giovedì 10 agosto 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Droga e pena di morte, il parlamento iraniano esamina un progetto di legge

Nei primi sette mesi dell’anno, l’Iran ha messo a morte 319 prigionieri, 183 dei quali per reati di droga. L’anno scorso le esecuzioni per reati di droga erano state 328 su un totale di 567.

Dal 1988, secondo fonti giudiziarie iraniane, le condanne a morte eseguite per reati di droga sono state circa 10.000. Per Iran Human Rights, sono state 2990 tra il 2010 e il 2016.

Un bagno di sangue, dunque, che ha colpito e continua a colpire per lo più consumatori e piccoli spacciatori provenienti dai settori più poveri della società o dall’Afghanistan.

Alcuni paesi europei si stanno chiedendo quanto sia lecito, a fronte di una politica estera dichiaratamente abolizionista, finanziare – attraverso i programmi antidroga delle Nazioni Unite – una strategia di contrasto alla droga che si basa prevalentemente sull’uso della pena capitale.

Una strategia che oltretutto non pare funzionare. Lo ammettono sempre più spesso le stesse autorità iraniane: i reati di droga sono collegati ad altri problemi come la disoccupazione e la povertà, che le esecuzioni non risolvono.

Nei bracci della morte del paese si trovano circa 5.000 condannati a morte per reati di drogail 90 per cento dei quali dai 20 ai 30 anni di età e privo di precedenti penali.

Per questo, da due anni il parlamento iraniano discute una proposta di legge che, lungi dall’abolire la pena di morte per i reati di droga, potrebbe ridurne sensibilmente l’applicazione.

Sul contenuto, è scontro aperto tra la Commissione giustizia del parlamento e gli apparati di sicurezza responsabili dei programmi di contrasto alla droga.

Dopo una serie di emendamenti, il testo attualmente all’esame del parlamento prevede la pena di morte per spaccio di oltre due chili di eroina, morfina, cocaina e loro derivati (per la legge in vigore, bastano 30 grammi) e più di 50 chili di bhang (una bevanda a base di cannabis), oppio e cannabis (10 volte di più rispetto alla legge in vigore).

Non si sa se prima di essere approvato dal parlamento (il voto è previsto tra qualche settimana), il testo subirà altre variazioni. Poi, una volta votato, dovrà passare il vaglio del Consiglio dei guardiani.

Anche se riduzionista e non abolizionista, potrebbe salvare molte vite umane. Sempre se entrerà in vigore




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