lunedì 26 dicembre 2016 - Riccardo Noury - Amnesty International

Caso Regeni | Per una verità che non sia di comodo #NataleperGiulio

A Natale, si dice, siamo tutti più buoni.

Così, vogliamo credere che l’Italia non rimanderà l’ambasciatore in Egitto fino a quando non si saprà chi ha arrestato, fatto sparire, torturato e ucciso Giulio Regeni, chi ha ordinato queste azioni criminali e chi finora le ha coperte.

 

Vogliamo credere che non ci si accontenterà – come più volte detto in questi 11 mesi – di alcuna verità parziale e dunque di comodo, che pure si profila all’orizzonte come un esito possibile che potrebbe porre fine a un periodo di relazioni complicate tra Italia ed Egitto.

Vogliamo credere che non si darà retta a quell’ipotesi avanzata dalla procura del Cairo secondo la quale quello che ormai è il “deus ex machina” di questa storia, l’ex capo del sindacato degli ambulanti Mohamed Abdallah, dopo aver ricattato e denunciato Giulio, avrebbe istigato dei funzionari di polizia a compiere il patriottico dovere di torturare ed eliminare il nostro ricercatore.

Vogliamo credere che non si accetterà la teoria delle “mele marce”, per cui una manciata di poliziotti egiziani avrebbero agito da soli, attraverso una sorta di miracoloso coordinamento spontaneo, dal 25 gennaio al 3 febbraio, gestendo solitariamente per nove giorni un detenuto, trasferendolo da un centro all’altro di prigionia, seviziandolo e poi disfacendosene ai margini di un’autostrada.

Vogliamo credere che verrà respinta l’incredibile idea per cui, in un paese dove la tortura è sistema e – come denunciano le organizzazioni locali per i diritti umani – i casi sono ben oltre 1000 l’anno, l’unico a essere stato torturato in assenza di una catena di comando sia stato Giulio.

Vogliamo credere che non ci si accontenterà di una verità di comodo perché per stanchezza, incapacità o eccesso di diplomazia non si sarà potuto o non si sarà voluto ottenere di più.

Intanto è un #NataleperGiulio. I social media si stanno riempiendo di immagini di decorazioni natalizie con quello che ormai è il colore che identifica la campagna “Verità per Giulio Regeni”: il giallo.

Tra un mese esatto, il 25 gennaio, primo anniversario della scomparsa di Giulio, Roma ospiterà una manifestazione nazionale per ricordarlo e per chiedere, se non sarà ancora arrivata, la verità.

Quella vera, e dunque scomoda, non quella di comodo.




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