martedì 4 ottobre 2016 - Marco Barone

Dossier Mitrokhin: Centinaia i comunisti schedati negli anni ’60 a Trieste

Nella nota inchiesta che ha riguardato il Dossier Mitrokhin vi sono alcuni capitoli dedicati alla questione triestina. Il periodo di riferimento è il 1960/1962, una corposa inchiesta del Ministero dell'Interno ed aveva come fine quello di comprendere il grado di penetrazione delle ideologie marxiste negli ambienti culturali italiani. Sono stati analizzati e schedati centinaia di comunisti triestini, o persone vicine all'idea comunista.

Si è indagato sul Provveditorato agli studi, su istituti universitari, presidi, direttori, corpo insegnanti, studenti, sovraintendenti alle gallerie, accademie e conservatori, circoli di cultura,commissioni permanenti premi letterari e non solo, su artisti premiati nell'ultimo quinquennio, sulla stampa di partito o fiancheggiatore, su collaboratori saltuari, riviste varie, convegni, editori, tipografie, librerie, centri di fisica nucleare, immobili e bene mobili. Insomma si è analizzata tutta la società triestina. In quel periodo, si legge nel fascicolo che il PCI contava 6500 iscritti, 22,23% era la massa elettorale e veniva identificato in movimento prevalentemente operaistico. Anche le scuole di insegnamento della lingua slovena sono state "attenzionate". 

Su 275 insegnanti una novantina venivano individuati come orientati verso il comunismo. Ci si domanda se lo stesso zelo sia stato utilizzato nei confronti delle organizzazioni neofasciste. Una documentazione significativa che ben dimostra come il pericolo in Italia non era tanto il ritorno del fascismo, ma l'affermazione del Comunismo, e per contrastarlo fin dal '45, quando ancora la guerra di liberazione era in corso, proprio da Trieste si testeranno prime forme di collaborazione con nazisti e fascisti per ostacolare la discesa dei “titini” come venivano chiamati i partigiani jugoslavi e del comunismo.
Marco Barone @ilKontrastivo




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