato nel Regno Unito, i sondaggi divergono: sarà una vittoria schiacciante dei Conservatori oppure un “hung parliament”?

di Marco Toselli

Siamo vicinissimi all’8 giugno, data delle elezioni generali (anticipate) nel Regno Unito, quasi un anno esatto dopo il voto a favore della Brexit.

L’esito della consultazione fino a qualche giorno fa sembrava scontato: un plebiscito in favore dei conservatori di Theresa May. Nelle ultime settimane però il vantaggio dei Tory si è ridotto: abbastanza da dare speranze ai laburisti di Jeremy Corbyn? Vediamo insieme la situazione attuale…

Britain Elects riassume il trend elettorale a 6 giorni dal voto (non è considerata la Scozia e manca quindi lo SNP): da una parte abbiamo il Labour ai suoi massimi dal 2014; dall’altra i conservatori negli ultimi giorni sono in calo, per la prima volta dopo molto tempo, e attualmente sono intorno al 44,3%. È un vantaggio comunque considerevole, e che va letto in ogni caso alla luce del sistema elettorale maggioritario in vigore oltremanica per le 650 constituencies. Nel complesso i due partiti principali sembrano godere di una salute migliore rispetto agli ultimi anni, con un ritorno a un bipolarismo sconosciuto nella recente politica britannica.

Un vantaggio Tory considerevole che però, a sorpresa, potrebbe non essere sufficiente. Non lo è almeno per YouGov, che prevede allo stato attuale un hung parliament in seguito al voto, con in conservatori a 313 seggi e non in grado di ottenere una maggioranza autonoma. Quella di YouGov è una proiezione in controtendenza rispetto agli altri istituti come Britain Elects o Election Forecast.

Perché questa differenza? Cambia il metodo di proiezione, dato che YouGov adotta un algoritmo differente che tiene conto di più variabili, chiamato Multilevel Regression and Post-stratification: nell’algoritmo sono considerati variabili come la data del sondaggio, la constituency, i dati demografici e le passate abitudini di voto dei rispondenti, insieme ad altre variabili. Di fatto, i comportamenti e le analisi degli istituti di sondaggi elettorali sono cambiati nel corso degli ultimi anni, con un’evoluzione dei metodi e delle previsioni. Ipsos MORI, per esempio, “pesa” maggiormente i propri numeri, mentre YouGov ammette esplicitamente di tenere conto della probabilità di andare a votare in base ai dati demografici o alle passate consultazioni.

Questo rende i dati più fluidi ma forse più leggibili. Si è citato il caso americano, dove la stragrande maggioranza dei giovani si è dichiarata prima di novembre a favore di Clinton contro Trump: tuttavia il numero di giovani elettori è stato sovrastimato rispetto alla realtà. Come sono i dati demografici in UK? Ci pensa l’Economist a fare ordine.

Forse non sarà sorprendente notare come tra i più giovani i laburisti siano nettamente avanti con quasi il 60% delle preferenze.

Tra le fasce più anziane però il rapporto si inverte. La domanda aperta quindi sembra essere: qual è la probabilità che i più giovani si rechino alle urne con la stessa percentuale di affluenza rispetto ai meno giovani?

Pare quindi che per i laburisti di Corbyn, la partita possa riaprirsi solo se conquisteranno chi alle precedenti elezioni ha votato gli smaller parties o non si è recato alle urne. Allo stato attuale, questo è l’unico scenario che permette una rimonta tracciata dai trend ma ancora lontana nei numeri. E il rischio di fare troppo affidamento sul voto degli ex “non votanti” è che poi questi restino a casa anche l’8 giugno.

Le probabilità? Electoral Calculus assegna il 68% delle chance ai Tory di una maggioranza autonoma. Sono numeri simili alle probabilità di vittoria stimate per Hillary Clinton nel 2016, con la differenza che lo scenario Clinton-Trump era binario, mentre nel parlamento britannico le possibilità di una maggioranza composta da conservatori più altri partiti portano le speranze della May oltre l’80%.




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