sabato 19 marzo 2016 - Pompeo Maritati

Cosa non si dice delle banche: a chi e perché sono stati accordati e poi erogati fidi mai rientrati?

E’ il momento delle banche. Alcuni esempi di lesa virtù bancaria ha incrinato il rapporto di fiducia incondizionata di cui godeva. Il nostro sistema bancario, ritenuto tra i più solidi dell’Europa, sta rivelando, oltre che delle crepe, dei comportamenti posti in essere, oggi all’attenzione della magistratura penale. Che la crisi economica finanziaria sia scaturita, o meglio causata, dal sistema finanziario a partire da quello americano è noto a tutti. Non era altrettanto noto che il sistema bancario italiano avesse in pancia oltre 201 miliardi di sofferenze che, secondo alcuni calcoli, meno ottimistici, dovrebbero invece superare i trecento miliardi.

Tutti i governi d’Europa nel corso degli anni precedenti hanno posto in essere politiche di sostegno alle banche traballanti, spacciandole come iniziative effettuate con soldi propri, se per propri intendiamo quelli dell’Europa Unita. Noi invece, sempre fiduciosi e creduloni, ritenendo il nostro sistema sano, sicuro e solido, non ce ne siamo per nulla importati. Ecco che con l’applicazione delle norme del Bail-in, ovvero quelle norme che prevedono che in caso di fallimento di una banca, a compartecipare alle sue perdite siano anche i rispettivi clienti, ha generato uno scossone non di poco conto. Tutto ciò unito alla fregatura di migliaia di clienti da parte di alcune banche, ha evidenziato in tutta la sua amara crudeltà che, aldilà delle allegre quanto scellerate gestioni di alcuni istituti di credito, il sistema in generale risulta appesantito da sofferenze, crediti inesigibili, per la concessioni di fidi ad aziende e privati, per oltre 201 miliardi.

E’ ovvio, anche se di ciò non se ne parla, come se fosse un problema che non ci riguarda, che tali sofferenze bancarie altro non sono che un ulteriore appesantimento del debito pubblico. Qualcuno dirà che questa è una idiozia. Solo che questo qualcuno ci dovrà spiegare, chiaramente e non con i soliti sotterfugi chi, come e quando queste sofferenze, che non è improbabile che possano addirittura toccare i 300 miliardi, saranno ripianate. C’è poco da scherzare. Il sistema finanziario italiano non è in condizioni di ricapitalizzare le banche più esposte, ovvero reperire nuovi denari per appianare queste perdite. Pertanto parrà paradossale ma ahimè è reale il fatto che alla fine a pagare saranno gli italiani. Si tratterà della più gigantesca manovra finanziaria mai posta in essere. Probabilmente sarà diluita nel tempo, sperando nella benevolenza della BCE che nel contempo sta inondando l’Europa di centinaia di miliardi di carta straccia, generatrice di ulteriore instabilità ed incertezza. Un sistema questo spacciato per la panacea di un rilancio dell’economia produttiva, quando invece a me pare solo un intelligente espediente per rimandare a domani i problemi di oggi. L’unica speranza nutrita sinceramente dal nostro Draghi è che in effetti qualcosa si possa muovere, generando un incremento del PIL europeo che a suo volta possa produrre un incremento delle entrate erariali da destinare alla riduzione dei debiti pubblici sovrani. Manovra, forse più speranza che è mio parere, con sommo malincuore, non esperirà gli effetti attesi.

Comunque vadano le cose il problema principe dell’economia finanziaria e monetaria dei giorni nostri è riposto, per la stragrande maggioranza, nella sfiducia che si è creata nella gente verso il sistema, attenzione non solo bancario ma anche in quello politico, sociale ed etico. La gente al contrario di ieri non spera più, ha solo paura che il domani sia peggiore dell’oggi, motivo per cui è portato a risparmiare, a frenare il suo impetuoso desiderio di acquistare e di consumare. Tutto ciò non fa altro che far avvitare l’economia su se stessa, generando aumento del debito pubblico per assenza di consumi. Se non si interviene ad iniettare una forte dose di ottimismo, la situazione è destinata solo a peggiorare. Ad aumentare i timori di un futuro incerto sono anche tutti quei palcoscenici bellici sparsi nel mondo, non ultima la paura del proliferare degli attentati.

In mezzo a tutto questo marasma i governi, in generale, non solo quello del nostro Renzi, nulla stanno facendo. Le decisioni adottate in materia monetaria e soprattutto in politica estera sui fronti dell’emigrazione biblica di intere popolazioni, devastate da guerre volute proprio dall’occidente, quale autorevole esportatore di pace attraverso le bombe, stanno destabilizzando non solo il mondo medio orientale ed africano, stanno importando instabilità, divergenze e fratture nell’ambito degli stati membri dell’Unione Europea.

La sfiducia regna sovrana. Gli stessi mercati finanziari pare abbiano perso la bussola, percorrendo strategie separate e a volte in conflitto tra loro, basta vedere l’isterico andamento altalenante delle borse.

In tutto questo disordine sistemico, nulla si fa per metter mano alle regole, ovvero rivedere tutto ciò che in assenza di norme condivise e soprattutto adeguate, possano arginare i fenomeni di sciacallaggio finanziario.

Gli enti deputati ad effettuare i controlli sono nominati e regolati dagli stessi controllati. Fatti ed eventi di vera criminalità finanziaria non vengono perseguiti proprio perché il sistema è carente di regole, per cui pur in presenza di fatti di enorme gravità, gli artefici sono in libertà, passibili solo di qualche multa di qualche decina di migliaia di euro.

Le sofferenze bancarie, aldilà della crisi che si è abbattuta sul nostro paese, sono costituite da una grossa mole di crediti non più rientrati, in parte fidi concessi per clientelismo e non aggiungo altro. Allora perché non si redige un elenco di queste insolvenze, indicando nomi e cognomi degli insolventi, verificando poi se costoro all’atto dell’erogazione del fido possedevano le condizioni patrimoniali, gestionali e produttive per accedere a queste facilitazioni? Funzionari e dirigenti che hanno permesso questo stillicidio finanziario dovrebbero essere, oltre che licenziati, posti sotto processo ed espropriati di tutti i loro beni. Oggi assistiamo che in qualche caso, pur in presenza di gestioni non proprio esemplari, vengano comunque erogate prebende a volte anche milionarie.

Tutto ciò depone a sfavore di una ipotetica crescita economica, proprio perché la gente non ha più fiducia nel sistema. Un sistema che premia coloro che i disastri ed i dissesti li procurano a spese delle fasce più deboli della popolazione.

E’ oramai improcrastinabile porre in essere una forte terapia per rafforzare gli anticorpi della legalità. Aspetto questo che sia capace di arginare e combattere il degrado del sistema bancario e finanziario che sta generando ansia, preoccupazione e soprattutto paura.

La nostra classe dirigente dovrebbe aver capito le logiche del degrado in atto e se continua a tergiversare nel prendere le idonee contromisure, non ci sarebbe più nulla di male nel ritenerla complice di una vera malversazione sociale.

  




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