mercoledì 19 aprile 2017 - Marco Barone

Crisi USA/Corea del Nord: il gruppo navale è pronto | Le parole del Comandante e le reazioni delle famiglie

Si è detto in queste ore che la portaerei Uss Carl Vinson insieme al gruppo di navi non era diretta verso la Corea del Nord, che ci sarebbero stati problemi di comunicazione e che in sostanza le pressioni di Trump contro la Corea erano solo un bluff.

Bluff o non bluff, risponde il comandante che scrive ai famigliari del gruppo navale che guida, e le sue parole, del 19 aprile 2017, sono chiare:

CSG-1 Families and Loved Ones, “I promised to keep you apprised of changes as soon as we knew and when we are authorized to communicate them. Our deployment has been extended 30 days to provide a persistent presence in the Waters off the Korean Peninsula. While all of us look forward to being connected with our friends and families, our nation requires us to be its flexible force, the away team, and as we have done time and time again through history, we won’t let her down now. Our mission is to reassure allies and our partners of our steadfast commitment to the Indo-Asia-Pacific region. We will continue to be the centerpiece of visible maritime deterrence, providing our national command authority with flexible deterrent options, all domain access, and a visible forward presence. I cannot emphasize enough that while our Strike Group’s focus is on our mission, the safety and security of my command, your Sailors, continues to be at the forefront of my thoughts and actions. The training leading up to deployment and on deployment has prepared us to be ready to respond to the call - we are ready. The Family Readiness Groups and Ombudsman Groups of CSG-1, CVN-70, CVW-2, CDS-1 (DDG-108 and DDG-112),CG-57, and all subordinate commands are an ever-present resource. I encourage you to reach out to them as you have questions. Thank you for you continued sacrifice, your consummate understanding and your unwavering support.” Rear Admiral Jim Kilby Commander, Carrier Strike Group One

 

Dunque, è questione di tempo. E dal tenore della sua comunicazione emerge un certo tono di preoccupazione. Dicono che sono pronti, ma gli oltre 800 commenti giunti sul profilo facebook ufficiale lasciano ben trapelare tutto il timore dei famigliari. Da chi spera di rivedere presto il proprio marito, da chi comunica che il figlio non avrà il genitore presente nel giorno del diploma, a chi invia preghiere perché possano ritornare sani e salvi, a chi spera che nessuna azione debba avere luogo.

La situazione è delicata, per anni hanno permesso alla Corea del nord di armarsi sino all'inverosimile. Così come è vero che se si armano solo gli americani va tutto bene, se lo fanno altri va tutto male. Comunque sia, la guerra è una brutta bestia, con cui il mondo ha sempre fatto i conti, ha sempre pagato il prezzo, ma che continua a inseguire.

Dietro ogni parvenza di grido di libertà e sicurezza, vi sono solo interessi economici. Che poi la guerra distrugga famiglie e società e città, questo ai potenti della terra non frega semplicemente un bel nulla. Se solo i militari lo capissero, capissero che il destino del mondo è anche nelle loro mani, perché loro sono il mezzo, lo strumento impiegato, manipolati, per una causa non di giustizia, ma di profitto, se solo dicessero no, visto che questa volta veramente si rischia, più di altre, una catastrofe globale di cui nessuno ne ha realmente coscienza, inimmaginabile, con buona parte dei media occidentali che tifano per la guerra, come se fosse un gioco, una cosa da playstation, un fottuto videogame.

Marco Barone 




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