domenica 6 novembre 2016 - Doriana Goracci

Caso Regeni | L’Egitto promuove e difende i diritti umani nel mondo: come per Giulio?

L'Egitto è entrato nel Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu da promuovere e difendere nel mondo: i 47 membri dell'organismo sono eletti a scrutinio segreto. Non è un segreto che il nostro rappresentante presso le Nazioni Unite, Sebastiano Cardi, non ha votato per Il Cairo. La notizia l'ho appresa da Radio 3 Mondo, in una domenica piovosissima di novembre, dove le notizie dall'estero sembrano fermarsi alle elezioni americane e alla roccaforte dell'Isis a Mosul, con l'aggiunta della liberazione dei 2 nostri connazionali in Libia, che a quanto pare erano solo stati sequestrati da delinquenti comuni.

L'Italia dunque non lo ha votato e ha ritirato l'ambasciatore in Egitto (all'epoca Maurizio Massari) e non ha ancora presentato le credenziali del nuovo rappresentante. Non lo hanno votato altri 19 Paesi: alla fine, il pregevole posto è stato guadagnato con 173 voti su 193 votanti.

Vale ancora sapere che attualmente gli stati contro i quali è stata aperta una "procedura speciale" sono 13 tra cui Birmania, Burundi, Cambogia, Congo, Corea del Nord, Haiti, Israele, Somalia, Sudan ed Uzbekistan.

Stiamo sereni? Io non ricordo nessuna protesta dei "nostri bravi ragazzi", a centinaia nelle piazze italiane all' epoca del caso di un loro coetaneo quale era Giulio Regeni, a malapena ce ne erano una decina sparsi su tutto il territorio. Il 27 febbraio riportai su FB l'appello della sorella Irene di Giulio Regeni: "Appendete striscioni, condividete le foto, per mio fratello, per Giulio Regeni, per il mondo intero": era la richiesta di "Verità per Giulio Regeni", con un sit-in davanti all'ambasciata d'Egitto Manifestazione a Roma a trenta giorni dalla scomparsa al Cairo del ricercatore italiano.

Quindi? Una sola parola e un punto interrogativo corredavano una delle tante vignette di Mauro Biani dedicate al caso di Giulio Regeni. Le madri egiziane, le famiglie di decine di ragazzi egiziani desaparecidos, ancora e sempre li piangeranno, come quella di Giulio e si batteranno per chiedere Verità e Giustizia.

Allego al presente post quanto scrissi su Facebook, con una foto, il 29 marzo del 2016. Già... le sparizioni forzate in Egitto. Il Corriere della Sera decise di pubblicare i nomi degli egiziani vittime di sparizioni forzate dall’agosto 2015 ad aprile 2016, in base ai dati finora diffusi da due Ong: la Commissione Egiziana per i Diritti e le Libertà, diretta dall’ex ricercatore di Amnesty Mohamed Lotfy, e il Centro El Nadim della psichiatra Aida Seif Al Dawla. Il totale è di 533 casi.

Molti sono accusati di appartenere alla Fratellanza Musulmana o di essere dissidenti laici, ma non solo. Dopo settimane o mesi, alcune vittime riappaiono con segni di tortura e maltrattamenti. Ma di 396 scomparsi non si sa ancora nulla. Noi ancora non sappiamo chi ha sequestrato torturato e ucciso Giulio Regeni.

Doriana Goracci

Sono la mamma di Giulio, non è facile essere qui, ma è un dolore necessario Quello che è successo a Giulio non è stato un caso isolato, come è stato detto dal governo egiziano. E’ morbillo? Varicella? O forse le idee di mio figlio non piacevano? Giulio è morto sotto tortura, ma non era andato in guerra, era andato a fare ricerca. Non era un giornalista né una spia, ma un ragazzo del futuro che studiava. Continuerò a dire ‘verità per Giulio.Al posto di quel viso solare e aperto c'è un viso piccolo piccolo piccolo, non vi dico cosa gli hanno fatto. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui All'obitorio, l'unica cosa che ho ritrovato di quel suo viso felice è il naso. Lo ho riconosciuto soltanto dalla punta del naso La parte amica dell'Egitto ci ha detto che l'hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee. E forse era dai tempi del nazifascismo che un italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture. Ma Giulio non era in guerra, non era in montagna come i partigiani, che hanno tutto il mio rispetto. Era lì per fare ricerca. Eppure lo hanno torturato" Paola Regeni, alla conferenza stampa indetta al Senato da Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani, con il padre del ragazzo, Claudio Regeni, e il legale di famiglia Alessandra Ballerini.
 



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