mercoledì 8 luglio 2015 - Francesco

Dalla “propaganda del fatto” di Errico Malatesta e Carlo Cafiero, alle azioni di chi lotta e resiste tra le storie di ieri e quelle di oggi

di Simona Spadaro

Lunedi 6 luglio, all’interno della rassegna del Lunedi critico, organizzata dal collettivo libertario Rivoltiamo La Terra, si terrà (si è tenuto, ndr) presso il pub San Sebastiano, alle ore 20.00, la presentazione di un libro storico su una vicenda che coinvolse il nostro illustre concittadino Carlo Cafiero, ed altri importanti personaggi dell’anarchismo italiano, seppelliti nel dimenticatoio della storia ufficiale e della cultura dominante.

ll libro La banda del matese 1876 -1878”, sarà presentato dall’autore e storico Bruno Tomasiello e dal giornalista Pino Curci. La proposta bibliografica della serata, risponde alla necessità di proporre, storie opportunamente obliate e non raccontate, che riguardano il nostro passato, le nostre radici, i personaggi che hanno vissuto questa terra, e più in generale il meridione, cercando di battersi fino alla fine con le proprie forze e con tutto il coraggio e l’umanità possibile, nella realizzazione difficilissima di quell’ideale di giustizia sociale e riscatto alla subordinazione; quello che insomma pulsava nei loro animi, come un sogno da realizzare, una battaglia da compiere, da vincitori o vinti.

La “propaganda del fatto”, cioè l’azione di immedesimarsi nella realtà sociale dell’epoca (caratterizzata dalla disuguaglianza sociale ed economica e dall’ingiustizia con la quale i governanti subordinavano le classi sociali più basse ed i contadini) insieme all’azione ed al desiderio di sovvertire tale sistema sociale dominante, fu alla base dell’insurrezione portata avanti dagli anarchici della banda, nella zona del matese, nella seconda metà dell’ottocento, in quel preciso momento storico caratterizzato dalla ribellione dei briganti e l’insofferenza verso la monarchia.

Credevamo che bastasse lanciare un esempio, lanciare con le armi alla mano, il grido di ”abbasso i signori!” perché le masse lavoratrici si scagliassero contro la borghesia e pigliassero possesso della terra, delle fabbriche e di quanto esse avevano prodotto colle loro fatiche, ed era stato loro sottratto”, scrive Enrico Malatesta in proposito, nella prefazione di ”Bakunin e l’internazionale in Italia”; documento racchiuso nel libro di Tomasiello.

Cafiero e Malatesta, come racconta l’autore, entrarono di nascosto, in quelle terre per organizzare la rivoluzione, fingendosi turisti inglesi; è così che la storia, cede il passo alla creatività e all’audacia di chi ha il coraggio e la pazzia per provare a cambiarla. Purtroppo il lieto fine, fece presto a mancare: ci furono delle spie tra le masse popolari, furono sorpresi a San Lupo dalle forze dell’ordine, ed in quegli scontri morì un carabiniere. Riuscirono a scappare, e rifugiandosi tra i monti circostanti, fu difficile resistere, ma giunsero nel comune di Letino, riuscirono ad occuparne il municipio, issando la bandiera anarchica e proclamando idee di giustizia sociale, pace e libertà nell’uguaglianza, di divisione delle ricchezze e della terra, senza padroni.

L’ondata repressiva non tardò ad arrivare. L’esempio, che gli anarchici volevano dare ai contadini del posto su come bisognava agire e alzare la testa, unirsi e lottare per un mondo migliore, non poteva essere dato da pochi uomini, ne erano necessari molti di più per ribellarsi, ma c’erano troppi uomini in divisa ad ostacolargli, e furono arrestati dopo aver bruciato le carte catastali e proclamato la fine della monarchia e dei soprusi. Seguì un lungo periodo di prigionia, che Carlo Cafiero dedicò alla scrittura del “Compendio del Capitale” e poi ci furono i processi. L’immediata fucilazione fu scampata, grazie all’intervento di Silvia, la figlia di Carlo Pisacane, che intercedette per loro presso suo padre adottivo Giovanni Nicotera, allora Ministro dell’Interno, sulla possibilità di avere un processo ordinario, rifuggendo dall’immediata condanna. Oltre alle altre vicissitudini storiche determinanti in questo passaggio, si distinse tra gli avvocati che seguirono le cause degli internazionalisti processati, l’opera di Francesco Saverio Merlino, un uomo che in fondo condivideva egli stesso l’ideale anarchico di pace e giustizia sociale.

La repressione, verso le lotte sociali è all’ordine del giorno, ed è andata sempre più radicandosi oggi.

L’importanza di avere un supporto legale adeguato si potrebbe definire un emergenza sociale che ci coinvolge tutti. Alla presentazione del libro seguirà un aperitivo vegano organizzato dal Collettivo Libertario Rivoltiamo la Terra, i cui incassi andranno a supporto della difesa legale e cassa di resistenza, portata avanti dal Progetto territoriale “Non solo Marange” collegato all’organizzazione nazionale no profit “Osservatorio sulla Repressione”.

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