martedì 13 dicembre 2016 - Aldo Giannuli

Beccatevi Gentiloni! (Ma quanto dura?)

Risultato al 45° del primo tempo: Mattarella 1-Renzi 1. Spieghiamoci: Mattarella ha puntato le sue carte sul prosieguo della legislatura, forte dell’appoggio di mezzo Pd, della voglia di vitalizio di tanti parlamentari, della sua posizione di Presidente e dell’appoggio della Ue, Renzi voleva (e vuole) elezioni subito, forte della sua posizione di segretario del partito di maggioranza relativa, delle pressioni di Lega e M5s, oltre che di metà del suo partito. Dunque? 

Mattarella è interessato in primo luogo a far “raffreddare il brodo” del referendum, sperando che già in autunno i rischi di vittoria del M5s calino, magari si mettano le premesse per piazzare il suo fido Franceschini a Palazzo Chigi o alla segreteria del Pd, e si salvi il vertice internazionale previsto per maggio. Mattarella ragiona da politico d’antan che non si rende conto della gravità della situazione.

Al contrario, Renzi, che ha una visione più dinamica della situazione, si rende conto che la situazione di qui all’autunno o al prossimo anno cambierà, ma in peggio (precipitare della crisi bancaria, irritazione dell’elettorato per il mancato scioglimento del Parlamento, consapevolezza che non ci sono margini per regalie elettorali già spese tutte e, semmai, scontro con la Ue che reclama manovre correttive). Renzi si rende conto che quello di Mattarella sia un accanimento terapeutico su un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Per di più, ha un motivo personale: la sommatoria Franceschini-Bersani è già minacciosa, ma se dovessero aggiungersi anche Martina, Cuperlo ed un po’ di gruppi minori, la partita congressuale sarebbe irrimediabilmente persa e non toccherebbe a lui fare le liste. Brutto affare. Non è privo di significato che inizino a circolare sondaggi che annunciano il successo di un “partito di Renzi”, cioè del risultato di una scissione da destra che raccolga poi Verdini, Alfano eccetera. Minaccia non da poco: Renzi è sicuramente l’uomo più rappresentativo del Pd che non avrebbe che da schierare figure debolissime (Franceschini, Speranza) o le minestre riscaldate (Bersani, Cuperlo). Inoltre, Renzi potrebbe giocare credibilmente la carta del ”partito del Si”, mentre al troncone restante del Pd resterebbe solo raschiare il fondo del barile dei Pd che hanno votato No.

Che Renzi riesca a sondare è tutto da dimostrare ma potrebbe avere un risultato significativo: non certo il 33% pronosticatogli da un sondaggio ruffiano, ma forse un risultato fra il 15 ed il 18%, troppo poco per vincere, ma abbastanza la liquidare il Pd che realisticamente si collocherebbe decisamente sotto quella soglia e resterebbe senza prospettiva alcuna. Renzi è giocatore d’azzardo ed è capacissimo di buttarsi in questa avventura, d’altra parte, lui è sempre stato più forte nell’elettorato che fra gli iscritti. Dunque, una minaccia da non prendere sotto gamba.

Per ora Mattarella è riuscito a segare una rete accantonando il discorso "elezioni subito" e nominando un Presidente del Consiglio. Renzi ha segnato a sua volta una rete imponendo il fedelissimo Gentiloni (ma esistono più “fedelissimi” di questi tempi? E per quanto ci si può far conto: un trimestre, un mese, una settimana?). L’idea è che Gentiloni si dimetta al momento buono (magari poco dopo la sentenza della Corte costituzionale, magari constando l’impossibilità di un accordo sulla legge elettorale) ma se ci prendesse gusto a Palazzo Chigi e decidesse di mettersi in proprio? Per ora non è nemmeno chiaro se avrà la fiducia. Lui parla di stessa maggioranza precedente, ma esiste ancora quella maggioranza? Forse potrebbe esserci il soccorso di Forza Italia attraverso l’astensione al Senato. Di sicuro non sarebbe un soccorso gratuito e l’ex Cavaliere porrebbe le sue condizioni. E poi, ci sarà un qualche accordicchio sulla legge elettorale? Non lo crediamo.

Ma, tanto, quello della legge elettorale è solo un alibi “presidenziale” per far passare questa manovra. Mi spiego meglio. Il Presidente dice che è assurdo votare senza “armonizzare “ le leggi elettorali di Camera e Senato, il che è una evidente balla perché, se per armonizzazione si intende due leggi che garantiscano –nei limiti del possibile- un risultato omogeneo nei due rami del Parlamento, la cosa non è possibile almeno per due motivi:


a-  perché è diverso il corpo elettorale nei due test, in quanto, al Senato non votano i 18-25enni che non sono pochi e che hanno mostrato una certa compattezza nel referendum;

b-  perché, per Costituzione, il sistema elettorale del Senato è su base regionale, dunque, non può esserci un premio nazionale il che, in una situazione tripolare dà molto probabilmente una situazione in cui nessuno è in maggioranza. Esattamente come oggi.

Dunque è del tutto realistico attendersi un risultato in cui nessuno abbia la maggioranza assoluta dei seggi al Senato (ed anche alla Camera, se dovesse passare un sistema proporzionale) e, pertanto, occorrerà pensare in termini di coalizioni (questo mettiamocelo tutti in testa: è finita l’epoca del bipolarismo). Il che, peraltro è perfettamente nello spirito della Costituzione che, proprio perché basata su un bicameralismo perfetto presupponeva coalizioni e, dunque, un sistema elettorale proporzionale.

Certo si può aspettare la Consulta ma: se l’Italicum viene confermato, questo fa venire i sudori freddi a Mattarella, Berlusconi, Napolitano e compagnia, perché lo spettro di una vittoria con maggioranza assoluta alla Camera (non al Senato) del M5s si farebbe assai concreto, se, invece si andasse ad una sorta di Consultellum Bis saremmo in una situazione in cui siamo già oggi.

Infatti, il Foglio ha avanzato una proposta molto sensata, alla quale, sinceramente, non avevo pensato, che è l’unica capace di farci votare già fra fine febbraio e marzo: approvare una legge elettorale per la Camera (al Senato c’è già) che ricalchi fedelmente il Consultellum approvato dalla Corte Costituzionale con la sua sentenza del 2014. Un sistema sostanzialmente proporzionale, con clausole di sbarramento ed una preferenza. Magari non è il massimo (io preferirei non ci fossero clausole di sbarramento) ma che ha molti vantaggi: è sicuramente costituzionale (essendo stata prodotta da una sentenza della Corte), evita meccanismi distorsivi (che ho sempre avversato) in una fase in cui è imprevedibile la “chimica” finale del risultato, abolisce l’obbrobrio dei parlamentari nominati, ma, soprattutto, è una legge elettorale già bella pronta ed impiegabile.

Se ci fosse l’accordo politico (ma di questo non siamo sicuri) potrebbe essere approvata il 10 giorni (unico problema se si debba procedere alla revisione dei collegi, che potrebbe richiedere un mese o due), dopo di che non ci sarebbero alibi di sorta, anche perché si tratterebbe della stessa normativa prevista per il Senato, salvo le inevitabili differenze derivanti dalla Costituzione. Si immagina che Lega, Fdi, M5s, Fi, Sinistra Italiana e forse qualche gruppo di centro come l’Udc, sarebbero d’accordo. Il pallino starebbe al Pd che, opponendosi, si attribuirebbe l’intera responsabilità di aver bloccato le elezioni e credo che Renzi non ci starebbe, anche perché, a questo punto gli tornerebbe più che comodo.

Dunque, invito il M5s a fare sua la proposta del Foglio, magari predisponendo immediatamente un progetto di legge in questo senso cercando il consenso di tutti gli altri. Se vogliamo votare subito, questa è l’unica strada.




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