venerdì 23 dicembre 2016 - Phastidio

Bilancio di Roma, il ritorno del controllo preventivo

di Luigi Oliveri

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Virginia Raggi
 

Egregio Titolare,

l’iniziativa dell’organo di revisione finanziaria del comune di Roma, che ha espresso un articolato e motivato stop alla bozza di bilancio di previsione merita sicuramente un plauso. Non per il contenuto, che questi pixel non sono in grado di valutare, bensì per il metodo: per una volta, infatti, ci si ritrova di fronte ad una corretta e franca espressione della funzione di controllo, conclusa con la chiara espressione di un parere negativo.

L’organo di revisione ha agito col coraggio della chiarezza, requisito troppo spesso carente nell’azione amministrativa, tale da ingenerare equivoci. E’ il caso, ad esempio, dei pareri del Consiglio di stato in merito ai decreti legislativi attuativi della riforma Madia: nel contenuto, si è trattato di vere e proprie stroncature senza appello (in particolare per il decreto sulla dirigenza); nella forma, però, i pareri erano espressi come “favorevoli”, cosa che ha di certo facilitato il compito di chi ne volesse ignorare gli aspetti di merito. Chi è convinto che nella PA occorra ripristinare urgentemente i controlli preventivi sull’azione amministrativa non può non vedere con favore un operato deciso e privo di infingimenti, come quello realizzato dall’organo di revisione della capitale.

Ma i meriti non si fermano qui. Oltre allo stile, ancor più degno di nota è l’effetto del parere negativo: impedire di approvare un bilancio non in grado, a giudizio dell’organo di revisione, di realizzare realmente gli interventi sul piano delle entrate necessari per garantire effettivo equilibrio finanziario al comune di Roma.

I giornali in questi giorni e ore, tuttavia, sembrano attratti, come troppo spesso, dall’ansia di prestazione da scoop e stanno guardando non la luna, bensì il dito che la indica. La cronaca, infatti, si sta vanamente concentrando sul “caos al comune di Roma” derivante dalla mancata possibilità di approvare il bilancio. Certo, il parere contrario “fa notizia”. Ma gli allarmi per il “pericolo di esercizio provvisorio” appaiono oggettivamente fumo negli occhi. La legge di bilancio per il 2017, infatti, ha fissato l’approvazione dei bilanci di previsione dei comuni il termine del 28 febbraio e l’Anci, associazione nazionale dei comuni, chiede perfino che lo si sposti al 31 marzo. Ergo, non vi sarà nemmeno uno degli oltre 8.100 comuni italiani che non andrà in esercizio provvisorio. Questo è “il dito”. La “luna” è, invece, il cambiamento di metodo, l’operazione verità che finalmente scende sul comune di Roma ed impedisce di approvare un bilancio di previsione insufficiente alle necessità finanziarie del comune.

Si tratta, caro Titolare, di una svolta davvero epocale. Non è da dimenticare, infatti, che il comune di Roma negli ultimi 30 anni circa, ha accumulato il debito mostruoso di circa 17 miliardi, cagionando la necessità di intervenire nel 2008 con una gestione commissariale, intenta con sforzi enormi a ripagare il debito, frattanto sceso alla cifra ancora ragguardevole di 13 miliardi circa. Parlare di “equilibri di bilancio” a Roma, dunque, è (si scusi il gioco di parole) equilibrismo retorico: solo una finzione giuridica, la separazione della gestione commissariale da quella ordinaria, permette al comune di Roma di provare ad approvare bilanci in tendenziale pareggio.

Se è stato possibile che la capitale abbia accumulato il mostruoso debito ancora causa dei livelli di tassazione locale da record per i suoi abitanti, è stato evidentemente anche perché nel passato tanta solerzia e chiarezza da parte sia dei consigli comunali, sia degli organi di controllo, sui bilanci non c’è stata. Meglio, molto meglio, allora, esimio Titolare, un corretto esercizio di controllo che blocchi l’approvazione di un bilancio inadeguato anche scontando la possibilità di un esercizio provvisorio, piuttosto che l’approvazione di un ennesimo bilancio sostanzialmente inadeguato, se non addirittura falso, come evidentemente troppo spesso accaduto a Roma in passato.




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