Democrazia dinamica
Al cittadino italiano (in genere a quelli che vivono in paesi a democrazia delegata) viene riconosciuto il principio di “responsabilità personale” solo in caso di dolo o di tassazione, mentre gli viene negato ogni strumento (o quasi) che gli consenta, responsabilmente, di intervenire nelle pubbliche decisioni. Al cittadino italiano viene, dunque, negato ogni strumento atto a correggere collettivamente qualsiasi legge o governo non graditi ed ad esprimere direttamente la propria volontà nel corso dei mandati espressi; tali strumenti andrebbero assegnati non tanto per evitare errori (che sono insiti nel corso di un mandato) ma, eventualmente, per correggerli e dunque anche ad evitare eventuali ingiustizie, volontarie o no che siano.
Lascio a voi giudicare se in Italia i diritti democratici siano effettivi, parziali o solo sulla carta; io mi limito ad affermare che quanto deliberato dagli eletti non può essere considerato come qualcosa di perentoriamente consolidato ed inalterabile, che ci è stato calato dall’alto; anzi affermo che i cittadini dovrebbero avere il diritto di poter partecipare alla stesura delle leggi che si vogliono dare, di modificarle e/o migliorarle a secondo delle loro necessità del momento.
No, dunque, ad una “democrazia statica” ma strada aperta verso una “democrazia dinamica”.