domenica 11 dicembre 2016 - Marco Barone

Dai mille giorni di Renzi, ai mille km al giorno di Gentiloni. Ma se per votare si deve aspettare il congresso del PD

In Italia vi è ultimamente la fissazione con i mille. Sì, vi è stata la spedizione dei mille, vi è la mille miglia, vi è anche la nota canzone di Baglioni, mille giorni di te e di me, ma questo concetto dei mille ha unito, nell'ottica di un risorgimento che non c'è, anche se l'orizzonte del partito della nazione non è tramontato per nulla, anzi, Renzi e Gentiloni. 

Dopo la batosta al referendum del 4 dicembre, sbandamenti e tanto altro, non si è ritirato dalla politica, come aveva promesso, ma conferito le dimissioni, nulla di straordinario, anche perché se fosse rimasto al Governo, in Italia si rischiava veramente una tensione sociale enorme, perché tutta l'antipatia, se non l'odio, che Renzi è riuscito a capitalizzare intorno alla propria persona non ci è riuscito neanche Berlusconi in vent'anni di politica attiva. E dopo mille giorni di governo, lascia, ma ritornerà. La partita è ancora lunga.

La palla passa a Gentiloni, per un governo amorfo, che non metterà mano ai disastri renziani, non potrà farlo, visto anche che la maggioranza parlamentare che lo sosterrà sarà la medesima che ha sostenuto i disastri renziani, dal lavoro, alla scuola, alle banche, ecc, sarà di ordinaria amministrazione, la cui durata è direttamente collegata al congresso del PD. Cioè in Italia si potrà decidere quando andare alle urne, solo dopo che sarà stato fatto il congresso del PD. Roba da non credere, ma la situazione è questa.

E comunque, ritornando al concetto dei mille, è interessante notare come Gentiloni abbia percorso mille chilometri al giorno prima di arrivare alla guida pro tempore del Paese. Già. Chissà se si dovranno aspettare altre mille cose prima di andare alle urne.
Marco Barone



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